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Incidenti stradali Rezzato

"Me li sono trovati di fronte, non ho potuto fare niente. L'auto andava a 150 all'ora"

La testimonianza del conducente dell'autobus rimasto solo lievemente ferito

“L'auto dei ragazzi era un fulmine, andava almeno a 150 all'ora”. Ne è sicuro Vangjel Tuslluku, il conducente del pullman che sabato sera a Rezzato si è trovato di fronte la Volkswagen Polo che trasportava i cugini Imad e Nadiq Salah, quest'ultimo probabilmente alla guida, Imad El Harram, Dennis Guerra e Irene Sala, la più piccola, di appena 17 anni. Sono morti tutti sul colpo, sulla Ss45bis, in quella che nella storia recente è una tragedia mai vista.

La testimonianza shock

Tuslluku ha confidato le sue sensazioni al Giornale di Brescia, in una lunga intervista. “E' stato un impatto fortissimo – racconta – Ho visto una luce venire nella mia corsia, all'inizio pensavo fosse una moto. In un attimo mi sono trovato l'auto davanti, ho sentito un botto violentissimo. Mi ha colpito e subito si è rotto il vetro, non vedevo più nulla. A quel punto ho invaso la corsia opposta, ho perso il controllo, il pullman non frenava o accelerava più, il volante era duro. Il mezzo andava avanti da solo e continuavo a sentire un rumore tremendo. Ero convinto stessi colpendo altre auto”.

La folle carambola

L'autobus invece si fermerà sul ciglio della strada, appoggiato al guard-rail. Nella folle carambola un'altra vettura si sarebbe vista arrivare il pullman fuori controllo: a bordo c'era un'intera famiglia, per fortuna tutti illesi. I cinque ragazzi a bordo della Polo, invece, sono morti sul colpo in groviglio di lamiere. Nessuno di loro aveva la patente, nemmeno il giovane alla guida. Avevano mangiato lo spiedo con gli amici, avevano passato un pomeriggio insieme e in quel momento si stavano dirigendo in città, dalla Valsabbia.

"Un peso sulla coscienza"

Vangjel Tuslluku, 58 anni, stava invece tornando verso il lago di Garda a bordo di un autobus dell'azienda Caldana di Toscolano Maderno: aveva appena concluso la tratta Milano-Brescia e sta finendo il turno di lavoro. Albanese di origini ma in Italia ormai da più di 30 anni, Tuslluku vive a Castenedolo con la moglie e la figlioletta di 11 anni. “Sento dolore, faccio fatica a dormire – ha raccontato ancora al Giornale di Brescia – e continuo a rivedere l'incidente nella mia mente. Non so quando tornerò al volante, ma soprattutto cosa proverò. Non ho mai vissuto una situazione così. Cinque giovani non ci sono più. Non ho colpe, ma ho un peso sulla coscienza”.

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