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A Brescia arriva il Daspo urbano, Castelletti: "Stiamo mappando le zone rosse"

L'annuncio durante il consiglio comunale, in risposta a un'interrogazione promossa dalla minoranza

Brescia si doterà del daspo urbano. Lo ha annunciato questa mattina Laura Castelletti in consiglio comunale, in risposta a un’interrogazione promossa dai consiglieri del centrodestra. 

"Voglio che sia chiaro che per la nostra amministrazione sentirsi sicuri è fondamentale" ha detto Castelletti. "Alle parole facciamo seguire i fatti. Nell’ultimo tavolo sicurezza in Prefettura abbiamo posto il tema del Daspo urbano con la richiesta di mappatura delle aree interessate: ci siamo coordinati con le forze dell’ordine che hanno già a disposizione diversi altri tipi di daspo". Il lavoro in atto, dunque, è quello di definire le “zone rosse” in cui la misura sarà operativa. Dopodiché, la delibera di modifica del regolamento di polizia urbana approderà in giunta - “con un lavoro anche più lungo, perché il regolamento è datato”, anticipa la sindaca - e infine in consiglio comunale. 

“Ho anche concordato con la prefetta di inserire, nel prossimo tavolo sulla sicurezza, la petizione proposta dalla minoranza circa il presidio delle forze dell'ordine in Piazza Vittoria” ha proseguito Castelletti. “Che però contiene un errore macroscopico: chiede un presidio fisso della polizia locale con ausilio delle forze dell’ordine, ma si può fare solo il contrario. Sono le forze dell’ordine a poter chiedere l’ausilio della polizia locale. In ogni caso, se la minoranza non ritiene sufficiente il presidio definito dalla prefettura, è giusto che vada riportato”.  Sul punto è intervenuto anche l’assessore Valter Muchetti, a precisare la portata del provvedimento. “Il daspo urbano si attua in specifici casi e non, come sostenuto dal centro destra più volte, per ogni reato in materia di ordine pubblico. Si applica nei soli casi di ubriachezza molesta, atti contrari alla pubblica decenza, accattonaggio molesto, parcheggiatori abusivi e commercio abusivo”.

La questione della carenza d'organico delle forze dell'ordine

Il tema della sicurezza ha tenuto banco anche in una seconda interrogazione, presentata dal consigliere in quota PD Andrea Curcio. Il quesito: conoscere l’organico di agenti in dotazione alla questura e l’entità del sottorganico. L’interrogazione richiama i dati diffusi lo scorso anno da Daniele Atzori, segretario del Sap (il Sindacato autonomo di Polizia) di Brescia, che vedono l’organico in forza alla questura immutato rispetto al 2010, quando la questura di Brescia era considerata in fascia inferiore a quella attuale. E che dicono di numeri addirittura dimezzati per l’unico commissariato cittadino, il Carmine. 

Tocca a Muchetti riportare la non risposta del questore, che non fornisce i numeri adducendo il fatto che si tratterebbe di fatti sensibili. “Posso però ricordare che la polizia locale conta 314 agenti e il piano assunzione, nei prossimi due anni, vedrà 55 agenti in più”. L’ostacolo principale, per Muchetti, non è tanto la carenza di personale, quanto il mancato accesso, da parte degli agenti della polizia locale, alle banche dati del ministero Interno: “se un agente ferma qualcuno non sa se ha davanti a sé un pregiudicato. Auspico che in questi mesi il Governo possa recuperare questo gap”.

Curcio ha inoltre sollevato il tema dell’attrattività della città di Brescia per i giovani agenti che vengono assegnati alla città, in arrivo solitamente dal sud: “L’efficacia degli interventi viene anche dalla conoscenza del territorio”. Vale a dire, dalla possibilità che chi è stato inizialmente assegnato alla città resti sul territorio anche oltre i due anni di permanenza obbligatoria previsti per gli agenti. Il tema si intreccia con la questione abitativa: con stipendi da 1300 euro non è facile pensare di restare. “Il ministero dell’interno deve contattare le amministrazioni per confrontarsi sulla questione abitativa” ha concluso Curcio. “I poliziotti non sono una categoria tutelata”. 

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