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Sabato, 27 Aprile 2024
Coronavirus

Spostamenti tra regioni dal 3 giugno, due ipotesi e la grande paura: "È troppo presto"

Sono due le ipotesi su cui lavora il governo: saranno presentate ai governatori regionali nelle prossime ore. Per Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, "un'apertura in queste condizioni esporrebbe a rischi"

Riapertura dei confini regionali: le prossime sono ore quelle decisive. Il provvedimento del governo entrato in vigore il 18 maggio scorso prevede che da mercoledì 3 giugno non ci sia più alcuna limitazione, ma una decisione definitiva non è ancora stata presa. E tutto dipende dai nuovi dati del monitoraggio settimanale sull'andamento dell'epidemia elaborati dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di Sanità (Iss).

A pesare, sulla decisione del governo, non sarà un solo elemento ma ventuno indicatori "sorvegliati speciali" che permetteranno di definire se in un regione le condizioni sono positive o di allerta.

Durante l'audizione di venerdì mattina in Commissione Bilancio della Camera, il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro ha detto che "abbiamo superato la curva di picco dell'infezione, siamo nella parte di discesa e in una fase di controllo della situazione, ma questa fase richiede un'attenzione particolare nell'identificare ed isolare precocemente i casi sospetti". Questo significa, ha ribadito Brusaferro, "sistemi di monitoraggio e capacità di risposta sanitaria ad eventuali focolai". E "con la prossima settimana ci avviamo a una sfida sarà ancora più importante perché sarà liberalizzata la mobilità tra regioni e anche quella internazionale", ha aggiunto Brusaferro in vista della ripresa degli spostamenti tra regioni e Stati dell'Ue prevista per il 3 giugno.

Riaprire subito, o attendere ancora una settimana?

Le ipotesi per gli spostamenti tra le regioni su cui sta lavorando il governo sarebbero due e verrano presentate nella giornata di venerdì ai governatori regionali in videoconferenza. La prima prevede spostamenti liberi e generalizzati tra regioni dal 3 giugno, la seconda invece consiste in un rinvio  della riapertura dei confini regionali di una settimana. Non solo per i territori più a rischio, come la Lombardia, ma per tutti. Insomma, le regole dovrebbero essere le stesse per l'intera nazione. Sfuma quindi l'ipotesi di una riapertura a macchia di leopardo. Il rinvio di una settimana sarà probabilmente preso in considerazione se i dati dei prossimi giorni sul contagio non dovessero essere positivi.

E secondo alcune indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, dopo la bocciatura del passaporto sanitario, resta ancora sul tavolo l'opzione di una sorta di quarantena breve per chi va in alcune aree. Di cosa parliamo? Il governo cerca una mediazione tra le regioni del Sud e le due sotto osservazione del Nord, ovvero la Lombardia e il Piemonte. Alcune regioni del Sud in questi giorni hanno più volte "minacciato" di far entrare sul proprio territorio solo chi si presenterà con un test sierologico effettuato nei giorni precedenti. Possibilità respinta con fermezza dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia. Ecco perché starebbe prendendo corpo l'ipotesi-compromesso di una quarantena breve a cui sottoporsi per spostarsi da una regione all'altra: quattro o cinque giorni che possano escludere il contagio.

"Lombardia, Liguria e Piemonte non possono riaprire"

Secondo la Fondazione Gimbe - istituto indipendente che si occupa di ricerca in ambito sanitario presieduto da Nino Cartabellotta -  però è troppo presto per riaprire la Lombardia, la Liguria e il Piemonte perché l'incidenza dei nuovi casi rispetto ai residenti in queste regioni "è nettamente superiore". 
Un altolà che si basa sull'analisi post lockdown condotta autonomamente della Fondazione che ha definito rischiosa l’ipotesi di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, "accettando" l’eventuale decisione delle regioni del Sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio. E non sono mancate le accuse, pesanti, a Regione Lombardia. Cartabellotta ha accusato il Pirellone di fare "magheggi sui numeri, per la smania quasi ossessiva nel riaprire" ed è stato querelato dalla Regione.

Il governatore Fontana spinge infatti per una riapertura dei confini regionali: "I dati sono in miglioramento rispetto alle precedenti stime. Questo vuole dire che la situazione sta sostanzialmente migliorando. Ritengo quindi che, in previsione del provvedimento governativo nel quale si stabilirà la riapertura della circolazione tra le diverse regioni, la Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento." Ha infatti dichiarato giovedì pomeriggio il presidente di Regione Lombardia.

Ricciardi: "È troppo presto, troppi rischi"

Secondo Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, "è troppo presto per prendere una decisione. Un'apertura in queste condizioni esporrebbe a rischi. Bisognerebbe riaprire quando si è certi che i dati" dei contagi da Covid-19 "siano validi". In un'intervista a La Repubblica l'esperto frena, spiegando che "la politica può prendere decisioni se è certa dei dati. La scelta è giusta se si basa su indicatori giusti, ma in questo caso potrebbero non essere solidi". E "se i numeri non sono certi, si finisce per fare scelte che possono non essere corrette". Con le prime riaperture della fase 2 dell'emergenza Coronavirus, quelle del 4 maggio, "finora è andata bene soprattutto grazie al comportamento degli italiani, che stanno evidentemente rispettando le buone regole per evitare i contagi - osserva Ricciardi -. E' importante però non abbassare la guardia proprio per non vanificare i sacrifici fatti. Quanto alle riaperture del 18 maggio, dobbiamo aspettare ancora qualche giorno", anche perché "in alcune regioni del Nord si vede un po' di movimento".

L'osservata speciale è soprattutto la Lombardia, la regione più colpita da Covid-19: "Hanno 20mila positivi a domicilio - fa notare Ricciardi - senza contare gli asintomatici che non sanno di essere contagiati. Questi dati invitano alla massima prudenza. Poi il decisore è politico. La Corea ha chiuso con 70 casi e la Cina con 40".

Fonte: Today.it


 

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