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Rissa e coltellate: "Violenza oscena, una ragazza poteva morire"

La lettera della preside agli studenti

La scuola in questione è estranea ai fatti: le ragazzine di 14 e 15 anni coinvolte nella rissa (finita a coltellate: la più giovane in ospedale, la più grande denunciata per lesioni aggravate) ai Tormini di Roè Volciano frequentano altri istituti sul Garda e in Valsabbia. Ma la direttrice del Cpf Scar di Roè ha voluto comunque scrivere una lettera, indirizzata a tutti gli studenti: “Non conosciamo le ragazze e nemmeno molti dei presenti ma, purtroppo, sicuramente alcuni di voi erano tra la folla che assisteva con feroce indifferenza”, scrive Camilla Lavazza.

“I video circolati – le parole della preside – mostrano una violenza sconvolgente e oscena da parte di tutti i presenti che, divertiti dallo spettacolo, incitavano e filmavano le due giovani protagoniste, invece che utilizzare il telefono per chiamare i soccorsi. Chi era presente e non si è indignato ha dato il peggio di sé stesso e non ha giustificazioni. Ma voi ragazzi, lo sappiamo, potete essere meglio di così. Siete ormai giovani uomini e donne, con diritti e doveri, capaci di scegliere se farvi trascinare dalla massa o essere quello che siete: esseri umani dotati della capacità di pensiero, di scegliere se aiutare e di rifiutare la violenza”.

La lettera agli studenti

Amare le constatazioni della dirigente scolastica. “Stiamo perdendo la nostra sensibilità, la nostra coscienza, la nostra stessa umanità – continua Lavazza –, assuefatti dalla brutalità che ci assedia da ogni lato. Non abituiamoci alla violenza, non possiamo diventare indifferenti. […] Il fatto accaduto giovedì non era virtuale, era lì, accadeva davanti ai vostri occhi, eppure molti si sono schermati, ponendo lo smartphone come un filtro, riprendendo tutto, magari pensando al successo mediatico della loro story. Nessuno ha pensato alle conseguenze, che ci sono state e resteranno gravissime: una ferita, che poteva diventare una giovane coetanea morta. In questo momento vi invitiamo a riflettere e guardarvi dentro, parlarne a cuore aperto tra amici e in famiglia, che possano essere di guida ed esempio”.

Un invito a cambiare rotta: “Domandatevi se in quel momento chi era presente non aveva altra possibilità di scelta – conclude Lavazza –: torniamo ad essere umani, costruiamo insieme la società dove vorremmo vivere, non rassegniamoci all'indifferenza. Ciò che desideriamo per voi è un bel futuro, vogliamo aiutarvi a costruirlo attraverso la coscienza, la cultura, la crescita personale. Che il pensiero di tutti vada in questo momento alla ragazza ferita, che si possa riprendere al più presto. E alla famiglie di tutti, che possiate aprire il vostro cuore ed evolvervi nella parte migliore di voi stessi”.

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