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Cronaca Temù

"Condannateli all'ergastolo: l'hanno uccisa perché l'odiavano"

Il processo per il brutale omicidio di Laura Ziliani

Un’ora e cinque minuti: tanto è durata la requisitoria, davanti alla corte d’Assise, del pubblico ministero Caty Bressanelli nel corso del processo per l’omicidio di Laura Ziliani. Il magistrato ha chiesto la condanna all’ergastolo, con isolamento diurno, per i tre imputati: due delle tre figlie della 55enne ex agente della polizia locale di Temù e per Mirto Milani, fidanzato dell’una e amante dell’altra. 

Dunque il massimo della pena per le sorelle Silvia e Paola Zani e per il 29enne che aveva una relazione con entrambe: tutti e tre, dopo l’arresto e qualche settimana di carcere, avevano confessato il terribile omicidio - avvenuto  l’8 maggio del 2021 -  e l’occultamento del cadavere dell’ex vigilessa. Un vero e proprio racconto dell’orrore emerso anche in aula nelle precedenti udienze del processo: Laura Ziliani è stata prima stordita con un muffin "condito" di benzodiazepine, poi aggredita e infine soffocata. Il cadavere, con indosso solo delle lingerie, venne  nascosto lungo l’argine del fiume Oglio e ritrovato, tre mesi più tardi, da un bambino in gita con i genitori. Un lasso di tempo in cui le due sorelle aveno lanciato disperati appelli per ritrovare la madre scomparsa e tentato di depistare le indagini. 

Il piano diabolico

"Siamo davanti a tre rei confessi perfettamente capaci di intendere e volere e il quadro è quindi decisamente chiaro”, ha detto il pm che in aula ha sottolineato la crudeltà del trio: "Gli imputati non hanno esitato a uccidere, anche se Laura Ziliani era l'unico appoggio della figlia mezzana, che ha problemi di salute. L’omicidio è stato commesso il giorno prima della festa della mamma. Questo lo rende ancora più orribile". Un delitto che per l’accusa è, senza dubbio, premeditato: "Il loro proposito di uccidere la vittima è rimasto fermo per diversi mesi".

L’invettiva "muori p*ttana"

Per il Pm il movente non sarebbe soltanto di natura economica: la volontà di mettere le mani su alcuni immobili di proprietà della 55enne. Dietro l’efferato delitto ci sarebbe anche "l’odio radicato e profondo che nutrivano nei confronti della vittima, come testimonia l’invettiva "muori p*ttana" lanciata da Silvia Zani alla madre mentre veniva uccisa". Ritenuti capaci di intendere e di volere, i tre imputati nella confessione shock avevano spiegato di aver agito perché ritenevano che Ziliani volesse a sua volta ucciderli. 

Nessun pentimento, per l’accusa: "Agli imputati non è dispiaciuto di avere ucciso Laura Ziliani, ma di essere stati scoperti e di essere finiti in carcere" ha concluso il pm chiedendo il massimo della pena.
 

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