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Economia Capriolo

Fatture false per 100 milioni: i prestanome erano tossicodipendenti pagati 20 euro

Sono ai domiciliari i tre imprenditori (tra di loro anche una bresciana) considerati i principali accusati dell'inchiesta sui 100 milioni di euro di fatture false emesse da 28 società fittizie

Un meccanismo malsano che coinvolgeva anche numerosi prestanome, reclutati – spiega l'accusa – in ambienti disagiati: c'erano dei nullatenenti, dei tossicodipendenti, pregiudicati e addirittura malati terminali. I tossicodipendenti, in particolare, per fare il “lavoro” sarebbero stati pagati 20 euro (e una bottiglia di birra) a settimana.

All'elenco si aggiungono anche i “faccendieri” che venivano pagati per ritirare, un poco alla volta, i soldi illecitamente incassati e che venivano trasferiti nei vari conti correnti. Le società fittizie risultavano ubicate prevalentemente nelle province di Brescia e Bergamo, senza una vera sede e ovviamente senza rilasciare alcuna dichiarazione fiscale.

In tutto sarebbero state 28 le società create ad hoc per portare a termine gli illeciti: tra queste anche un'azienda che risultava essere di Sofia, in Bulgaria, ma che invece aveva il “domicilio fiscale” in Valsabbia, a Villanuova sul Clisi. In tutto sarebbero state emesse fatture false per 104 milioni di euro.

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