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Cronaca

Doping e anabolizzanti, un affare da oltre 1 milione di euro: in 13 a processo

Prosegue l'iter giudiziario che coinvolge ancora 13 persone (in tutto gli indagati erano 25) nell'ambito dell'inchiesta sulla “truffa del doping”

Venticinque indagati, e quattro di questi con misure cautelari, un giro d'affari di oltre 1 milione e mezzo di euro, il coinvolgimento di ospedali, farmacie e palestre in provincia di Brescia, Lodi e Milano: sono questi i “numeri” della maxi-inchiesta sulla “truffa del doping”, indagine conclusasi nel 2015 e che prosegue il suo iter giudiziario: 12 dei 25 indagati hanno scelto riti alternativi (abbreviati), 13 di loro invece sono stati chiamati in tribunale, sentiti in udienza lunedì e poi nuovamente chiamati al processo per le prossime udienze, a luglio e settembre.

Il racket degli anabolizzanti

Secondo l'accusa gli indagati avrebbero costruito una rete di distribuzione di farmaci dopanti e anabolizzanti che poi sarebbero stati venduti in varie palestre nelle tre province coinvolte. Funzionava più o meno così: i dipendenti di alcune cliniche e ospedali si “fregavano” le ricette in bianco già timbrate dai medici, e poi le compilavano a servizio di intermediari che poi le portavano in farmacia per ritirare la “merce”.

Anche i farmacisti stavano al gioco, distribuendo appunto le pillole e le fiale: le ricette erano intestate a ignari pazienti che avrebbero dovuto beneficiare degli sconti e delle esenzioni previste dal Sistema sanitario nazionale. Una volta acquistati i farmaci, gli stessi sarebbero stati infine rivenduti nel “giro” delle palestre.

Truffa ai danni dello Stato

Nel lungo elenco delle persone coinvolte non mancano dunque i dipendenti degli ospedali, farmacisti, gestori di palestre e bodybuilder, oltre ovviamente a intermediari e prestanome. Sono accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato, ricettazione, falso, vendita di farmaci imperfetti e vendita di materiale dopante.

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