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Cronaca Acquafredda

Niente distanze e lavoratori in nero, chiusa fabbrica di mascherine

Producevano mascherine senza rispettare le norme di sicurezza sanitaria: tra gli 8 lavoratori controllati anche due assunti in nero, di cui un clandestino

Il paradosso della Fase 2: in fabbrica venivano prodotti dispositivi per la protezione individuale, ma allo stesso tempo non venivano rispettate le norme di sicurezza e le prescrizioni post-emergenza sanitaria. Ennesimo blitz dei carabinieri in un laboratorio al confine tra Mantova e Brescia: a Medole i militari hanno sospeso l'attività di un piccolo stabilimento tessile, e denunciato la titolare, una donna di nazionalità cinese.

Venerdì mattina i carabinieri della Compagnia di Guidizzolo hanno fatto irruzione in fabbrica, accompagnati dai colleghi del Nil, il Nucleo ispettorato del lavoro. All'interno del laboratorio c'erano otto operai al lavoro: due di questi non avevano alcun contratto, quindi erano assunti in nero, e uno di loro era pure clandestino.

Denunciata la titolare, una donna di 55 anni

L'attività risultava intestata a una donna di 55 anni, di nazionalità cinese e residente in provincia di Lecce, non presente al momento dei controlli. Per lei è scattata una denuncia penale, accusata di trarre ingiusto profitto favorendo la permanenza sul territorio di cittadini stranieri e di sfruttamento della manodopera clandestina. E' già stata avviata anche una procedura di espulsione.

Come detto l'attività è stata sospesa: la titolare è stata multata di oltre 10mila euro, a cui si aggiungono altri 400 euro, la sanzione prevista – come da norma – per la mancanza dei dispositivi per la sanificazione, della cartellonistica informativa e del distanziamento tra operai come previsto dalle linee guida per la riapertura delle attività. 

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