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Cronaca Temù

"Ero convinta che volesse avvelenarci: per questo ho ucciso mamma"

In aula la testimonianza shock di una delle figlie di Laura Ziliani, l'ex agente di Polizia Locale (55 anni) scomparsa a Temù nel maggio del 2021 e poi ritrovata senza vita ad agosto.

Un vero e proprio racconto dell’orrore quello emerso, nella mattinata di oggi (giovedì 30 marzo) in un’aula della corte d’assise di Brescia durante il processo per l’omicidio di Laura Ziliani, l'ex agente di Polizia Locale (55 anni) scomparsa a Temù nel maggio del 2021 e poi ritrovata senza vita l'estate successiva. 

Nel corso dell’udienza sono state raccolte le versioni degli imputati: Paola e Silvia Zani, due delle tre figlie della vittima, e Mirto Milani fidanzato di Silvia. Accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, avevano confessato il delitto solo dopo parecchi mesi di carcere, nel luglio del 2022. Le ammissioni di colpa sono arrivate dopo le confidenze fatte da Mirto Milani al compagno di cella.

"Avevamo paura di lei"

La prima a prendere la parola in aula è stata Silvia Zani che al pubblico ministero Caty Bressanelli avrebbe raccontato i rapporti con la madre, spiegando come e perché sia nato il piano criminale per uccidere la 55enne di Temù: "Tutto è cominciato quando abbiamo iniziato ad avere paura di lei. Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300% che ci volesse uccidere. Eravamo spaventatissimi. Non so perché volesse farlo, forse perché ero una rompiscatole o volevo gestire gli immobili che abbiamo ereditato dopo la morte di mio padre in modo diverso". Queste le parole della 29enne, che confermerebbero quanto già emerso durante la confessione in carcere.

Silvia Zani ha riferito di presunti episodi in cui la madre avrebbe cercato di avvelenare lei, il fidanzato Mirto e la sorella minore Paola con del latte allungato con la candeggina, un vasetto di Nutella con una patina oleosa, del sale mischiato con la soda caustica. "Non so se la mamma ci volesse davvero bene - ha detto la 29enne -, diceva sempre che non voleva avere figli".

Il piano per uccidere la madre

Il piano per uccidere Laura Ziliani sarebbe stato orchestrato prendendo spunto da alcune serie televisive. "Volevamo fosse veloce, indolore, che non se ne accorgesse neanche", ha ribadito in aula Silvia Zani che con gli altri due imputati avrebbe fatto numerosi esperimenti con erbe velenose e semi di ricino. Come ormai noto, l’ex vigilessa di Temù sarebbe stata prima drogata - con dei muffin corretti con benzodiazepine - e poi strangolata nel letto. Così la 29enne ha ripercorso la notte del delitto:

"Il giorno dell'omicidio tutto si è svolto in modo normale, ha mangiato quel maledetto muffin che avevamo preparato per lei e verso le 23.30 è andata a dormire. Noi dormivamo da circa un'ora, poi ci siamo svegliati e abbiamo iniziato a discutere, Mirto voleva desistere con questa idea mostruosa, a un certo punto io ho preso coraggio. Paola mi ha seguita e poi l'abbiamo soffocata, non è stato come ci siamo immaginati, non è stato per nulla indolore, credevamo sarebbe stato più rapido, non volevamo che se ne accorgesse, speravo che non si svegliasse. È un'immagine orribile, al momento ci sembrava la cosa più umana".

Il pentimento e le scuse

Infine il corpo senza vita della 55enne è stato trasportato in montagna e sepolto vicino al fiume Oglio dove tre mesi più tardi venne ritrovato.  
Al termine dell’interrogatorio del pm, Silvia ha chiesto scusa, tra le lacrime, ai parenti: "Voglio chiedere scusa a tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutti. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma". 


 

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