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Come il nuovo Dpcm e il decreto in arrivo cambieranno le regole per le regioni in zona rossa e arancione

Gli esperti chiedono misure più stringenti. Il nodo è l'incidenza dei casi ogni centomila abitanti. A rischio la deroga per la visita ad amici e parenti e gli spostamenti tra comuni e territori

Il nuovo Dpcm atteso per il 15 gennaio, che sarà molto probabilmente accompagnato da un decreto legge secondo lo schema legislativo seguito all'inizio di dicembre, porterà una stretta, ovvero un rafforzamento delle restrizioni, mentre alcune regioni rischiano di finire in zona rossa o arancione già dalla prossima settimana. A partire dalla conferma del divieto di spostamento anche tra le regioni in zona gialla. E dalla possibilità di agire "più velocemente" per gli spostamenti di area. 

Come il nuovo Dpcm e il decreto in arrivo cambieranno le regole per le regioni in zona rossa e arancione

A suggerirlo è il report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, nel punto in cui gli esperti spiegano che l'epidemia è "in una fase delicata che sembra preludere un nuovo rapido aumento di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti". E a confermarlo è stata ieri la nota del ministero della Salute in cui si precisava che l'ordinanza avrebbe avuto valore fino al 15 dicembre e sarebbe stata sostituita dal nuovo Dpmc. Crisi permettendo, il governo Conte inizierà a lavorare sulla bozza da lunedì 11 gennaio, quando nel frattempo sarà scattata la zona arancione in Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto. Il ministro della Salute Roberto Speranza ne illustrerà i contenuti il 13 prima del varo, che stavolta dovrebbe essere accompagnato dalla conferenza stampa di Giuseppe Conte. Due punti sembrano già confermati:

  • il coprifuoco dalle 22 alle 5;
  • la zona gialla rafforzata, con il divieto di spostamento tra le regioni.

È invece in discussione la deroga per le due persone che possono andare a trovare amici e parenti una sola volta al giorno rispettando il coprifuoco. Si parla di una differenziazione dell'ambito di regione se il territorio si trova in zona gialla o in ambito comunale se la zona è arancione o rossa. Perché la deroga è in discussione? Un indizio per comprenderne il motivo lo dà oggi Davide Resi, medico della Ausl di Bologna impegnato nella trincea del contact tracing dei nuovi positivi di Natale, in un'intervista rilasciata a Repubblica: sette casi di contagio tra gli ultimi dieci nella sua zona sono stati provocati da cenoni e veglioni. "Mi viene da piangere. Sa come li chiamiamo? I contagi da Covid-panettone. Quanti sono? Il 70 per cento, almeno. Non c’è telefonata che faccio che non mi dicano: “Ah, sì, eravamo a cena il 24, a pranzo il 25, un tè il 26, ma eravamo pochi e tutti in famiglia”", dice Resi, "Due weekend di shopping selvaggio e poi tutti in famiglia a passarsi il virus. Sono sgomento, pensavo che le persone avessero imparato la lezione".

Per bar e ristoranti sarà confermata l'apertura nelle regioni gialle fino alle 18 mentre dovrebbero ancora rimanere chiuse palestre e piscine. L'ipotesi su questo fronte è di legare aperture e chiusure al sistema delle fasce, con la possibilità di consentire gli allenamenti nelle regioni gialle, ma prima dovrà esprimersi il Comitato Tecnico Scientifico. Ma la vera novità è che il nuovo Dpcm e il decreto in arrivo cambieranno le regole per mandare le regioni in zona rossa e arancione. Con il Dl 5 gennaio sono stati abbassati i limiti dell'indice di contagio che fanno scattare il passaggio: adesso si diventa arancioni con l'Rt a 1 e rossi con l'Rt a 1,25. Ora, scrive Repubblica, i tecnici si apprestano a introdurre un nuovo cambiamento, legato all’incidenza di casi per centomila abitanti. Quando una Regione avrà più di 250 casi alla settimana ogni centomila abitanti entrerà direttamente in zona rossa.

Le regioni che rischiano la zona rossa e arancione dalla prossima settimana

Il monitoraggio del 5 gennaio, relativo al periodo dal 28 dicembre al 3 gennaio, segnala infatti "un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incidenza nazionale a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita, aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio". Nel periodo 15–28 dicembre 2020, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,03 (range 0,98 – 1,13) in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno. I due punti-chiave sono questi: 

  • si osserva, dopo alcune settimane di diminuzione, nuovamente un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 gg (313,28 per 100.000 abitanti (21/12/2020-03/01/2021) vs 305,47 per 100.000 abitanti (14/12/2020 – 27/12/2020), dati flusso ISS); si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 gg); 
  • l’incidenza su tutto il territorio è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate.

A partire dalla fine della prossima settimana quindi si attendono ulteriori spostamenti di zona nelle regioni in cui i numeri dovessero peggiorare - ed è altamente probabile che questo succeda visto che bisognerà contare anche i nuovi contagi dovuti al Capodanno - ma arriverà, come conferma oggi anche il Corriere della Sera, anche la decisione di aggiungere nuove restrizioni a quelle già previste dal sistema delle fasce che è già stata presa e sarà messa a punto nei prossimi giorni, quando il governo scriverà il nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio. E per questo tornerà in ballo la deroga, con l'ipotesi di non concederla nelle regioni in zona rossa. 

Ci sono anche altre ipotesi sulle regole al tavolo del governo. Attualmente la Campania insieme alla Basilicata e alla Toscana, può vantarsi di essere l’unica, tra le regioni italiane, a sfoggiare un Rt inferiore a 1 insieme a una pressione sulla rete dei ricoveri sotto soglia di guardia. Ma, scrive oggi il Mattino, con l’arrivo del nuovo Dpcm "tutte le regioni potrebbero essere risucchiate in una grande area arancione mentre alcune di quelle già ieri spinte in questa zona di rischio intermedio potrebbero essere costrette a rivedere al rialzo le restrizioni e avviarsi a nuovo lockdown e zona rossa". Secondo il monitoraggio settimanale del ministero della Salute e dell'Iss, il valore RT (che indica il livello di trasmissione del virus) nel Lazio è dello 0.98. Per questo motivo resterà in zona gialla fino a venerdì prossimo, ma è classificata tra le 12 regioni ad alto rischio. Intanto i prossimi due giorni, sabato 9 e domenica 10 gennaio, saranno arancioni, come in tutto il resto del Paese, per effetto del Dpcm varato per le festività natalizie. In totale sono 12 le realtà considerate ad alto rischio e 8 a rischio moderato (la sola Toscana è a rischio basso). E la stretta - o presunta tale - di Natale 2020 non basterà a contenere il contagio: Luca Richeldi, presidente della Società Italiana di Pneumologia, dice oggi al Corriere che gli effetti delle chiusure si vedranno solo da metà mese. Il report settimanale dell'Iss fa notare anche la "diffusa difficoltà nella tempestività dell’invio dei dati" da parte delle Regioni che "può portare – scrive la cabina di regia – a una possibile sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza". 

Fonte: Today

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