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"Prima l’umanità": le celebrazioni del 25 Aprile nel silenzio dell’epidemia

Anche in provincia di Brescia celebrazioni silenziose e solitarie per il giorno del 25 Aprile: storie, film e lettere per la Festa della Liberazione

Tra tutte le immagini di questo insolito 25 Aprile, è impossibile non citare quella che di fatto è la più emblematica: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sale da solo le scale dell’Altare della Patria. E’ il simbolo della resistenza al Coronavirus, nel giorno invece della nostra vera Resistenza: il giorno della liberazione del nazifascismo, esattamente 75 anni fa.

Anche in tutta la provincia di Brescia il 25 Aprile è stato festeggiato, anche se celebrato in modi inusuali e probabilmente irripetibili. Nel capoluogo e in tantissimi Comuni, a margine della cerimonia ufficiale (in cui, vista l’emergenza sanitaria, erano presenti solo i sindaci e poche altre persone) è stato lanciato l’invito ad esporre un tricolore alla propria finestra. Non solo: altri amministratori hanno chiesto ai loro concittadini di uscire sul balcone, o anche solo alla finestra, per cantare “Bella ciao” tutti insieme. Anche il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, l’ha definita “la festa della libertà e della democrazia”.

Le iniziative a Brescia

A Brescia, medaglia d’argento per la Resistenza, il sindaco Emilio Del Bono ha letto la “Preghiera del Ribelle” in Piazza Loggia, accompagnato da due rappresentanti delle associazioni Anpi e Fiamme Verdi: il limitatissimo corteo, nel rispetto delle distanze di sicurezza, si è spostato poi a fianco della lapide che ricorda l’assegnazione della medaglia d’argento alla città, poi di fronte alla lapide dedicata ai caduti di Brescia, alla Bella Italia e infine alla stele dei caduti di Piazza Loggia.

Un film per il 25 Aprile

Tra le tante iniziative culturali, da convegni a concerti a distanza, segnaliamo la proiezione del docu-film “Vorrei dire ai giovani. Gina Borellini, un’eredità di tutti”, scritto da Caterina Liotti e Francesco Zarzana, che è anche il regista: il film racconta della vita e della figura di una donna, che nella sua tormentata esistenza fu “tante cose”, tra cui una delle poche donne elette nel primo parlamento italiano della Repubblica. L’iniziativa è promossa dal FilmFestival del Garda: il film è disponibile dalle 14, e per tutto il giorno, sulla pagina Facebook ufficiale del FFG.

Il racconto del partigiano Bill

Concludiamo la nostra breve rassegna, infine, pubblicando una lettera a firma di Domenico Saguato, di Genovasolidale: è la storia di suo padre, il partigiano Bill, ma non solo. E’ l’occasione per una serie di doverose riflessioni sul tema della pandemia da Coronavirus. Buona lettura, e buon 25 Aprile.

Mio padre, partigiano Bill, quando ero un ragazzo, mi ha raccontato questa storia che mi stupì moltissimo. Un gruppo di partigiani si era avvicinato alla città di Oneglia (Imperia). Era una bella giornata di sole. Videro un gruppo di militari San Marco, sdraiati sull’erba, che dormivano tranquillamente. Presi di sorpresa, furono catturati e disarmati senza sparare un solo colpo. Non potevano essere rilasciati in quella zona, troppo vicina a presidi di fascisti e nazisti. Obbligarono i soldati a seguirli verso le montagne, con la promessa di liberarli quando fossero stati lontani dai centri abitati. Erano giovani da entrambe le parti. Durante il tragitto parlarono, si scambiarono comuni ricordi di genitori e fidanzate ma si divertirono anche, non senza acrimonia, a sfottersi. “Vi abbiamo sorpreso…siete senza balle…dei rammolliti…”. Risposta: “Se quella testa di c. che doveva vigilare non si fosse addormentato vi avremmo dato una dura lezione!”.

Dopo diverse ore i soldati furono liberati. Si salutarono e ognuno per la sua strada. Passati pochi minuti, i San Marco tornarono indietro. Spiegarono che, dopo essersi consultati, avevano deciso di rimanere con i partigiani. Furono condotti in zone impervie, lontane dai centri e tenuti in quarantena. Poi alcuni vollero andare in prima linea per combattere i nazifascisti e si dimostrarono valorosi combattenti. Commento di mio padre: “Grazie ad una pennichella dei diventarono coraggiosi partigiani comunisti”.

La vicenda mi lasciò perplesso. Poi lo studio storico mi ha fatto capire che gruppi e spesso anche ampi strati delle masse possono cambiare completamente le loro posizioni. I contadini e gli operai, che consideravano lo zar e la zarina come delle santità, diventarono bolscevichi. Ma anche intellettuali e operai che per molto tempo si erano impegnati in battaglie pacifiste si arruolarono come volontari nella Prima guerra mondiale. Cesare Musatti in “Chi ha paura del lupo cattivo” racconta alcuni episodi significativi in tal senso. 

Oggi la pandemia porterà anche a mutamenti in campo ideologico e psicologico, saranno diversi in base alle classi sociali, ai mestieri e all’età. Possiamo solo fare delle ipotesi. Certamente una solidarietà viva e concreta può dare fiducia ai molti indifferenti e scoraggiati e può anche far capire a tanti che “prima l’umanità” è meglio che “prima gli italiani”. Non è un pio desiderio, un’ipotesi ottimistica ma un fenomeno rilevato da tutti coloro che sono impegnati nel lavoro fattivo di volontariato.

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