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Cronaca

Arsenico, cianuri, metalli pesanti: nel terreno hanno sversato di tutto, si teme per la falda

Ecco cosa è stato trovato in quei terreni: veleni e sostanze cancerogene sparse in oltre 3mila ettari di campagna e terreni agricoli

L'allarme si sposta dai campi alle falde: non si può escludere, ad oggi, il rischio (concreto?) di una contaminazione delle falde. Lo ha riferito al Giornale di Brescia Fabio Cambielli, direttore della sezione bresciana di Arpa Lombardia: “La contaminazione della falda è un rischio che va verificato – ha detto – La prima matrice interessata dall'inquinamento è il terreno agricolo. E' chiaro però che se lo spandimento fosse ripetuto nel tempo, i veleni potrebbero arrivare in falda”.

La maxi-inchiesta: 15 indagati eccellenti

E in quei terreni è stato davvero sversato di tutto. Tanto è emerso dall'inchiesta coordinata dal pm Mauro Leo Tenaglia e in seguito da Teodoro Catananti, e che ha portato all'ordinanza emessa dal gip Elena Stefana eseguita dai Carabinieri Forestali: sono 15 gli iscritti “eccellenti” nel registro dagli indagati, da Giuseppe Giustacchini (amministratore della Wte, l'azienda considerata il “fulcro” dell'organizzazione di spandimento) fino a Luigi Mille, direttore dall'Agenzia interregionale per il fiume Po.

Oltre a questo si segnalano sequestri per circa 12 milioni di euro, ovvero l'equivalente di quanto sarebbe stato guadagnato illecitamente in poco più di un anno e mezzo, dal gennaio del 2018 all'agosto del 2019. Nello specifico, agli indagati e alle società loro vicine o controllate, sono stati sequestrati ben 79 immobili in diverse province d'Italia, 36 conti bancari, automobili e mezzi agricoli.

I fanghi contaminati (dunque non correttamente lavorati, anzi: spesso sarebbero stati impastati con sostanze ancora più nocive, e vietate) sarebbero stati sversati non solo nella Bassa Bresciana, dove però si sarebbe concentrato il più alto tasso di spandimento, ma anche in altre province lombarde, a Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como e Varese, e ancora a Verona, Novara, Vercelli e Piacenza. La “distribuzione” dei gessi era stata affidata a 6 aziende di lavorazioni rurali contoterzi, cinque bresciane e una dalla provincia di Cremona.

Cosa è stato trovato nel terreno

Nell'anno e mezzo oggetto di indagine, sarebbero stati sversate più di 150mila tonnellate di fanghi contaminati, l'equivalente di 5mila camion, spacciati per fertilizzanti e smaltiti su circa 3mila ettari di terreni agricoli. In quei terreni le analisi di Arpa, nel tempo, hanno permesso di verificare la presenza di inquinanti di ogni tipo, e in altissime concentrazioni (spesso fino a centinaia di volte oltre i limiti di legge).

Sono veri e propri “veleni”, come arsenico, cianuri, cloruri, fenoli, idrocarburi, metalli pesanti, nichel, rame, selenio, solfati, stagno, zinco e altro ancora. Buona parte di queste sono sostanze cancerogene. “Pensate al bimbo che mangerà il mais cresciuto con i fanghi”, è il contenuto shock di una delle tante intercettazioni (telefoniche e ambientali) finite sul tavolo della Procura.

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