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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Denaro riciclato con le vincite del Lotto: sequestrati soldi e ville per milioni di euro

Il sodalizio faceva soldi a palate sfruttando le trasmisisoni televisive che annunciavano i numeri vincenti del Lotto. Il denaro veniva poi usato per acquistare immobili di pregio all'asta da rivendere a prezzi gonfiati.

Una ventina di arresti, ville e auto di lusso - ma pure negozi e appartamenti - sequestrati, per un valore complessivo di ben 25 milioni di euro. Questo il bilancio finale della complessa e lunga indagine, chiamata Scarface, e condotta dai carabinieri del comando provinciale di Brescia.

Arresti e sequestri sono stati eseguiti, dalle prime ore della mattinata lunedì 2 novembre, nel Bresciano come pure nelle province di Bergamo, Cremona, Asti, Imperia, Savona, Sassari e Torino. Ben 150 i militari impegnati nella maxi-operazione, che ha permesso di sgominare un’organizzazione che sfruttava le vincite al Lotto per riciclare tanto, tantissimo denaro.

I beni sequestrati

Sequestrati, perché provento delle attività illecite: tre ville di lusso, di cui una in Costa Smeralda, una in località Poggi di Imperia e una a Erbusco; quattro appartamenti situati a Bardonecchia, Imperia e Rovato; due negozi nel Bresciano; 39 fabbricati e 14 terreni, alcuni dei quali si trovano nelle province di Cremona e Caserta; sei società (di cui cinque televisive e un per servizi finalizzati alla gestione di tabacchi/ricevitorie);  due licenze commerciali di tabaccheria/ricevitoria, quattro veicoli (tra cui cui una Porsche Macan, una Mercedes GLA, una Mini Cooper e uno scooter Bmw C650 Sport); 36 conti correnti in Italia per un ammontare di 1,5 milioni di euro e 400mila in denaro contante, trovati durante le perquisizioni domiciliari.

Il video dei carabinieri all'interno
delle ville sequestrate

21 indagati tra cui un carabiniere e un poliziotto 

Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di: associazione per delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per alcuni di loro c’è anche l’aggravante di aver agevolato l’attività delle associazioni mafiose tramite la condotta illecita. Otto membri del sodalizio sono finiti in carcere, sei sono agli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nei comuni di residenza. Mentre due uomini appartenenti alle forze dell’ordine - un carabiniere e un poliziotto in servizio a Chiari - sono stati sospesi. Si tratta del maresciallo capo Nicola Firrarello e di Sergio Motterlini, ex comandante della Polizia stradale della città franciacortina: avrebbero fatto dei favori al capo dell'organizzazione e sono accusati di corruzione.

E’ invece ancora al vaglio della procura la condotta di un dipendente di una filiale bresciana di una banca: il dipendente, non svolgendo i previsti controlli sui flussi finanziari, avrebbe consentito all’organizzazione di portare avanti i loschi affari.

Un imprenditore televisivo a capo dell’organizzazione 

L’articolata indagine, avviata nell’agosto del 2017, ha accertato che al vertice dell’organizzazione c’era Francesco Mura: imprenditore italiano, pregiudicato e residente nel Bresciano. Attraverso le sue imprese televisive, sia locali che nazionali, fungeva da collettore di ingenti risorse economiche, frutto anche di attività illecite, che provvedeva a riciclare attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, re-immettendole nel tessuto economico legale. Tale sistema, garantendo l’evasione fiscale e la disponibilità di somme contanti sottratte al fisco, favoriva oltre che Mura alcuni esponenti di spicco della ‘ndrina Barbaro–Papalia di Buccinasco (MI). L’imprenditore televisivo non è da considerarsi affiliato alla cosca mafiosa, ma comunque contiguo: per questo gli è stata contestata l’aggravante di agevolare l’attività di tale associazione.

Come funzionava il sistema

In pratica Mura si avvaleva di una complessa rete di sodali, che lui stesso coordinava, per generare e accantonare denaro contante, difficilmente tracciabile, ricavato principalmente da una serie d’illeciti di natura fiscale, come la contabilizzazione di spese per servizi inesistenti, e sfruttando l'evasione fiscale. Le indagini hanno ampiamente dimostrato come la ragnatela di società costruita dall'imprenditore negli ambienti televisivi fosse caratterizzata da imprese solide e realmente strutturate, attorno alle quali ruotavano però altre società satelliti, create come cartiere per la produzione di fatture “gonfiate” o per operazioni inesistenti. Le imprese realmente esistenti operavano avvalendosi di un apparato logistico e di una pletora di lavoratori, con la quotidiana registrazione e messa in onda sui canali televisivi di trasmissioni per la previsione dei numeri del lotto, ad ognuna delle quali veniva assegnata una numerazione premium, anche detta “a valore aggiunto”. Gli effettivi utili aziendali derivavano quasi esclusivamente dal volume di telefonate ricevute su tali numerazioni e venivano impiegati per effettuare pagamenti verso le società satellite fittizie e intestate a prestanome, per la fornitura di servizi inesistenti o comunque per prestazioni ampiamente sovrastimate.

I soldi usati per comprare ville e appartamenti di pregio all'asta

Le somme così guadagnate venivano messe a disposizione del sodalizio criminale che, a questo punto, provvedeva alle operazioni di autoriciclaggio comprando immobili all’asta. Ville e appartamenti che poi venivano ristrutturati e rivenduti a caro prezzo. Il sodalizio si era specializzato proprio in speculazioni edilizie: acquisiva immobili a prezzi vantaggiosissimi e nettamente inferiori al valore di mercato, anche in rinomate località turistiche, provenienti da soggetti in forte difficoltà economica o già in liquidazione. Gli immobili comprati venivano poi sottoposti ad importanti lavori di ristrutturazione anche sfruttando, tra l’altro, le agevolazioni fiscali vigenti (bonus edilizi), con la possibilità di massimizzarne i margini di guadagno in caso di locazione, oppure di successiva vendita.

Attraverso le tabaccherie compiacenti appositamente create era stata creata un’ulteriore tecnica di autoriciclaggio. Le giocate vincenti dei privati cittadini venivano “acquistate” dal gestore della tabaccheria e pagate brevi manu con denaro contante, derivante proprio da quel fondo nero ampiamente e continuamente alimentato con le chiamate ai numeri “a valore aggiunto” dei cittadini alle società televisive per la previsione dei numeri del lotto. Le intercettazioni hanno documentato l’ampio ricorso a questo sistema, largamente diffuso e ben collaudato nei contesti di criminalità organizzata per il riciclaggio di denaro contante di provenienza illecita. Con queste modalità, fra il 1° gennaio 2014 e il mese di marzo 2019, il capo dell’organizzazione è riuscito a dimostrare falsi profitti per circa 500mila euro. 

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