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Dati sbagliati dalla metà di ottobre: così la Lombardia ha "sballato" i conti

Ci sarebbero errori nella conta degli infetti addirittura dalla metà di ottobre: ecco cosa ha scatenato la lunga serie di sbagli che hanno portato la Lombardia in zona rossa

Non è un'ammissione dello sbaglio né una presa di responsabilità, ma poco ci manca: “Non è colpa di nessuno”, è l'ultima versione del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. E intanto su Facebook, sulla pagina ufficiale di Matteo Salvini (Lega, come Fontana) è scomparso il post in cui si accusava duramente il Governo e l'Istituto superiore di Sanità. Il riferimento è allo strano caso dei dati sbagliati, quelli che avrebbero costretto la nostra regione a sette giorni in più di zona rossa, invece che arancione.

Ma il problema non sarebbe solo di queste ultime due o tre settimane: i primi errori nei dati lombardi potrebbero risalire addirittura alla metà di ottobre. “La Regione si è accorta di aver contato finora più infetti di quelli che realmente ci sono – scrive Simona Ravizza sul Corriere della Sera – Sembra paradossale, ma è la verità: tra i casi ci sono anche centinaia di guariti. Sono soprattutto coloro che, dal 12 ottobre, in base alle nuove norme del ministero possono interrompere l'isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei sintomi senza il doppio tampone negativo”.

Errori nei dati lombardi già dalla metà di ottobre?

Nessuno in Regione si sarebbe mai accorto dell'errore, fino ai giorni delle polemiche: ricordiamo, c'è stato anche un ricorso al Tar. Tutti i “guariti” citati poche righe fa, scrive ancora Ravizza, “compaiono come persone con inizio sintomi, ma senza la descrizione dello stato clinico (asintomatico, paucisintomatico, sintomi). Nell'allegato tecnico che la Regione ha inviato al Tar, l'assessorato alla Sanità scrive: Finora la sovrastima dell'Rt è stata mascherata dal fenomeno dell'aumento dei casi della seconda ondata (oltre 300mila). Pertanto tale fenomeno si osservato solo adesso evidenziando il tal modo la sovrastima dell'Rt. Insomma – chiosa Ravizza – finora mai nessuno della Regione s'è accorto della questione”.

La mail di rettifica e il caso di Peschiera Borromeo

Da qui, checché se ne dica, c'è stata la “rettifica” dei dati inviati dalla Regione che hanno permesso il ricalcolo dello stesso Rt. A confermare il fatto c'è anche una mail, inviata dal Direttore generale del Welfare lombardo all'Istituto superiore di Sanità, e resa nota dal Tg3: “Con la presente – scrive Trivelli – si richiede che venga eseguito un calcolo dell'indice Rt-Sintomi recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti”.

In tanti in realtà avevano segnalato l'anomalia. Tra questi anche Caterina Molinari, sindaco di Peschiera Borromeo (provincia di Milano) che da tempo aveva chiesto lumi sul presunto malfunzionamento del sistema. “Impossibile – aveva detto Molinari a Tgcom24 – che nel territorio di Peschiera fossero presenti 1.200 pazienti positivi, su una popolazione di 24mila abitanti. Tutti i pazienti, anche quelli guariti o negativizzati, erano tornati ad essere computati come infetti”.

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