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Tolti gli omissis su Delfino: "La verità sulla strage è nei fascicoli dell'Arma"

Nuove rivelazioni sulla strage di Piazza Loggia

Segreti segreti, come il film di Giuseppe Bertolucci. Ora altri segreti lo saranno un po' meno, anche con riferimento alla strage di Piazza Loggia, l'attentato neofascista del 28 maggio 1974 in cui morirono 8 persone e ne furono ferite più di 100: un tragico evento che ha segnato la storia della città, ma su cui quasi mezzo secolo dopo permangono ancora tanti, troppi lati oscuri. Un'altra rivelazione l'ha fatta, martedì 22 febbraio, il senatore Gianni Marilotti (ex M5S e ora nel Pd), presidente della commissione Biblioteca e Archivio storico del Senato: ha riportato, testuali, le dichiarazioni del generale Francesco Delfino – morto nel 2014, anche lui imputato (e poi assolto) per la strage bresciana – rilasciate a un'audizione del 15 giugno 1997 della commissione Stragi, fino ad oggi secretate, nascoste da vari “omissis”.

Le dichiarazioni del generale Delfino

“Il comando generale dell'Arma dei carabinieri non svolge attività di polizia giudiziaria, ma viene semplicemente informato – riferì Delfino alla commissione – ma è vero che ci sono, anche se non so per quanto tempo vengano conservate, delle segnalazioni provenienti da tutta Italia sui fatti che potrebbero ricostruire, anche se lontanamente, il periodo della strategia della tensione. Tali atti sono conservati nei fascicoli personali dei singoli soggetti che vengono di volta in volta investiti da indagini e controlli. Se volete sapere qualcosa sulla strage di Brescia, dovete andare a vedere nei singoli fascicoli dei soggetti imputati, indiziati o altro, in quanto tutto ciò che riguarda ogni singolo soggetto è riportato in un fascicolo personale permanente”.

Le dichiarazioni sono state svelate da Marilotti nel convegno “Il diritto alla conoscenza: whistleblowers italiani”, in scena nella Sala capitolare del Senato (disponibile a questo link): “Un documento – ha spiegato il senatore – che fino ad oggi non era stato reso pubblico in quanto Delfino era stato funzionario di alto profilo dei Servizi segreti, e aveva dichiarato che la sua deposizione era coperta da segreto. Ma nel 1997 il generale Delfino non era più membro dei Servizi segreti: essendo poi morto nel 2014, secondo la direttiva del Consiglio di presidenza del Senato del luglio 2020, ora può essere resa immediatamente pubblica”.

L'omicidio di Matteotti e la morte di Gramsci

Marilotti, ex insegnante di storia e filosofia, fin dalla sua elezione (nel 2018) è in prima linea per la desecretazione di documenti e dichiarazioni che rientrano nei “segreti di Stato”. “Ora abbiamo delle richieste precise – ha detto ancora Marilotti – soprattutto nell'anniversario dell'avvento del fascismo e nel centenario dell'uccisione di Giacomo Matteotti. Ci chiediamo allora se il comando generale dell'Arma, per nomi importanti della nostra storia come Matteotti ma anche Antonio Gramsci, mantenga ancora un fascicolo personale permanente. E se così fosse, come mai questo non è stato trasferito all'Archivio centrale dello Stato? Tutti gli enti, compresi i ministeri, hanno l'obbligo di versare all'Archivio dello Stato e rendere pubblici questi documenti e materiali non solo a studiosi e giornalisti, ma anche ai parenti delle vittime, anche delle stragi. Cosa si aspetta a renderli pubblici? Questa è una battaglia storico-culturale”.

Le fucilazioni dei soldati disertori

E c'è dell'altro, ancora più indietro nelle trame oscure della storia italiana. Ovvero le decimazioni e le fucilazioni dei disertori nel corso della Prima guerra mondiale, ancora prima ma anche dopo la disfatta (e la tragedia) di Caporetto. “Forse è rimasto qualcosa – dice Marilotti – nei documenti che spiegano le procedure e le circostanze di quei tragici eventi. Abbiamo presentato una mozione sulla vicenda alla commissione Difesa, incontrando però fortissime resistenze da parte dell'Arma dei carabinieri e dell'Esercito: ritenevano che gli atti dei processi per i disertori, che portavano alle fucilazioni, non dovessero essere resi pubblici per il decoro e l'immagine del nostro esercito. Credo che questo non possa più essere tollerato, e che sia arrivato il momento di imprimere una svolta decisiva nel percorso del diritto alla conoscenza, che il nostro Paese attende da troppo tempo”.

La fine di tanti segreti di Stato?

Il lungo elenco dei “segreti segreti” si avvicina, anno dopo anno, anche ai giorni nostri. “Parlando di due eventi legati al terrorismo e alle stragi come la P2 e Gladio – incalza Marilotti – esiste una nuova direttiva Draghi per desecretarne gli atti, come già era stato indicato dalle precedenti direttive di Renzi e prima ancora di Prodi. Esiste una legge sui segreti di Stato, la numero 124, per cui possono rimanere tali per 15 anni, prorogabili per altri 15 (in Italia ci sono 130mila pagine secretate, ndr). D'ora in avanti daremo un tempo agli enti per dirci come mai, nonostante un massimo di 30 anni, anche dopo 40, 50 e a volte 60 anni dal deposito di queste carte ritengano ancora di dover apporre il segreto di Stato. Lo dovranno motivare al Copasir, l'istituzione deputata a controllare gli atti di governo. Altrimenti noi li renderemo immediatamente pubblici. Questo perché il popolo italiano, ma tutti compresi gli studenti, ha il diritto di conoscere la storia del proprio Paese, perché è da lì che nasce una cultura della cittadinanza, del diritto alla cittadinanza”.

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