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Alla scoperta della chiesetta, tra storia e leggenda

C'è una piccola chiesa a Capo di Ponte, Valcamonica, su cui ancora aleggia una coltre di mistero: se infatti al suo interno, in un affresco, sono rappresentate le sante Faustina e Liberata (a cui è intitolata la chiesetta che si trova in località Le Sante, sul versante sinistro del fiume Oglio) oltre a San Marcello, in una cappella esterna giace da tempo immemore un grosso masso, su cui sono riportate 6 impronte di mano.

Che cosa significano? Cosa rappresentano? Un tempo si pensava fossero riconducibili alle vicine incisioni rupestri, i celebri "pitoti": in epoca medievale, negli anni dell'edificazione della chiesa, la pietra sarebbe stata portata dalla montagna al paese. Ulteriori approfondimenti avrebbero invece ricondotto il misterioso masso a una datazione più recente, intorno al XIV secolo: ispirato a una leggenda che coinvolge i tre santi di cui sopra, il masso sarebbe stato allestito per essere venerato nel culto cristiano.

La chiesa delle sante

La chiesa delle sante Faustina e Liberata, riferisce il portale Turismo Valle Camonica, venne edificata nel XVI secolo ma conserva le sue origini romaniche in una porzione di abside in cui si possono notare alcuni affreschi. L'interno è caratterizzato da un'unica navata coperta da volta a botte: dal punto di vista decorativo la chiesetta conserva due grandi pale del 1600 attribuite a Lorenzo Marbello. Un'altra pala, raffigurante l'ascensione, è collocata sopra all'altare maggiore, dove è possibile ammirare anche un paliotto in cuoio con la raffigurazione delle due sante.

Accanto alla chiesa c'è la cappella del sepolcro, dove sono conservate alcune statue lignee policrome del tardo Quattrocento. E' qui che è si trova il masso della leggenda.

Tra storia e leggenda

Così riferita nel Catalogo dei Beni Culturali del Ministero della Cultura: l'antico villaggio di Serio, distrutto da una frana alla fine del XIII secolo, è citato in diversi documenti. In una pergamena del XIII secolo, contenente l'elenco di tutte le chiese con il relativo contributo che esse corrispondevano a Pandolfo Malatesta (e un'altra storia da raccontare: la sanguinosa diatriba tra guelfi e ghibellini), è nominata pure la chiesa di Santa Liberata de Cero. Di fatto, l'abside sopravvissuta dell'antico edificio, è oggi l'unica testimonianza materiale non solo della chiesa stessa, ma dell'intera borgata di Serio.

La leggenda, di cui si parla ancora oggi, vuole che la chiesa delle sante fosse stata l'unica a resistere all'inondazione del fiume Serio. Questo grazie all'intervento miracoloso di due monache (Faustina e Liberata) e di San Marcello che, con loro mani, fermarono il macigno che oggi si trova nella cappella di fianco a quella del sepolcro. L'impronta delle mani, ancora oggi visibili sulla pietra, fu così attribuita a quell'evento miracoloso, poi venerato in valle.

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