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Cronaca Anfo

Rocca d’Anfo di speranza: il Gruppo Sentieri Attrezzati

Manutenzione volontaria e la riapertura al pubblico nel 2007, a prezzi modici e con un indotto turistico da record. Ma la chiusura rischia la proroga anche per il 2012, sotto gli occhi attenti dell'Unesco

Anche a guardarla dal basso si capisce che siamo di fronte a qualcosa di veramente spettacolare. La Rocca d’Anfo occupa complessivamente circa 500mila metri quadri tra vecchie caserme, scale sotterranee, alloggi, le varie Batterie, i fossati difensivi, le Mura Venete, la scalinata dei 600 gradini.. riaperta nella seconda metà del 2007, fino a luglio 2011 ha ospitato la bellezza di oltre 15mila visitatori, da tutta Italia e da tutta Europa. Turisti di passaggio e incuriositi, viaggiatori culturali, amanti della storia e dei paesaggi, richiamati dal suono e dalle immagini della storia.

Una storia che non tutti conoscono ma che ha ripreso vita solo negli ultimi anni del nuovo millennio grazie al lavoro costante operato dai volontari del Gruppo Sentieri Attrezzati Idro 95. Sono stati loro i primi, dalla chiusura effettiva del 1975, a intervenire nella manutenzione dell’ambiente circostante e della Rocca stessa. “Il nostro gruppo nasce nel 1993 – ci racconta il presidente Sergio Rizzardi – con l’obiettivo di recuperare l’ampio territorio sentieristico di tutto il lago d’Idro. Quando nel 2006 abbiamo saputo della concessione della Rocca alla Comunità Montana e al Comune di Anfo ci siamo proposti di fare qualcosa, e ci siamo occupati della parte più antica, la parte veneta”.

“Abbiamo ripulito e recuperato tutti i 600 gradini della scalinata muraglia che chiude la valle, e ne è uscito qualcosa di meraviglioso. E perché non continuare? Dal settembre 2006 al maggio 2007 abbiamo messo in sicurezza e reso fruibile al pubblico tutto il percorso della Rocca d’Anfo, dalla parte veneta a quella napoleonica. Ricevendo più di 700 persone il giorno della prima apertura”. Con un lavoro ripetuto, i volontari del Gruppo Sentieri ha continuato a tenere visite guidate nei mesi da febbraio a novembre, per poi occuparsi della manutenzione nei mesi invernali.

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Ma tutto è cambiato nel 2011: il 28 febbraio cade un masso, i tecnici provinciali segnalano la caduta e il pericolo il 15 giugno, il 5 luglio arriva l’ordinanza di chiusura per tutto il compendio della Rocca, parcheggio e zona che dà direttamente sul lago compresi. “La zona è calcarea e friabile, e la caduta massi è cosa comune nel periodo del disgelo, da qui a Bagolino – continua Rizzardi – I movimenti sono dovuti alle caratteristiche della roccia, non sono assolutamente movimenti franosi”. E via al solito susseguirsi di tecnici e geologi, che hanno suddiviso la Rocca in tre fronti di pericolo, con lavori di sistemazione nei tre diversi lotti per un costo complessivo che supera i 600mila euro.

Il primo è costato 150mila euro, il secondo costerà 200mila (ma ci sono possibilità che venga realizzato), il terzo 400mila. E qui le cose si mettono male. “Noi continueremo la nostra manutenzione ma non siamo troppo ottimisti, anzi non sappiamo proprio dove andremo a parare. Temiamo nel modo più assoluto che la Rocca rimarrà chiusa anche per il 2012, rischiando che tutto il nostro lavoro venga vanificato. Purtroppo se non ci danno alcuna garanzia saremo costretti a dare forfait”. L’idea che la Rocca d’Anfo venga abbandonata di nuovo non piace proprio a nessuno.

Oltre a un danno d’immagine che ancora alimenta lo stereotipo dell’italiano senza troppa credibilità, viene lasciata a sé stessa un’attrazione di grandissima portata, che porta un rilevante indotto per tutta la zona, che faceva comodo ai tanti operatori turistici e all’industria che da essi deriva. La Rocca d’Anfo è sotto osservazione Unesco, c’è il forte sentore di quel riconoscimento chiamato Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Ma solo il Gruppo Sentieri sembra averlo capito, e solo il Gruppo Sentieri negli ultimi anni si è dato davvero da fare. Ci ha investito tempo e denaro, ha perfino recuperato alcune aree interne per realizzarci un museo. Chiuso, come la splendida Rocca d’Anfo.

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