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Italia in Rosa: svelata la prima vera "carta d’identità" del vino Chiaretto

I risultati dello studio internazionale sull’identità del Chiaretto, il vino rosato più noto del Garda (e non solo): scienza e ricerca per una denominazione di successo

Una gradazione alcolica vicina ai 13 gradi, il 12,81%, un pH del 3,26, nessuna traccia di fermentazione malo-lattica, la quota di glucosio che non supera i 4,8 grammi per litro, infine 103 milligrammi di anidride solforosa (SO2), meno della metà del limite consentito per i vini rosati: è questa, insieme ad altri elementi, la prima vera “carta d’identità” del Chiaretto della Valtenesi, il risultato di uno studio lungo cinque anni (dal 2013 al 2017) condotto dal Centre du Rosè di Vidauban, in Provenza, il più importante centro di ricerca del mondo sui vini rosati.

Una ricerca condotta dall’enologa Nathalie Pouzalgues, e coordinata da Gilles Masson, il direttore del Centre du Rosé, commissionata dal Consorzio Valtenesi e presentata per la prima volta in occasione della dodicesima edizione di Italia in Rosa, la prima e più importante rassegna italiana sui vini rosati: un panel di esperti, tecnici ed enologi, ha analizzato 30 vini prodotti in Valtenesi dal 2013 al 2017, e sulla base dei dati raccolti ha stilato il primo identikit ufficiale del rosato del Garda bresciano.

Lunga vita al Chiaretto

Lunga vita al Chiaretto: dei 30 vini presi in esame, sono 9 quelli che per affinità e parametri sono risultati i più vicini alla tradizione del rosato gardesano. Ma attenzione: anche gli altri non hanno presentato differenze così significative, la conferma – ha spiegato Pouzalgues – “di una coerenza che al mondo pochi altri anno, una vera identità: adesso la ricerca proseguirà analizzando vini più maturi, meno colorati e con qualche zucchero in più”. Certo è soltanto l’inizio: “Cinque anni non sono abbastanza – ha aggiunto Masson – perché per conoscere la vera identità di un vino ce ne vogliono almeno venti. Il vino cambia, così come cambiano il mercato e i consumatori: la vera sfida è quella di mantenere lo stile, il colore, di valorizzare il vitigno autoctono, di adattare la vitificazione al cambiamento climatico”.

Italia in Rosa

La prima e più importante manifestazione italiana dei vini rosati ha celebrato quest’anno la sua dodicesima edizione. Un’edizione da record, come te nessuno mai: nei tre giorni della manifestazione, come sempre allestita nel giardino del castello di Moniga del Garda, sono passate ben 261 etichette in degustazione, per 191 cantine in 82 postazioni. La conta delle presenze anche quest’anno ha superato quota 8000, considerando anche il limite massimo di ingressi, per motivi di sicurezza e per valorizzare al meglio, nel segno della qualità, la manifestazione. Lo studio sull’identità del Chiaretto è stato presentato a Villa Galnica, la sede del Consorzio Valtenesi dove ha preso forma anche la prima “Casa del Vino” di tutto il lago di Garda.

Italia in Rosa 2019

Trofeo Pompeo Molmenti

In Villa Galnica sono stati premiati anche i vincitori del Trofeo Pompeo Molmenti, il premio al miglior Chiaretto intitolato allo storico senatore di Moniga che si dice abbia inventato il rosato più celebre del Garda, portandone qualche ettolitro fino al parlamento romano, ancora nel XIX secolo, a bordo di un carretto trainato da cavalli.

A spezzare quello che sarebbe stato un inedito triplete dei produttori di Puegnago ci ha pensato l’Antica Corte ai Ronchi di Bedizzole: dopo la vittoria del 2017 de La Basia, e di Scolari di Raffa lo scorso anno, è stata la cantina del bedizzolese Giuseppe Pasini a meritarsi l’ambito trofeo. I chiaretti in gara sono stati selezionati a margine del Concorso enologico nazionale (riconosciuto dal Ministero) della Fiera del Vino di Polpenazze: in 28 hanno superato la prima fase, ma solo in 6 hanno raggiunto la fase finale. Tra questi il vincitore dei Ronchi di Bedizzole. Gli altri finalisti: Ca’ Maiol di Desenzano del Garda, Feliciana e Oselara di Pozzolengo, Delai Sergio di Puegnago, Turina di Moniga. Pillole di palmares: gli ultimi tre li abbiamo citati, andando a ritroso ricordiamo il premio 2016 consegnato ad Avanzi di Manerba, il 2015 ancora a Scolari di Raffa di Puegnago, il 2014 a Provenza di Desenzano, il 2013 a Malavasi di Pozzolengo. 
 

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