A caccia di un movente: in casa 800.000 euro, forse un prestito al killer
La Finanza indaga sul tesoretto, gli 800 mila euro trovati in casa e nei negozi dei Seramondi, mentre gli inquirenti passano al vaglio le ragioni che hanno spinto il killer pakistano a freddare Francesco "Frank"e la moglie Giovanna
Muhammad Adnan ha ucciso i coniugi Seramondi per questioni di rivalità commerciali: "Loro guadagnavano di più", avrebbe confessato lo spietato killer pakistano durante le sette ore d'interrogatorio. Un movente che non convince a pieno gli inquirenti decisi a scavare a fondo per far luce sull'unico punto oscuro dell'efferato duplice omicidio.
La squadra Mobile di Brescia ha individuato e bloccato i killer a tempo di record (in 5 giorni) ed ora tocca alla Guardia di Finanza spulciare tra i conti e i bilanci dell'attività dei Seramondi per chiarire da dove provenga il tesoretto trovato in casa e nei negozi gestiti dai Seramondi, circa 800 mila euro, aiutando così a chiarire se il pakistano abbia realmente agito spinto solo da ragioni di rivalità commerciale.
Vendendo pizze, focacce e bomboloni al popolo della notte i coniugi Seramondi avevano messo via una consistente somma di denaro, anche se gli affari non sono sempre andati a gonfie vele, tanto che alcuni fa Frank aveva ceduto il negozio "Dolce e Salato" ad un pakistano che poi ha rivenduto il negozio a Muhammad Adnan, l'assassino dei coniugi Seramondi. Resta da capire se il killer fosse in debito con Frank o lo accusasse di avergli fatto credere che l'attività che aveva acquistato fosse fruttifera come nella realtà non si è invece dimostrata. Sono solo ipotesi sulle quali gli inquirenti al momento non si esprimono per non compromettere le indagini.
Rimane senza risposta anche la domanda relativa alla provenineza dei 250 mila euro trovati nell'abitazione dei coniugi Seramondi poche ore prima dei funerali, come dei 550 mila euro trovati nei negozi dei Seramondi. Non si esclude a priori nemmeno l'ipotesi che in qualche modo Frank - o la sua famiglia - avesse prestato dei soldi a colui che poi sarà il suo esecutore. Sul tema anche le parole del procuratore Pierluigi Dell'Osso: "Hanno ucciso come fossero due camorristi, difficile immaginare che il movente sia solo commerciale".