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Foto dallo spazio: le spettacolari immagini (anche bresciane) della "Testa di Cavallo"

Lo scatto pubblicato dal portale internazionale Aapod2

C'è anche il bresciano Giulio Davide Frugoni, imprenditore agricolo e titolare dell'azienda Terre di Costalunga, in città, nel trittico di “astrofotografi” selezionati per la "Pic of the day", l'immagine del giorno, dal portale internazionale Aapod2, acronimo appunto di Amateur Astronomy Picture of the Day: attivo sul web e sui social, Aapod2 si pone l'obiettivo di raccogliere e archiviare le migliori immagine astronomiche a livello amatoriale.

"Unveiling the Horsehead Nebula in IC 434"

Tra queste, come detto, c'è anche lo scatto “Unveiling the Horsehead Nebula in IC 434”, pubblicato l'11 gennaio scorso e realizzato dal bresciano Frugoni insieme a Luca Dinoi di Martina Franca (Puglia) e Marcello Carrieri. L'immagine (spettacolare: guardare per credere) ritrae la nebulosa IC 434, nella costellazione di Orione: “Grazie alla sua presenza – scrive Luca Dinoi – è possibile osservare la famosa nebulosa Testa di Cavallo, una nube oscura che si sovrappone ad essa sulla nostra linea di vista”.

“Si tratta – continua Dinoi – di una regione H II che si estende a sud di Alnitak, sul bordo sud-occidentale della grande nube di Orione B: ha una forma molto allungata in direzione nord-sud e riceve il vento ionizzante direttamente dalla stella σ Orionis, luminosa membro della grande associazione Orione OB1”.

Telescopi, fotocamere e software

Lo scatto è stato realizzato il 6 gennaio scorso a Martina Franca, a partire due telescopi Tecnosky APO Triplet e un Newton 16” Carbon, con fotocamere Omegon VeTec 571C, Omegon 571M e Player One Poseidon M pro, vari filtri e accessori, software di rielaborazione, telescopio e fotocamera guida: foto amatoriale, lavoro da professionisti. 

“La nebulosa raggiunge i 70' di lunghezza – continua Dinoi – ed è facilmente visibile in foto a lunga esposizione o immagini CCD, sebbene il suo spessore sia solo di pochi minuti d'arco. La temperatura della regione è stata misurata utilizzando varie metodologie e sfruttando diversi rapporti di radiazione, ottenendo inizialmente valori compresi tra 8000 K e 7600 K; successivamente tale valore è stato ridotto a 3360 K e anche meno a seconda della mappa presa a riferimento. Uno studio sulla temperatura elettronica condotto nel 1992 ha invece fornito un valore più simile ai precedenti, che si aggira intorno ai 6000 K”. 

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