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Cronaca Piancogno

Operaio morto in azienda: era il papà di una giovane figlia

Il dramma che sconvolge un'intera comunità

Un altro morto sul lavoro, l'ennesimo: strage senza fine. Andi Rexhepi è precipitato dal tetto della Ghirardi Marmi di Carpenedolo, un volo fatale da un'altezza di oltre 7 metri, che non gli ha lasciato scampo: morto sul colpo, aveva solo 43 anni. Di origini albanesi, da tempo si era costruito una vita e una famiglia in Valcamonica: lavorava da circa dieci mesi per la Mo.Ca.M di Piancogno, era padre di una figlia di 16 anni. 

Aperta un'inchiesta

A lanciare l'allarme sono stati i colleghi, poco prima delle 8: Rexhepi stava riparando il tetto del capannone, danneggiato dalla tempesta di grandine della scorsa estate, e installando alcuni pannelli termici. Per cause ancora in corso di accertamento è improvvisamente precipitato nel vuoto. Inutili purtroppo i soccorsi: tempo pochi minuti e sul posto si sono precipitati i sanitari dell'automedica e di un'ambulanza di Soccorso Azzurro. Ma purtroppo per il povero operaio non c'era già più niente da fare.

I rilievi del caso sono stati affidati ai tecnici del Psal di Ats, il servizio di Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell'autorità sanitaria, con il supporto dei carabinieri di Desenzano. La Procura di Brescia, come da prassi, ha aperto un'inchiesta: nel frattempo la salma, a seguito dei primi accertamenti medico-legali, è già stata riconsegnata alla famiglia per il funerale.

Andi Rexhepi lascia nel dolore la compagna Vanessa e la figlia Amneris, la mamma e le sorelle, i cognati e i tantissimi amici che gli volevano bene. L'operaio riposa nella Sala del commiato San Filippo dell'agenzia funebre Dellanoce in Via Africano a Piamborno: visite consentite dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19. Poi tornerà a casa: verrà sepolto in Albania, il suo Paese natale. 

"Una vera e propria strage"

Lacrime e rabbia per quanto accaduto. “Una tragedia che continua perché non si sta intervenendo sulle ragioni che producono questo disastro – il commento di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil –. È un sistema malato, che ha fatto prevalere la logica di una competizione del mercato, rispetto ai diritti, come elemento di crescita. Di fronte a quella che ormai è una vera e propria strage bisogna chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori, ai cittadini e alla politica di mobilitarsi. Bisogna intervenire sulle cause concrete di questa strage”.

Numeri impietosi. Come riferito dall'Osservatorio indipendente di Bologna di Carlo Soricelli, dall'inizio dell'anno sono già 24 i morti sul lavoro nella sola Lombardia, 32 se considerati anche i decessi in itinere (per chi va e viene dal lavoro o si sta spostando per lavoro): nel Bresciano si contano già 8 vittime. Dall'inizio dell'anno, in Italia, sono morte 197 persone per infortuni sui luoghi di lavoro, 252 se si aggiungono i morti in itinere.

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