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Ecatombe lombarda: "In 2 mesi, 5 volte i morti della seconda guerra mondiale"

Parla il commissario nazionale all'emergenza Domenico Arcuri. Venerdì in un giorno 243 decessi, ma il Pirellone prosegue nella strada alla 'nuova normalità'

Coronavirus, aggiornamenti in diretta 18 aprile | Ultime notizie Milano e Lombardia: ancora troppi morti
Altra giornata di battaglia al Coronavirus, quella di sabato 18 aprile, per Brescia e la Lombardia tutta, che da ormai quasi due mesi fanno i conti con un'emergenza sanitaria pari - per usare le parole dell'assessore al Welfare lombardo, Giulio Gallera - a una "bomba atomica". 

I dati sui contagi continuano a essere in chiaroscuro: im regione positivi aumentano di circa mille al giorno, le terapie intensive e i reparti si svuotano, ma il conto dei morti è esageratamente alto. 

Il paragone con la guerra

E di guerra, con un paragone numerico che mette i brividi, ha parlato anche il commissario nazionale all'emergenza Domenico Arcuri. 

"Tra l'11 giugno 1940 e il 1 maggio 1945 a Milano sono morti sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale 2 mila civili, in 5 anni - ha detto sabato mattina nel corso di una conferenza stampa -. In due mesi in Lombardia per il coronavirus sono morte 11.851 civili, 5 volte di più. Un riferimento numerico clamoroso". 

"Oltre alla solidarietà che dobbiamo ai lombardi e alla consapevolezza della gravità dell'emergenza in quelle terre, dobbiamo anche sapere - ha concluso - che stiamo vivendo una grande tragedia, non l'abbiamo ancora sconfitta".

La situazione a Brescia

Cala il numero dei morti bresciani, nella giornata di venerdì. I lutti sono ancora tanti, troppi: 29 vittime, 2.135 da inizio pandemia. I nuovi contagi sono invece 212: la nostra provincia sale a un totale di 11.567, la seconda in Lombardia dopo quella di Milano Città Metropolitana, che ne conta 15.277. Terza Bergamo con 10.590, ma lì la curva dei contagi sembra aver rallentato: 'solo' 72 nuovi casi nella giornata di ieri. Rispetto al numero complessivo di abitanti, Brescia è la seconda provincia più infettata: lo 0,91% dei cittadini ha contratto il Covid-19 (di poco sotto Bergamo: 0,95%). Intanto, anche l'Istat ieri ha confermato - come se ce ne fosse bisogno - l'ecatombe bresciana: nel mese di marzo i morti sono quadruplicati rispetto allo scorso anno: 3.854 rispetto alla media di 1.038 nel triennio precedente.

Altro "caso" sull'ospedale in Fiera

Intanto, l'ospedale in Fiera a Milano, costruito da zero - con soldi privati - per rispondere all'emergenza Coronavirus continua a essere un caso. Dopo le polemiche per lo scarso utilizzo - soltanto 10 posti letto occupati dall'inaugurazione - a far discutere adesso è il presunto trasferimento di pazienti in Fiera da ospedali che non sarebbero in situazioni di emergenza. 

Il primo a sollevare il caso è stato Michele Usuelli, consigliere regionale per Più Europa-Radicali. "Gravissimo - ha scritto sabato mattina in una nota -. Ho ricevuto ormai più di una segnalazione da medici in cui mi si dice che su richiesta politica regionale, e non per saturazione posti letto nei reparti, vengono fatti trasferimenti di pazienti verso la fiera. Cari primari e direttori di ospedali: non è più il momento di assecondare supinamente i desideri della Giunta se questi non hanno un razionale clinico. Non siate complici - ha attaccato -. Martedì uno degli emendamenti che presenterò in aula chiede di rendere trasparente il criterio di trasferimento dei pazienti intubati".



 


 

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