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Attualità Villa Carcina / Via Angelo Canossi, 20

Il bagaglio, in cammino e l’etica di resistenza: il nuovo lavoro di Vera Bugatti

Per la prima volta l'artista ha lavorato su pareti di una casa privata

«La mia ultima opera – Il bagaglio, in cammino ed altri 8 titoli – è nata in terra familiare, a Villa Carcina, nella valle dove sono cresciuta e a pochi chilometri dalle case della mia infanzia». È lei stessa, un'artista di fama internazionale, con parole emozionanti a raccontare la genesi e i significati profondi dell'ultima sua opera. 

Nata a Brescia nel 1979, Vera Bugatti ha conseguito la Laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Parma. Dopo aver lavorato presso il Settore Affari Museali del Comune di Cremona, e poi per il Sistema Museale di Valle Trompia, ed aver fatto altre esperienze in ambito universitario, l'artista si è sempre più dedicata alla street art. Chiamata a lavorare in tutto il mondo, ha all'attivo opere in Olanda, Francia, Germania, Irlanda, Croazia, Austria, Malta, Svezia, Danimarca, Bosnia ed
Erzegovina, Portogallo, Spagna, Lettonia, Russia, Gran Bretagna, Bulgaria, Belgio, Stati Uniti, Messico, Emirati Arabi e India. 

Diverse - bellissime - le sue opere in terra bresciana. Mai prima d'ora però l'artista aveva lavorato su pareti di una casa privata. Lo ha fatto in Valle Trompia, a Villa Carcina, per due famiglie di scout, che hanno accolto Vera Bugatti durante la settimana di lavorazione per l'opera: «Dopo tanto viaggiare fra un volo e l’altro suona quasi strano lavorare dove capisci (ma parli male, ahimè) il dialetto locale. Essere adottata da due famiglie e far parte per un po’ della loro quotidianità, mangiare tutti insieme, sentire i bambini che raccontano storie, ascoltare diversi punti di vista: è stato un po’ magico».

I committenti hanno accettato che l'artista lavorasse avendo "carta bianca". A lavoro ultimato, è Vrra Bugatti a raccontarlo, sul suo sito internet: 

«Cosa vuol significare questa ragazzina in cammino, che porta una volpe nella fascia/zaino, e un bastone ricurvo con appesa una casetta di legno sulla quale campeggia un pettirosso? Lungo la strada della vita trasportiamo costantemente un grosso bagaglio, metafora esistenziale. Si riempie, si svuota. Se pesa troppo da un lato (quanto spazio ha il passato? E il futuro?) ci sbilancia e rischia di farci cadere. Trovare l’equilibrio non è facile, in questo viaggio a tratti impervio. Il bagaglio è multicolore e asimmetrico, contiene oneri e memorie, sensazioni piacevoli e dolore. Ci sono toppe, dignitosamente adiacenti al resto ma ben visibili, e tasche nascoste che si confondono con le trame della tessitura, rappresentano ricordi e sogni, cadute e scelte possibili. Se il fardello è bilanciato ci aiuta nel viaggio e se crescendo diventiamo custodi di ciò che contiene allora contemporaneamente portiamo sulle nostre spalle la responsabilità di un’intera civiltà.
La ragazzina ha uno sguardo maturo e sembra si volti indietro per dire qualcosa (questo è ciò che ha percepito il padre di Federica e lo condivido). Ha mani forti ma con atteggiamenti diversi: la prima afferra e stringe il bastone nodoso con decisione, sente il peso della casetta e del suo ospite e li protegge; la seconda regge invece delicatamente un libro mostrandone il dorso, non lascia capire volutamente di cosa si tratta: la cultura e l’educazione sono unitamente un forziere potente contro l’intolleranza e le disuguaglianze.
La volpe e il pettirosso abitano le nostre montagne, sono simboli di rinascita e di rinnovamento ma soprattutto della necessità di tornare ad un rapporto sano ed empatico con la natura, spesso saccheggiata e deturpata. La volpe viaggia infatti protetta dallo zaino, la porta della casetta di legno è visibilmente troppo piccola per ospitare il pettirosso e il ramo è spoglio se si eccettuano le poche foglie verdi che paiono generate dalla mano della ragazzina
».

Chi volesse vedere l'opera, lo può fare in via Canossi 20 a Villa Carcina, di fronte al cimitero comunale.

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