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Storia dimenticata: quando anche i tedeschi divennero partigiani

In occasione del 25 Aprile una pagina nascosta della nostra storia: i partigiani tedeschi, anche in Lombardia

Altro che pensiero unico, altro che minoranze. L'opposizione al fascismo e al nazismo era estesa a milioni di persone. E in occasione del 25 Aprile, la giornata che ricorda la Liberazione, riceviamo e pubblichiamo un appunto del Centro Filippo Buonarroti sul ruolo dei partigiani tedeschi nella Resistenza italiana: così come nella stessa Germania, dove i campi di concentramento hanno accolto centinaia di migliaia di operai che si opponevano al regime, anche dal fronte furono in tanti i tedeschi che scelsero di disertare, abbandonare la divisa nazista per combattere di fianco ai partigiani.

In tutta Europa 100mila tedeschi disertori

Come spiega il prof. Giancarlo Restelli del Buonarroti di Milano, sono pochi gli storici – Roberto Battaglia, Wolfram Wette e Detlef Vogel – che hanno affrontato la questione. “Secondo gli studiosi – scrive Restelli – durante la Seconda guerra mondiale sono stati ben 100mila i soldati tedeschi disertori, 20mila dei quali sono stati condannati a morte e più della metà fucilati, impiccati, garrotati o ghigliottinati: tra questi disertori ci sono anche quelli passati con la Resistenza. Molti erano comunisti, socialisti o democratici, e provenivano dalle file del proletariato”.

Secondo il settimanale Der Spiegel, il libro “Das letze tabu” (L'ultimo tabù) è l'unico uscito finora in Germania sull'argomento. “In Germania, infatti – continua Restelli – nessuno aveva mai parlato dei disertori tedeschi. Solo nel 2002 il parlamento ha riabilitato una parte dei condannati per reati minori, ma non i kriesverrater, traditori in guerra, tra i quali molti disertori passati dalla parte della resistenza nei vari Paesi occupati”. 

La presenza di partigiani tedeschi è in realtà visibile in tutti i movimenti di resistenza europei: in Grecia, Polonia, Russia, Italia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Francia, Norvegia e altri ancora. Battaglia stima, a fronte di 10 milioni di soldati tedeschi impegnati al fronte, almeno 100mila disertori, circa l'1%: in Italia in quel momento erano schierate 27 divisioni, con circa 330mila soldati, “e se vale la regola dell'1% parliamo di almeno 3mila persone, di cui una parte si rese disponibile a combattere con i partigiani italiani”.

Partigiani tedeschi anche in Lombardia

Lo storico Roberto Battaglia, nel testo “Partigiani tedeschi nella Resistenza italiana” (mai tradotto in Italia), scrive: “Il passaggio di tedeschi nelle file del movimento di resistenza italiano non si è limitato a singoli casi ma ha raggiunto dimensioni considerevoli […] ed è chiaramente dimostrata in tutte le zone del Nord Italia, senza eccezione, la presenza di tedeschi nelle principali bande partigiane”. Si trovano testimonianze in Toscana, Umbria, Trentino, Friuli e in Lombardia (forse anche a Brescia), ma molti di loro sono purtroppo rimasti senza nome, caduti o passati per le armi durante i combattimenti.

Una riflessione su fascismo e società

Tra le maggiori unità combattenti si ricorda il Freies Deutschland Bataillon, composto da disertori tedeschi, austriaci e cecoslovacchi: operarono a ridosso del confine con l'Austria, in Alto Adige e nel Bellunese, a fianco dei garibaldini delle divisioni Carnia e Val But. Infine, una riflessione, citando Bertolt Brecht: “Come è possibile che uno pretenda di dire la verità sul fascismo se pretende di non dire niente contro il capitalismo che lo genera?”. “Il fascismo – chiosa il Centro Buonarroti – non è stato una catastrofe naturale, ma il figlio del capitalismo italiano di quegli anni e della controrivoluzione borghese contro il movimento operaio. Ricordare la Resistenza significa ricordare anche questo assunto, soprattutto alle giovani generazioni”.

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