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Disastro sanitario a livello locale? Il Governo sarebbe potuto intervenire

Dibattito acceso sulla gestione dell’emergenza Coronavirus: quali sono le colpe delle Regioni e quali quelle dello Stato?

Nonostante il regionalismo diffuso (e ormai ventennale, anche se le regioni per come le conosciamo hanno già compiuto mezzo secolo) il Governo italiano sarebbe potuto intervenire nella gestione sanitaria dell’emergenza anche a livello locale, come previsto dalla Costituzione, ed eventualmente “commissariare” in via temporanea le regioni in cui la situazione sarebbe sfuggita di mano: lo scrive Il Sole 24 Ore sia ricordando l’articolo 120 della Costituzione, in cui si parla di “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”, sia le possibilità normative concesse al Governo centrale in materia di tutela della salute.

Il ruolo (e i poteri) dello Stato

“E’ lo Stato che decide il numero minimo di posti letto in terapia intensiva che le regioni devono sviluppare – scrivono Paolo Colasante e Andrea Filippetti – e stabilisce annualmente l’ammontare di finanziamento da devolvere alle regioni per la sanità. Se le stesse sono soggette a queste direttive statali, sorge spontaneo chiedersi quale sia stato l’intervento precluso al Governo nazionale per risolvere l’emergenza epidemiologica. E la risposta onesta di chi si occupa dello studio dei livelli istituzionali e delle decisioni della Corte costituzionali in materia dovrebbe essere: nessuno”.

Per intenderci: anche le regioni (Lombardia compresa) hanno piena autonomia decisionale, sia di spesa che di gestione (rivendicata e ribadita nei decenni, e anche nel pieno dell’emergenza), il Governo sarebbe potuto intervenire non solo perché la Costituzione glielo concede, ma perché è concesso pure dallo stesso regionalismo. Sul tema non sono mancate le polemiche, a partire dalle zone rosse mancate e altre varie ed eventuali.

Perché il Governo non è intervenuto?

Ma con riferimento ancora alla Lombardia, perché allora non si è intervenuti in tempo? “L’articolo 117 della Costituzione riserva già allo Stato i compiti in materia di profilassi internazionale – spiega il giurista Sabino Cassese, intervistato da Il Messaggero – L’articolo 120 consente già al Governo di sostituirsi alle regioni in casi di pericolo grave per l’incolumità, e la legge 833 del 1978 già assegna al ministro della Salute il compito di intervenire in caso di epidemie. Quel che è successo in Italia è dovuto solo alla scarsa autorevolezza del governo centrale”.

Questioni politiche anche di fronte a un’emergenza internazionale? Per Cassese la spiegazione è duplice: “Da un lato ci sono presidenti di regione che fanno la voce grossa, dall’altro un governo centrale con una maggioranza precaria. E i principali protagonisti sono stati i presidenti delle regioni del Nord, a guida Lega, nei confronti dei quali il Governo si è trovato in posizione di minorità, per ragioni che si spiegano con le vicende della politica italiana degli ultimi due anni”. 
 

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