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Cronaca Borno

Uccisa a martellate e fatta a pezzi: condannato (finalmente) all'ergastolo

La sentenza della Corte d'assise d'appello

La Corte d'assise d'appello di Milano ha condannato all'ergastolo (carcere a vita) il 44enne Davide Fontana, l'ex bancario unico accusato dell'omicidio, avvenuto l'11 gennaio 2022, dell'ex fidanzata Carol Maltesi, giovane mamma di 25 anni che sarebbe stata uccisa, fatta a pezzi, conservata in un freezer appositamente acquistato e poi gettata in un dirupo alle Paline di Borno. In primo grado Fontana era stato condannato a 30 anni: questo perché i giudizi del tribunale di Busto Arsizio avevano escluso le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e di aver adoperato sevizie. Una sentenza che aveva scatenato non pochi malumori. Ma ora è tempo dell'ergastolo in appello, con il riconoscimento di tutte le aggravanti, come richiesto dalla pubblica accusa.

Prima della sentenza Davide Fontana ha reso della dichiarazioni spontanee davanti alla corte, insomma ha chiesto scusa: “Penso a ciò che ho commesso e provo grande sofferenza. Sono fermamente deciso a voler riparare, per quanto possibile, alle mie azioni e per questo ho chiesto aiuto alle istituzioni. Vorrei chiedere ancora scusa a tutti, in particolare ai genitori di Carol e al figlio. Non so se potrò mai essere perdonato, ma darei la vita per tornare indietro”.

Il brutale omicidio di Carol Maltesi

Il delitto risale all'11 gennaio del 2022: Davide Fontana aveva ucciso l'ex fidanzata 29enne nella sua abitazione di Rescaldina, nel Milanese, per poi liberarsi del corpo, facendolo a pezzi. Secondo la ricostruzione, la coppia di ex fidanzati aveva deciso di girare due video dai contenuti pornografici da vendere su OnlyFans. Ma durante le scene Carol venne legata a un palo della lap dance e il bancario iniziò a colpirla alla testa con un martello, ben 13 volte, per poi finirla con una coltellata alla gola. All'origine di tanta violenza l'imminente trasferimento della giovane in provincia di Verona per poter stare accanto al figlio. Fontana aveva poi fatto a pezzi il corpo e tentato di bruciare i tatuaggi e il viso per renderla non identificabile. Non solo aveva messo i resti nel congelatore di casa e infine se ne era disfatto mettendoli in quattro sacchi dell’immondizia poi gettati in un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia. Resti ritrovati a più di due mesi dal delitto, un periodo durante il quale l'assassino aveva anche usato il telefono della donna fingendosi lei, così da depistare le indagini.
 

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