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Cronaca Piazza Tebaldo Brusato

Elhadji, una voce che non si spegne: «Chiediamo giustizia»

L'Associazione Diritti per Tutti prepara una nuova perizia per smentire quanto diffuso ad oggi. L'attacco d'asma non sarebbe stato mortale. E sulle accuse di strumentalizzazione: "Noi non dimentichiamo"

Morto come un cane, recluso in una fredda cella di sicurezza della Caserma Masotti di Piazza Tebaldo Brusato. L’Associazione Diritti per Tutti commenta così la notizia dell’archiviazione delle indagini sulla morte di Saidou Gadiaga detto Elhadji, morto soffocato a causa di un forte attacco d’asma il 12 dicembre del 2010, due giorni dopo il suo fermo e la sua reclusione. Elhadji era senza documenti. “Dopo aver chiesto aiuto ripetutamente – si legge ancora nella nota – come mostrato da un video drammatico reso pubblico anche dalla stampa nazionale Elhadji viene lasciato senza assistenza, per un arco di tempo lungo molti, troppi minuti”.

Una crisi respiratoria, una conseguenza insufficienza respiratoria e il cuore che si ferma, per sempre. E ora l’archiviazione, secondo i documenti ufficiali questa terribile vicenda rientra nella norma. “E ci hanno perfino detto di aver strumentalizzato la morte di Elhadji, con un chiaro riferimento all’associazione – ci spiega Umberto Gobbi di Diritti per Tutti – ma noi siamo invece orgogliosi di quello che abbiamo fatto, abbiamo evitato che questa tragica morte venisse immediatamente dimenticata, magari pubblicata in due righe nella cronaca nera locale”.

GIUSTIZIA PER SAIDOU

Lo dimostra la grande manifestazione di novembre, e il commosso momento di ricordo a un anno esatto dalla morte di Saidou. “Abbiamo dimostrato che i carabinieri hanno mentito – continua Gobbi – hanno mentito sulla dinamica della morte, sugli orari del decesso, hanno ricostruito la vicenda con tantissime incongruenze. Secondo noi ci sono evidenti elementi di prova per ipotizzare un reato di omissione, una condotta omissiva. Non abbiamo mai detto ‘ucciso dai carabinieri’, abbiamo sempre parlato di omissione di soccorso. E ci sono tutti gli elementi per andare avanti”.

Anche la perizia fornita non sembra soddisfacente, perché effettuata da una dottoressa che non è esperta in malattie dell’apparato respiratorio. “Secondo questa perizia l’attacco d’asma sarebbe stato così forte che non ci sarebbe stato comunque nulla da fare. Ma noi ci siamo già consultati con altri pneumologi, acquisiremo una nuova perizia e la metteremo in discussione, la faremo visionare da nuovi specialisti”. Razzismo istituzionale? “Siamo convinti che se il detenuto in questione fosse stato italiano e ricco sarebbe stato trattato in un altro modo. Saidou invece era povero e migrante, non era certo un detenuto eccellente. Un motivo per cui non sono state prese in considerazione le testimonianze raccolte, di un altro povero e migrante. Che i magistrati non hanno voluto ascoltare”.

“A dicembre in radio (Onda d’Urto, ndr), abbiamo ricevuto una telefonata di un carabiniere che aveva avuto in custodia Elhadji prima della morte. Ci ha ripetuto più volte che loro non hanno fatto niente, ma poi ha ammesso che spesso gli immigrati non vengono ascoltati perché battono sulla porta e sulle sbarre solo per andare ancora in bagno, o per fumare una sigaretta. Secondo noi purtroppo c’è questa forma mentis, questo pregiudizio, che porta alcuni agenti a pensare che gli immigrati sono solo dei rompiscatole”.
 

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