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«Articolo 18? Una battaglia di civiltà!» 1100 vittime da non dimenticare

Carlo Soricelli e l'Osservatorio Indipendente di Bologna, le morti bianche in Italia non devono mai più passare in secondo piano. Un 2011 drammatico, e la Provincia di Brescia che detiene il tragico primato

Metalmeccanico da sempre, poi la pensione. La passione per la scultura e la pittura, una casa museo, tanti libri sul lavoro e sull’arte, due figli e una moglie con cui è sposato da quasi 40 anni. Altro che i falsi valori della famiglia che spesso ci propinano quelli che di famiglie ne hanno due o tre. Carlo Soricelli è solo questo, ma anche molto di più, e dall’Osservatorio Indipendente sulle Morti per Infortuni sul Lavoro di Bologna prova a riaccendere la luce su quello che è un problema italiano che in molti sottovalutano, che in molti non vogliono nemmeno conoscere. Grazie al lavoro quotidiano dell’Osservatorio la luce si fa più forte, il bilancio (drammatico) più preciso. Nel 2011 un tragico resoconto quello delle morti bianche, in itinere o sui luoghi di lavoro, più di 1100 vittime ben distribuite lungo tutta la penisola, e il macabro record che purtroppo spetta alla Provincia di Brescia.

Più di 20 morti nel 2011, e una conta che non si ferma e che proprio due giorni fa piange un agricoltore morto a Pezzazze, schiacciato ancora una volta da quel maledetto trattore. “Spesso si crede che si muoia nelle fabbriche, o nelle zone più industrializzate – spiega Soricelli – ma in realtà a morire sono soprattutto edili e agricoltori, quasi il 60% del totale. Nelle industrie da migliaia di addetti i morti si contano sulle dita di una mano, dove c’è un sindacato (qualunque esso sia) esiste sia il controllo che la sicurezza”. Ma dove c’è precariato, dove i contratti sono quelli che sono, allora le cose vanno peggio, molto peggio.

Per questo l’Osservatorio continua nella sua battaglia in difesa dell’Articolo 18: “Se mai verrà abolito, sarà un macello. Quando c’è la possibilità di licenziare si perde in sicurezza, si perde in controllo. Questa è una battaglia di civiltà”. Una battaglia che si aggiunge alle lotte che i lavoratori già affrontano e che dovranno ancora affrontare, in vista di un 2012 di recessione e un 2013 in cui recessione non sarà, ma poco ci manca. “Giovani e non giovani, sono tutti precari. Le difficoltà le vivono proprio tutti, anche quelli con il posto fisso. Come si fa a combattere, a difendere i propri diritti e i propri salari, quando più di un terzo della fabbrica non sciopera perché ha paura di essere licenziato?”.

L’esclusione della FIOM dalla fabbriche Fiat è stata giudicata da più parti come un precedente pericolosissimo. Ma gli altri sindacati, che hanno firmato i nuovi accordi? “Ma quelli non sono sindacati! Sono sindacati servi, come un tempo lo erano i sindacati gialli. CISL e UIL hanno firmato di quelle cose.. ma come fai a firmare contro un altro sindacato, ma come fai a firmare contro gli stessi interessi delle persone che dovresti rappresentare?”. Anche a Brescia la lotta continua, sarà difficile ma “non bisogna arrendersi”. Perché prima o poi, alla FIAT ma non solo, “gli scoppia in mano tutto”.

E Brescia? “Una città così bella, così moderna, una Provincia carica di storia.. Una Provincia dove fino a 20 anni fa c’era una FIOM fortissima, gli industriali bresciani avevano perfino paura del sindacato! Mi fa un po’ dispiacere vedere che i bresciani siano amministrati da un partito come la Lega, che è di un’ignoranza, una grettezza incredibile, un’incapacità di analisi fuori dal comune. Fino ad oggi se la sono cavata grazie a Berlusconi che gli ha dato una visibilità esagerata, anche a Brescia hanno una sovraesposizione politica che certo non rispetta la loro reale capillarità sul territorio”.

“Purtroppo anche molti operai ci sono cascati, hanno creduto alla loro politica urlata. La Lega e Berlusconi hanno fatto una vera lotta di classe contro gli operai, contro il mondo del lavoro. Ma almeno su questo sono ottimista, la gente ora comincia a rendersene conto”. Saranno tempi durissimi ma non bisogna mai abbassare la testa. “Questo lo dico sempre, soprattutto ai giovani. Se non ci si muove adesso tra dieci anni si lavorerà in un regime di semischiavitù. Bisogna difendere i propri diritti, non è che sono caduti dal cielo! Ci sono stati decenni di lotte, scioperi, reparti confino.. in tanti sono pure morti”.

“L’ho detto e mi ripeto, mai arrendersi. Abbiamo bisogno di un risveglio generazionale di quelli veri, provate a immaginare se i precari decidessero di fermarsi e scioperare, quattro milioni di lavoratori possono bloccare il Paese! Guardate che i padroni non sono sempre buoni, anzi. Non sono buoni per niente”.

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