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Allarme furti e rapine in centro, parlano i commercianti: "Non siamo più sicuri"

Fervono i controlli e calano le denunce in città, ma per molti il "salotto" di Brescia è diventato meno sicuro

Piazza Vittoria, quattro del pomeriggio di un lunedì di febbraio. Due agenti di polizia controllano i documenti a tre ragazzi appostati sotto i portici, accanto alla metro. È tutto a posto: i poliziotti li salutano. Il cattivo tempo ha portato poca gente per strada, tuttavia l’attenzione è alta dopo il ripetersi di reati violenti nel quartiere. A pochi metri da qui, in via X Giornate, ci sono le due gioiellerie protagoniste delle cronache più recenti: una svaligiata la notte dopo San Faustino, l’altra rapinata in pieno giorno venerdì. 

La serranda di Rossana Gioielli, oggi, resta abbassata. Tra gli altri negozi del centro non c’è un vero e proprio allarme, il clima è però di allerta e inquietudine. "Siamo tornate al lavoro come sempre, ma la situazione non è bella", raccontano Elisa e Susanna dentro al negozio Tim, proprio accanto alla gioielleria. Loro c’erano venerdì, raccontano con ancora i brividi le urla, il tentativo di intervenire, la paura quando i rapinatori hanno estratto la pistola. "Ero fuori dalla vetrina, cercavo di capire come aiutare, quando ho visto lo sparo in aria", spiega Susanna. "La cosa più destabilizzante è stata la tranquillità con cui si muovevano: non volevano scappare, solo andarsene". Di questa brutta esperienza, raccontano le due addette alla telefonia, resta ora una sensazione di tensione costante: perché né il blocco della porta, né l’intervento - pure tempestivo - delle forze dell’ordine sono serviti a impedire la rapina. E anche se le pattuglie passano, non si sa mai chi potrà entrare nel negozio. "Bisognerebbe riportare il presidio fisso in piazza vittoria, come quando c’era il Covid", affermano. 

L'umore del quartiere: "Più insicuri nell'ultimo anno"

I fatti di venerdì hanno scosso tanti dei commercianti nel quartiere. Del resto, si tratta in gran parte di piccoli negozi, in cui si lavora in una, due persone per turno, in condizioni quindi di vulnerabilità davanti a possibili malintenzionati. C’è chi restituisce, in ogni caso, l’immagine di una zona controllata e nel complesso tranquilla. Salvatore, ad esempio, dal bancone di Marinì, gelateria da poco aperta in via X giornate: "Quando c’è stata la rapina ero sul retro, ho visto solo il momento della fuga. Mette un po’ di ansia pensare che possa succedere una cosa del genere; credo comunque che, in questa zona, siano casi isolati". Qualcuno sottolinea che i controlli si sono intensificati dopo la rapina: in effetti, nel giro di due ore si fanno vedere tre volanti della Polizia di Stato e una della locale. "Di solito li vedo passare solo nei weekend" racconta Giulia, commessa del negozio di cover per cellulari sotto i portici. 

Al di là del singolo fatto di cronaca, la percezione comune è che negli ultimi tempi qualcosa sia cambiato. "Qui non è mai successo niente, però le cose sono peggiorate nell’ultimo anno" è la testimonianza che va per la maggiore tra quanti, in centro città, lavorano da un po’. Lo raccontano alla Tim - che a onor del vero ha subito un furto nel mese di novembre -, fra le cover, alla gelateria La Pecora Nera di Piazza Vittoria. Quest’ultima si affaccia sulla parte della piazza più frequentata da quelle che molti hanno definito baby gang. "Spesso partono risse, ce lo confermano anche i colleghi dell’Italmark qui a fianco e del McDonald’s" racconta Andrea nella gelateria. "Qui non è mai successo niente, ma facciamo in modo di essere sempre almeno in due in chiusura, non mi sentirei tranquillo da solo". Gli episodi di disagio in piazza si sono fatti più intensi negli ultimi mesi, dice. "Vedremo cosa succederà questa estate, quando con il caldo le persone usciranno di più, e anche noi chiuderemo un’ora più tardi". 

Cosa dicono i dati sulla sicurezza

Il salotto di Brescia, insomma, si sente più insicuro da un anno a questa parte. Eppure, i dati relativi ai reati fotografano una città in miglioramento sul fronte sicurezza: nella relazione sull’amministrazione della giustizia nel 2023 diffusa durante l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario lo scorso 27 gennaio si legge che, rispetto al 2022, a Brescia sono in calo i furti in abitazione sia a carico di noti (da 50 a 46), che a carico di ignoti (da 1960 a 1793); lo stesso vale per le rapine a carico di ignoti (da 298 a 292), mentre crescono quelle in cui l’autore è noto, da 236 a 287. Crescono anche gli episodi di estorsione, usura, riciclaggio, ricettazione, all’interno però di un trend - stando ai dati Istat relativi alle denunce pervenute alle forze dell’ordine - che ha visto la gran parte dei reati dimezzarsi dal 2013: fanno eccezione solo le denunce per estorsione e reati informatici. Si è comunque verificato un lieve aumento dopo il periodo segnato dal Covid e dalle conseguenti restrizioni. Insomma: si delinque molto meno di dieci anni fa, ma un po’ di più rispetto al 2019. 

Ciò che in realtà segnalano i dati dell’ultimo anno è la situazione che si specchia sotto i portici di Piazza Vittoria: il disagio giovanile e minorile. La Procura minorile di Brescia segnala un aumento preoccupante di reati da strada commessi da gruppi di giovanissimi (crescono i furti da 153 a 230, le rapine da 89 a 176, le estorsioni da 32 a 40). "Non si tratta di vere e proprie strutturate realtà criminali”"sottolinea la Procura. "I ragazzi e ragazze coinvolti nelle condotte trasgressive - non solo reati, ma anche condotte di disturbo o di messa a rischio di sé - sono per lo più giovanissimi e caratterizzati da grande immaturità personale ed emotiva, unita all’assenza di autorevoli riferimenti familiari o comunque adulti". In genere i reati sono di modesta entità economica. "Tuttavia colpisce l’aggressività e rabbia che spesso connota gli autori dei reati, nonché l’esibizione di sé nella condotta delittuosa che moltissimi ragazzi fanno pubblicando sui social media le immagini delle proprie trasgressioni". 

Un punto balza all’occhio nella relazione della procura in merito al fenomeno: la consapevolezza che la risposta penale, per quanto utile, non basti. "Ferma restando la risposta penale nei casi che lo prevedono e richiedono e in relazione ai singoli individui, si conferma che si tratta di un fenomeno che ha radici in dimensioni antropologiche, sociali ed educative e non riducibile solo alle sue manifestazioni clamorosamente penali. Ciò che appare chiaro agli operatori sul campo è l’insufficienza del solo strumento penale".

Mentre in Loggia sindaca e opposizione si scornano su chi ha la responsabilità di incrementare le forze per intervenire sul fronte della repressione, manca un quadro d’intervento per incidere sulle complesse radici del problema. 

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