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Mostre Bergamo, Largo Porta Nuova 2

Lorenzo Lotto e i capolavori della Santa Casa di Loreto a Palazzo Creberg

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 2 novembre

Il corpus di queste opere è stato dipinto dall'artista nella vecchiaia. La più antica è San Cristoforo tra i Santi Rocco e Sebastiano, dipinto nato dal primo contatto tra il pittore e il santuario marchigiano, nel quarto decennio del Cinquecento. Seguono i quadri Cristo e l'adultera (un'adunata sediziosa di personaggi in movimento: Cristo è impassibile, solo l'adultera muove lo sguardo), Adorazione del Bambino (una scena solare accanto a una drammatica compresente), Il Sacrificio di Melchisedech (ampia costruzione scenografica per l'incontro del re con Abramo) e San Michele caccia Lucifero (entrambi presi dalla tentazione di darsi la mano mentre si stanno scontrando), Battesimo di Cristo (di incredibile severità e raccoglimento, con piccolissime figure che nuotano nel fiume mentre scorre lontano), Adorazione dei Magi (vestiti come umili visitatori) e Presentazione al Tempio (sulla parte superiore del quadro un'area vuota, dove l'artista immagina di poter curiosare). Gli ultimi sono stati eseguiti appositamente per il coro della Basilica, i primi portati e adattati. A completare l'esposizione una piccola tela (custodita nella stesso Museo Pontificio ma di collezione privata) raffigurante il Combattimento tra la Fortezza e la Fortuna infelice, incursione dell'artista nel “cielo” delle divinità pagane, espressione dei suoi drammi interiori dopo dolorose vicissitudini personali.

Sono quadri che aprono uno spiraglio sulla vicenda finale del pittore, sono opere testamento”. Particolarmente intensa nell'aspetto espositivo, espressa con uno stile inconfondibile nei dettagli psicologici, nei riferimenti esoterici. Per Simone Facchetti, curatore dell'esposizione e studioso de Il Libro di spese diverse del Lotto), la Presentazione al Tempio è “stupefacente”.

Chi ha ammirato e può ancora ammirare i dipinti luminosi nel periodo aureo di Lotto, resta colpito dalla povertà dei mezzi impiegati nei dipinti di Loreto, dalla semplicità dei tratti, dallo stile povero delle figure. Resta ampio il rimando a paesaggi pieni di dettagli vitali, ma prevale l'ombra, la campitura scura.

Vanno visti alla luce di una vita vissuta, errabonda, alla ricerca della verità. Forse è questo l’aspetto che più colpisce degli ultimi di dipinti di Lotto. Corrispondono a un periodo della vita del pittore, crepuscolare e introspettivo, caratterizzato dal declino fisico e dalla povertà. Guardandoli con una prospettiva diversa, essi ci consentono di rivivere, attraverso la struggente emozione che trasmettono, la vicenda ultima di uno straordinario uomo di inarrivabile talento che vive il periodo finale nella debolezza e in un incipit di quell’oblio, protrattosi poi per quattro secoli fino alla doverosa riscoperta del secondo Novecento”, spiega Angelo Piazzoli, segretario generale della Fondazione Creberg e direttore della mostra.

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