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Ipotesi vaccino obbligatorio per tutti i lavoratori e le Regioni in zona gialla a Natale

Due territori in zona gialla dal 6 dicembre e altri nelle Feste. La situazione.

In tutta Italia i contagi hanno iniziato a impennarsi, in Lombardia è stata superata la simbolica soglia dei mille ricoverati per Covid. Insomma, la quarta ondata è arrivata in pieno anche da noi. Fortunatamente, abbiamo tra le più alte coperture vaccinali d'Europa e – insieme alla Spagna – siamo l'unica nazione che presenta ancora zone gialle (e nessuna zona rossa), secondo il Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC). Insomma, al momento siamo quelli messi meglio, ma il futuro è ancora tutto da scrivere.

Sappiamo, infatti, che il vaccino dopo 6 mesi inizia a perdere di efficacia. Gli studi non sono concordi sull'esatta percentuale, ma mediamente si parla di una copertura ridotta al 50-60%. Così si inizia a parlare di obbligo vaccinale anche in Italia: intanto la circolare del Ministero dell'Interno illustra come verranno effettuati i controlli del Green Pass e del Super Green Pass a partire da lunedì. Con i contagi (+16.806 casi) e i ricoveri in aumento (+12 terapie intensive e +50 negli altri reparti), l’Italia si colorerà in parte di giallo a Natale. Ma procediamo con ordine. Intanto nel periodo 10 novembre - 23 novembre 2021, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,20 (range 1,12 - 1,28), al di sopra della soglia epidemica, in diminuzione (la scorsa settimana era a 1,23) secondo i dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia di Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 7,3%, il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 9,1%. Un punto percentuale in più rispetto a sette giorni fa. In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione.

Vaccino obbligatorio sul lavoro: dipenderà dall'Rt, decisione tra 40 giorni

A partire dal 15 dicembre l'obbligo vaccinale anti Covid "viene esteso, tra l'altro, al personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, nonché a quello della polizia locale. Si evidenzia che la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative dei soggetti obbligati, con la conseguenza che l'eventuale inadempimento determina l'immediata sospensione dal servizio, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Durante il periodo di sospensione non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento". È quanto scrive il capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi, in una circolare inviata ai prefetti, applicativa delle misure introdotte con il decreto che istituisce il cosiddetto Super Green Pass. La circolare definisce nei dettagli le modalità dei controlli del Green Pass a campione anche sui mezzi pubblici, i più complicati. Quindi per le categorie per cui è stato esteso l'obbligo vaccinale da subito scatta la sospensione senza stipendio.

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Sul vaccino obbligatorio, la svolta della Germania ha sorpreso molti. L’obbligo vaccinale arriverà tramite una legge che sarà votata dal Bundestag. E' stata la stessa Angela Merkel a confermare le clamorose anticipazioni. I tempi non sono certi ma da febbraio in Germania probabilmente varrà l’obbligo vaccinale per tutti. Altri Paesi europei seguiranno la Germania? E l'Italia? Il governo Draghi sta seriamente valutando, per ora solo ufficiosamente, la possibilità di introdurre la vaccinazione obbligatoria nel mezzo della campagna sulla terza dose. Dipenderà "dall’andamento dell’Rt nei prossimi quaranta giorni", scrive oggi Repubblica. Draghi ha sempre ritenuto l'obbligo vaxcinale Covid una soluzione estrema: "Ne scorge i problemi di natura tecnica e politica, supportato in questo dai suoi consiglieri di Palazzo Chigi. La decisione dell’obbligo dovrebbe passare, inevitabilmente, da una legge approvata dal Parlamento. E, con la partita del Quirinale così aperta, portare in Aula un dossier del genere può risultare pericoloso e controproducente".

In Italia la percentuale di vaccinati è molto alta: l’84,6% della popolazione over 12 è vaccinata, l’87,5% ha fatto la seconda dose, il 12,3 già la terza. L’obbligo resta la carta finale e la decisione dipenderà dall’indice Rt. L’indice di replicazione è stabiletra l’1,2 e l’1,3. Mantenendo questo ritmo, nel giro di tre o quattro settimane si conteranno 200 mila positivi alla settimana. Una soluzione ipotizzata oggi dai quotidiani è l'obbligo vaccinale per il lavoro. Per tutti i lavori, per tutti i lavoratori. La legge sull'obbligo di vaccino ai medici e agli operatori sanitari ha "resistito" in tutte le sedi, anche giuridiche. Basare tutto dunque sull'articolo 279 del decreto legge 81, secondo cui al datore di lavoro viene imposta "la messa a disposizione dei vaccini per quei lavoratori che non sono già immuni". Chi non è vaccinato, insomma, rischia di essere dichiarato non idoneo al lavoro. Ma è uno scenario al momento lontano.

Il governo vorrebbe evitare quello che oggi la Stampa definisce "un dibattito spinoso che già ieri, a giudicare dalle posizioni dei partiti (Salvini e Meloni contrari) spaccherebbe la maggioranza e non troverebbe l'approvazione in Parlamento. D'altra parte, se la campagna vaccinale continua a questa velocità, anche i contagi, attualmente in rialzo ma non tali da far scattare l'allarme capienza ospedali, dovrebbero cominciare a scendere". 

Solo pochi giorni fa Andrea Gori, stimato primario di Malattie infettive del Policlinico di Milano, spiegava che a oggi l'obbligo vaccinale non è necessario nel nostro Paese: "In questo momento abbiamo una situazione decisamente migliore e più controllata, e per questo dobbiamo riconoscere i nostri meriti. L’obbligo vaccinale sarebbe una decisione estrema, che dovrebbe essere presa rispetto all’andamento epidemiologico. Oggi abbiamo una percentuale di vaccinati estremamente elevata, moltissime persone che stanno chiedendo la terza dose, molti non vaccinati che stanno rivedendo la propria posizione. E poi abbiamo il green pass e il super green pass, che portano una sorta di obbligo indiretto: sono strumenti che stanno funzionando. Se la situazione dovesse cambiare, l’obbligo potrebbe essere il passo successivo, ma speriamo di non doverci arrivare".

Per chi scatta l'obbligo vaccinale dal 15 dicembre 2021

Dal 15 dicembre dopo l'entrata in vigore del nuovo decreto scatta l’obbligo di vaccinarsi per queste categorie di lavoratori ed esclude la possibilità di essere adibiti a mansioni diverse:

  • personale amministrativo della sanità
  • docenti e personale amministrativo della scuola
  • militari
  • forze di polizia, compresa polizia penitenziaria
  • personale del soccorso pubblico

Nel dettaglio, per la scuola l'obbligo riguarda tutto il personale scolastico delle seguenti aree:

  • del sistema nazionale di istruzione (quindi scuole statali e paritarie)
  • delle scuole non paritarie
  • dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65
  • dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA)
  • dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale (IeFP)
  • dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (ITS)

Attenzione però: non è chiaro se l'obbligo riguardi docenti attualmente non in servizio ma regolarmente retribuiti in quanto fruiscono di permessi e congedi previsti dalla normativa: malattia, maternità e congedi parentali, congedo retribuito per assistenza a familiare con 104. Il personale in oggetto può essere considerato tra i destinatari dell’obbligo del nuovo decreto? E' un punto non chiaro al momento, arriveranno delucidazioni nei prossimi giorni.

Vaccino obbligatorio è costituzionale?

Gaetano Azzariti, noto costituzionalista dell'università La Sapienza, di recente spiegava che l'obbligo vaccinale è costituzionale ma solo "in casi estremi e a determinate condizioni". Per il giurista quindi "se la situazione pandemica dovesse aggravarsi in estrema ratio si potrebbe decidere di arrivare all'obbligo vaccinale". Chi lo dovrebbe decidere? "La politica e la scienza insieme. Dovrebbero ritenere - afferma - che per raggiungere l'obiettivo della salute l'obbligo del vaccino diventi necessario. Del resto durante questa pandemia ci è già capitato di avere a che fare con obblighi che hanno inciso sui diritti costituzionali fondamentali" conclude Azzariti.

Regioni: chi è favorevole e chi è contrario all'obbligo vaccinale

"Io sono stato un sostenitore in tempi non sospetti dello sdoganamento dell’obbligo vaccinale e non ci trovo nulla di inopportuno a proporlo e tenerlo nel novero delle ipotesi". A Repubblica il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ragiona sull'eventuale obbligo vaccinale generalizzato anche in Italia: "Sinceramente non so se una misura simile produrrebbe un salto di benefici a un sistema italiano che di fatto si rivela già efficace. Per ora mi sembra che le ulteriori misure prese dal governo, e sollecitate dai governatori, stiano producendo un effetto molto simile all’obbligo vaccinale. Praticamente le nuove regole annullano la vita individuale e sociale di un cittadino italiano non vaccinato, tranne che per il lavoro. Come diceva Deng Xiaoping ai cinesi, non importa se il gatto è bianco o nero, basta che prenda i topi. Che si chiami Green Pass rafforzato o obbligo, se la gente assalta gli hub vaccinali, il messaggio è passato".

L'obbligo vaccinale non è una una decisione che può essere presa "ad arlecchino" dalle singole Regioni e dai singoli Comuni. Per questo "è giusto" che questa discussione venga affrontata "da parte dell'Europa e degli Stati", secondo il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

Sempre restando tra i presidenti di Regione, Luca Zaia è contrario all'obbligo vaccinale: "Per me non ci porterà da nessuna parte - dice oggi alla Stampa - poi qualcuno dovrebbe spiegarmi come si attuerebbe. Faccio dei Tso per chi si rifiuta? In questo Paese dove non puoi nemmeno chiedere un documento d'identità a una persona, mica puoi prendere uno con la forza e vaccinarlo", ragiona Zaia. "Penso che l'accompagnamento coatto alla vaccinazione non ci sarà mai". 

Zaia promuove il super Green Pass e annuncia che metterà in coda i no-vax nella priorità per i tamponi: "Per noi il servizio al cittadino è inviolabile e non ci sono differenze di scelte vaccinali" spiega "noi siamo tra quelli che fanno più tamponi in Italia, sui 140 mila al giorno. Però quando tu hai, come nella giornata di oggi, 3000 contagiati si devono fare delle scelte. Per non parlare del fatto che i tamponi ci servono anche per le scuole: abbiamo quasi 500 contagiati tra gli studenti e dobbiamo monitorarli.Insomma, c`è una scala di priorità che va rispettata", conclude. Ma non è chiaro come e quando sia possibile "non fare" tamponi a chi è senza vaccino, in determinate situazioni Ha più il sapore di un annuncio spot.

Due Regioni in zona gialla dal 6 dicembre e altre rischiano prima di Natale

Ci sono Regioni rischiano la zona gialla il 6 o 13 dicembre? O persino la zona arancione entro fine 2021? Sul fronte dei colori delle Regioni la certezza è che da lunedì 6 dicembre l'Alto Adige va a fare compagnia al Friuli Venezia Giulia in zona gialla. Nessuna altra Regione finirà in zona gialla. va detto che per i cittadini cambierà poco o nulla. Poi dal 13 dicembre molte altre vanno verso il primo cambio colore. L'Emilia-Romagna tra le Regioni più popolose è quella più lontana dalle future restrizioni grazie al gran numero di posti letto disponibili. Ieri ha comunicato 416 posti letto disponibili in più in Area Medica rispetto a al giorno prima, passando da 7920 a 8336.

I casi di Covid-19 continuano a crescere al ritmo del 25% alla settimana e la pressione sugli ospedali si fa sentire in modo più consistente. Ieri i nuovi positivi sono arrivati a quota 16.806, con 50 ricoveri in più nei reparti ordinari e 12 in terapia intensiva. Il cambio di colore incide poco: le regole in zona bianca e gialla sono le stesse a parte l’obbligo di mascherina anche all’aperto. Ma la zona gialla sarebbe un segnale della risalita del tasso di ospedalizzazione.

Oggi il consueto monitoraggio settimanale dell’Iss certificherà però un Rt stabile a 1,21. Nel Nord Est, tra un paio di settimane dovrebbe scattare il giallo anche per il Veneto. A lanciare l’allarme è stato direttamente il governatore Luca Zaia («siamo ad alto rischio»). Ma il trend preoccupa anche in Lombardia, dove i ricoveri dei pazienti Covid nei reparti ordinari sono saliti al 13%. Dati in peggioramento anche in Calabria (con i ricoveri in area medica al 14%). Mentre vanno monitorate Marche e Liguria, dove le terapie intensive hanno raggiunto la soglia limite in terapia intensiva del 10 per cento. Strano il caso della Valle d’Aosta, con le terapie intensive semi-vuote e il 28% dei posti letto ordinari occupati.

La zona gialla scatta quando l'incidenza è superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti (e oggi solo due regioni hanno una incidenza al di sotto della soglia, Basilicata e Puglia), l'occupazione delle terapie intensive oltrepassa il 10% e quella delle aree mediche il 15%. La zona arancione viene stabilita invece con un'incidenza di oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti e se al contempo la soglia delle terapie intensive oltrepassa il 20% con i reparti ordinari al 30%. Per entrare in zona rossa invece all'incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti devono abbinarsi un tasso di occupazione dei posti letto superiore al 40% in area medica e al 30% in terapia intensiva. Dal 6 dicembre il decreto Super Green Pass equipara di fatto zona bianca e zona gialla. Quindi il cambio di colore delle Regioni per i prossimi 40 giorni è molto meno impattante che in passato sulla vita degli italiani. Fino alla zona arancione - compresa - non ci sono chiusure. Il grafico seguente, del ricercatore Vittorio Nicoletta (fonte: Twitter) mostra in modo chiaro come la zona arancione sia uno scenario per ora lontanissimo all'orizzonte. E all'orizzonte si prospetta un dibattito infuocato sull'obbligo vaccinale. Perché i contagi inevitabilmente aumenteranno.

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La situazione nel Bresciano

Nella giornata di giovedì, nel Bresciano sono stati 337 i nuovi positivi, 1.934 in sette giorni con una media di 276 casi al giorno, in aumento del 4,1% sui sette giorni (mercoledì era +5,6%, martedì +4,1%) e del 10% sui sette giorni precedenti. L'incidenza si attesta a quota 155 nuovi casi ogni 100mila abitanti in sette giorni: con i vecchi criteri, quindi considerando solo i contagiati e non la situazione degli ospedali, la provincia di Brescia sarebbe da zona arancione (siamo comunque in piena quarta ondata, ma tutta Italia regge con i vaccini).

In tutta la Lombardia sono 2.620 i nuovi casi, 14.825 in sette giorni con una media di 2.118 contagi al giorno, in aumento del 2,2% sui sette giorni (mercoledì era +2,1%, martedì +4%) e del 6,2% sui sette giorni precedenti. 

Fonte: Today.it

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