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Da Mazzone a Delio Rossi, quei raptus calcistici passati alla storia

Il dito medio Ancelotti-Capello, la gioia sguaiata di Malesani, e l'irresistibile corsa di Mazzone sotto la curva dell'Atalanta al Rigamonti

Errare è umano, perseverare è diabolico. Quel rissoso, irascibile Delio Rossi, che sta trascinando la Sampdoria fuori dai guai di classifica offrendo calcio piacevole e redditizio, ha chiesto scusa per il dito medio rivolto domenica a Burdisso in risposta a un insulto. Devolverà in beneficenza la multa che riceverà per avere incendiato il finale di Samp-Roma e starà fermo due giornate per la squalifica che gli pioverà addosso.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, visto che nel maggio scorso era stato additato al pubblico ludibrio per gli schiaffoni vigorosi inflitti in panchina a Ljaijc e l'incredibile gesto gli era costato l'esonero dalla Fiorentina e una quarantena prima del ritorno in panchina con la Sampdoria. Ma lo stress da sovraesposizione e un deficit nel rispetto delle regole hanno generato sempre più episodi censurabili in panchina.

Il video della storica corsa di Mazzone
Mazzone - play video

Alla tentazione del dito medio hanno ceduto negli anni anche tre dei tecnici più prestigiosi della storia del calcio: Fabio Capello ha perso le staffe rispondendo così nel 2007 al pubblico del Bernabeu che non gli perdonava il suo gioco vincente ma utilitaristico; Carlo Ancelotti ha rivolto la stessa sintetica risposta da allenatore del Milan ai suoi ex tifosi della Juve che lo insultavano nell'agosto del 2008, mentre medesimo gesto è scappato a José Mourinho in un Manchester United-Porto dopo un gol di Costinha che sanciva l'eliminazione degli inglesi nel 2004. Special One è un professionista delle provocazioni e delle proteste: il dito medio lo ha replicato infatti anche quando guidava il Chelsea in una sfida contro il Barcellona.

Mou si esalta sempre quando affronta Ferguson e Guardiola, ma qualche volta esagera. Ma il suo gesto più celebre è quello delle manette, esibito dopo l'espulsione di Samuel da parte di Tagliavento in Inter-Samp del 20 febbraio 2010 che gli ha procurato tre turni di squalifica. Antonio Conte è stato fermato due turni per il 'vergogna vergogna' in campo urlato all'indirizzo dell'arbitro Guida per il mani di Granqvist in Juve-Genoa del 26 gennaio, ma proteste più o meno urlate per fatti di gioco sono sempre state frequenti a ogni latitudine del pallone.

Nel derby di Manchester del primo maggio scorso c'é stata una colorita lite tra Roberto Mancini e Alex Ferguson e per separarli è dovuto intervenire il quarto uomo. Sir Alex qualche volta smarrisce la bussola: ne sa qualcosa David Beckham centrato ad un occhio da uno scarpino negli spogliatoi dell'Old Trafford nel 2003. Anche Mancini a volte non scherza: lo testimonia uno spintone a Balotelli per farlo rientrare negli spogliatoi nel settembre scorso, per non parlare della rissa con Supermario in allenamento in gennaio, prodromo della cessione al Milan.

Rossi-2Ma in quanto a reazioni chiassose e spettacolari un capitolo a parte meritano Carlo Mazzone e Alberto Malesani.

Folcloristiche e un po' sguaiate le corse di gioia verso la curva di Alberto Malesani: al debutto con la Fiorentina nel 1997 festeggiò la rimonta per 3-2 a Udine sfogandosi su un pannello di plexiglass; una galoppata sfrenata dopo la Supercoppa Parma-Milan del 1999 gli costò una multa di un milione. Infine il pianto dirotto sotto la curva del Verona nel primo derby in A della città vinto rimontando due gol con sigillo finale di Camoranesi il 18 febbraio 2001. Ma quelle lacrime forse furono premonitrici, a fine stagione il Verona tornò in serie B.

Per festeggiare un derby vinto 3-0 dopo una settimana sulla graticola, Mazzone il 27 novembre 1994 esplose la sua gioia correndo verso la Curva Sud per abbracciare simbolicamente i tifosi.

Ben diverso atteggiamento ebbe 'Magara' correndo furioso verso la curva dell'Atalanta, che l'aveva insultato per tutto il match in un derby indimenticabile per i Bresciani: il pareggio del Divin Codino sul 3-3 scatenò la rabbia dell'allenatore romano, in una galoppata per il Rigamonti ormai leggendaria. Era il 30 settembre 2001: il gesto gli costò 5 turni di stop.
 

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