rotate-mobile
Attualità Castel Mella / Via Macina, 66

I cittadini di Castel Mella ricorrono al Tar contro il polo logistico di Copan

Il Comune ha definito "a basso impatto" un progetto che porterebbe 29mila mq di cemento nella frazione di Macina. Il comitato Salva Macina: "Ci sentiamo presi in giro"

29mila metri quadri per 19 metri di cemento: è la portata del nuovo polo logistico che la multinazionale Copan sta progettando a Castel Mella. Un progetto ingombrante dal punto di vista ambientale e paesaggistico, che trova dal maggio scorso l’opposizione degli abitanti della zona. Lo scorso 5 febbraio la contestazione è approdata al Tar, con un ricorso intentato dalle famiglie residenti nei pressi dell’area su cui l’infrastruttura dovrebbe sorgere insieme a Legambiente Lombardia: l’amministrazione comunale, infatti, ha dato l’ok al progetto escludendo la necessità di realizzare una Valutazione ambientale strategica (VAS).

Siamo a Macina, frazione storica del comune di Castel Mella: è qui che dovrebbe sorgere il nuovo polo logistico di Copan, azienda nota per la produzione dei tamponi COVID-19. L’area, 62mila metri quadri di terreno, si trova a ridosso delle case più periferiche della contrada. Il comune ne aveva modificato la destinazione, da “mista” a industriale nel settembre 2020. “Una modifica operata all’insaputa dei cittadini” puntualizza Alessandro Andreis, vicepresidente del Comitato “Salva Macina”. Il comitato è nato a maggio dell’anno scorso, quando la cittadinanza è venuta a conoscenza del progetto di Copan S.p.A., che in Comune aveva già superato passaggi importanti, come la seduta in cui valutare l’opportunità di assoggettare il progetto alla Valutazione Ambientale Strategica. “Un’amministrazione seria sa che se vuole informare davvero la cittadinanza di opere impattanti deve far mettere dei propri comunicati nelle cassette delle lettere, affiggere dei manifesti nelle zone interessate, indire assemblee” è la critica del comitato.   

Il progetto del polo logistico

Il progetto di Copan Italia prevede la realizzazione di un complesso produttivo in tre stralci, per un ingombro totale di 40mila metri quadri, 29mila dei quali sarebbero cementificati. L’altezza prevista per i capannoni è di 19 metri: come un palazzo di sei piani. Una costruzione ingombrante, che sorgerà a pochi metri dall’abitato di Macina, portando anche un sensibile aumento del traffico veicolare nella zona, in un territorio peraltro già martoriato dalla cementificazione: stando ai dati Arpa, Castel Mella è già cementato per un terzo del suo territorio, per un totale di 254 ettari, figurando come l’ottavo comune in provincia di Brescia per consumo di suolo, nonché al 173esimo posto in Lombardia - a sua volta la regione peggiore d’Italia.

“Eppure, l’amministrazione ha trattato la questione come fosse un capanno da caccia” afferma il presidente del “Salva Macina” Marino Rizzi. I tecnici del Comune e i progettisti di Copan hanno valutato come basso l’impatto ambientale e paesaggistico dell’opera: a mitigarlo basterebbero la “barriera verde” prevista intorno all’area e tra il polo e il nucleo abitato di Macina - 3mila mq su un territorio di quasi 70mila - e una barriera acustica. Il Comune ha così  escluso la necessità di procedere alla VAS, rendendo non vincolanti - e di fatto ignorando - i pareri espressi dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e dall’Arpa, critici rispetto all’invasività del progetto. La Soprintendenza, in particolare, ha espresso parere negativo su due stralci su tre, perché è in corso uno scavo archeologico per verificare la presenza di reperti storici. “La relazione finale della Soprintendenza non è ancora arrivata: la VAS è stata esclusa senza attendere un documento fondamentale” attacca Donatella Bonetti, consigliera di minoranza.

L'opposizione dei residenti e il ricorso al Tar

Rizzi si esprime con amarezza rispetto alle scelte del Comune. “Ci sentiamo presi in giro: come può una costruzione come quella preventivata avere un basso impatto?” Il comitato "Salva Macina" ha scritto sul punto una lettera aperta all’Ordine degli Architetti, chiedendo che si prendano provvedimenti nei confronti dei professionisti che avrebbero curato il progetto nell’interesse di Copan, ma non del territorio che dovrebbero invece tutelare. Prima, hanno cercato anche la Prefettura e la stessa Soprintendenza: tante strade per impedire una colata di cemento che non vogliono né a Macina, né altrove: "ci sono tante aree dismesse in provincia, che si potrebbero recuperare prima di mettersi a costruire di nuovo". 

Ora, assieme a Legambiente e rappresentati dalla legale Emanuela Beacco, i cittadini hanno depositato al Tar un ricorso per contestare l’assenza della Valutazione Strategica. Secondo Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, la legislazione lombarda nel settore logistico è insufficiente. "Assistiamo a una crescita esplosiva di insediamenti, specie a ridosso delle infrastrutture stradali recenti, come la BreBeMi e la Corda Molle: se il legislatore regionale non metterà ordine in questa materia, i comuni bresciani rischieranno di diventare facile preda di operazioni speculative che sono destinate a minare ogni prospettiva di sostenibilità dello sviluppo."

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I cittadini di Castel Mella ricorrono al Tar contro il polo logistico di Copan

BresciaToday è in caricamento