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Cronaca Temù

Le figlie e il fidanzato restano in carcere: "Potrebbero uccidere ancora"

La decisione del Gip a seguito degli ultimi approfondimenti

Non solo potrebbero tentare di alterare le prove e depistare gli inquirenti, come in realtà già fatto, ma molto peggio: potrebbero reiterare il reato, e dunque uccidere ancora. Sono queste le motivazioni che hanno spinto il Giudice per le indagini preliminari, Alessandra Sabatucci, a confermare lo stato di arresto in carcere per Paola e Silvia Zani, le figlie dell'ex agente di Polizia locale Laura Ziliani, trovata morta dopo mesi di ricerche, e Mirto Milani, il fidanzato della figlia maggiore della donna (e amante della minore).

Le accuse di omicidio volontario

Tutti e tre sono in carcere con l'accusa di omicidio volontario: secondo quanto ricostruito ad oggi dagli inquirenti, avrebbero messo in atto un piano diabolico per eliminare la povera Laura Ziliani, e questo solo per impossessarsi dei suoi averi, per gestire le sue diverse proprietà immobiliari. Per farlo l'avrebbero narcotizzata con del broncozepam, ovvero benzodiazepina nota sul mercato anche come Lexotan. Una volta priva di sensi, o comunque incapace di reagire, l'avrebbero soffocata e uccisa (e forse a mani nude).

La scomparsa e i depistaggi

La storia che seguirà è purtroppo nota: saranno le stesse figlie a lanciare l'allarme della scomparsa della madre, l'8 maggio scorso. Saranno ancora loro a far ritrovare una scarpa, con l'intenzione di depistare le indagini. E ancora, secondo gli inquirenti, insieme a Mirto Milani avrebbero allestito altre messe in scena, senza però centrare l'obiettivo. La Procura infatti li ha prima indagati per omicidio in stato di libertà, e poi arrestati. E ora restano tutti in carcere.

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