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Rolfi: "Castelletti si sta nascondendo, alcuni temi la imbarazzano e tace"

Intervista al candidato sindaco del centro-destra, che ci racconta i suoi progetti per la città (e risponde agli attacchi)

Completo blu, eleganti occhiali da vista e l'immancabile sorriso. Incontriamo Fabio Rolfi, in corsa per le prossime amministrative, nel primo pomeriggio di martedì 2 maggio all'interno del Crystal Palace. Ha appena terminato di stringere mani e presenziare a un comizio sulle questioni economico-finanziarie più urgenti a cui dare risposte. Sta affrontando il tour de force di impegni elettorali, ma c'è tempo anche per una lunga intervista. Ex vicesindaco di Brescia (ai tempi della giunta Paroli) e poi a lungo assessore regionale all'agricoltura, la sera prima di incontrarci era all'Hub di Casazza, circondato da tutti i ministri leghisti dell'attuale governo (Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara e Alessandra Locatelli) e dal governatore lombardo Attilio Fontana: tutti pronti a sostenerlo per la corsa verso palazzo Loggia. Nato nel novembre del 1977 e cresciuto al villaggio Badia, dall'esperienza milanese degli ultimi dieci anni ha anche preso spunto per disegnare la sua idea di città.

1000 euro per ogni nuovo nato, anche straniero

Che città trova e come immagina la sua Brescia del futuro?

"Brescia è la città nella quale abito da sempre e che quindi conosco bene. Ha cura dell’ordinaria amministrazione, ma ha dimenticato di lavorare sui grandi progetti: parlo del recupero delle aree dimesse e di come interrogarsi rispetto al grande cambiamento determinato dall’alta velocità, in rapporto con Milano, e alle risposte da dare ai tantissimi ragazzi: oltre 20mila in 10 anni, che hanno scelto di andare a vivere altrove per ragioni di studio o lavoro. È una città che ha grande necessità di ritornare ad essere ascoltata: le richieste e le sollecitazioni che arrivano dai quartieri e dai cittadini sono spesso inascoltate. Dalla sicurezza, ai servizi di periferia: intendo dare risposte concrete agli anziani soli e alle famiglie in difficoltà. Sono queste le motivazioni che mi hanno spinto a lasciare la Regione e dedicarmi alla mia città”.

Quali sono i primi provvedimenti che intende prendere, in caso fosse eletto, e su quali temi la sua possibile giunta dovrà porre inizialmente l’attenzione?

"L’ascolto sarà un approccio di tutta l’amministrazione. Il primo provvedimento che intendo prendere è senz’altro il piano comunale per la maternità. Bisogna tornare a investire sulla famiglia con un premio alla nascita di mille euro per ogni bimbo o bimba che nasca a Brescia, da genitori stabilmente soggiornanti sul territorio, indipendentemente dalla loro nazionalità. Ma non solo: a corredo ci saranno una serie di servizi integrativi: penso all’albo comunale delle babysitter; a un servizio di doposcuola da costruirsi negli oratori e rivolto anche agli studenti delle scuole superiori. Ci sono esperienze da ammirare in altre città, con servizi di volontariato che abbattono i costi delle famiglie per le ripetizioni e aiuto compiti. Ma penso anche ad un assegno Comunale per la scuola, cioè un contributo, ovviamente in base alla fascia Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), quindi non per tutti, che può andare ad integrare quello Regionale per aiutare le famiglie a sostenere le spese scolastiche. Un approccio a supporto della famiglia, in modo tale che chi decide di mettere al mondo un figlio venga aiutato dalla nascita al compimento dei 18 anni: non è semplicemente un investimento privato, ma un investimento sul futuro di una comunità, di una città. Quindi, in sinergia con le politiche annunciate dal governo, e che spero vada fino in fondo (parlo della detassazione per le famiglie) il Comune deve fare la sua parte".

La sua principale sfidante, Laura Castelletti, ha dichiarato che lei si nasconde dietro le liste civiche, negando il suo passato con la giunta Paroli e che, fra un po', dirà persino di non essere mai stato leghista. Cosa le risponde?

"Non nego niente: io sono di centrodestra e da sempre iscritto allo stesso partito (la Lega Nord, ndr) e non ne ho cambiati diversi, come ha fatto lei. Lunedì sera al mio fianco c’era mezzo governo, oltre a tutta la delegazione dei ministri della Lega è arrivata anche Giorgia Meloni. Prendo atto che nessuno viene a sostenere Laura Castelletti. Per cui l’appartenenza è dichiarata, semplicemente siamo andati oltre: abbiamo coinvolto un gran pezzo di città che non si identifica nei partiti e che ha scelto di stare con noi. Questo è il segno di un progetto di città vincente, attrattivo e trasversale. Mi pare che sia lei che si nasconde, anche su alcuni temi in cui crede e che è probabilmente imbarazzata a trattare: ad esempio questioni etiche, come l’utero in affitto e il Gay Pride, che pareva le stessero molto a cuore, ma che ora dimentica di palesare, visto l’imbarazzo che prova a parlarne".

Metro in provincia e treni suburbani

C'è poi il capitolo ambiente, tra i più cari ai bresciani. L'aria che si respira in città è tra le peggiori d’Europa e poi c'è il caso Caffaro. Cosa intende fare per questi due aspetti?

"Nei 10 anni di governo della città da parte del centro-sinistra, con Laura Castelletti vicesindaco, la Caffaro è rimasta ferma: non è stato fatto nulla. È vero che a fine maggio uscirà la gara per individuare il soggetto che farà la bonifica, ma lo dobbiamo al lavoro fatto da Regione Lombardia e dal commissario Nova, scelto dal Pirellone. Manca un progetto di recupero delle aree agricole a Sud della Caffaro: noi diciamo, con convinzione, da tempo che bisogna lavorare sul progetto di un bosco urbano, cioè creare un’area che diventi un polmone verde della città, un esempio innovativo di agri bonifica. Sul tema della qualità dell’aria è stata la stessa agenzia europea dell’ambiente a certificare una situazione pessima per Brescia: 357 esima città, a livello delle città polacche che estraggono il carbone. È un dato eloquente, soprattutto in un contesto che vede la situazione in progressivo miglioramento nel resto d’Italia. Cosa fare? Innanzitutto smetterla con gli slogan: Castelletti e Del Bono non hanno risolto nulla. Noi prevediamo misure strutturali come estendere la metropolitana in provincia, verso Est e verso Nord, recuperare in chiave suburbana le ferrovie che collegano Brescia con il Sebino, Parma e Cremona per dare un’alternativa alle 200 mila auto che entrano in città ogni giorno e che sono la principale causa, oltre al riscaldamento, del peggioramento della qualità dell’aria. In dieci anni non si è fatto nulla, neanche il progetto di estendere la metro in provincia. Inoltre, va indagata meglio l’incidenza della pessima aria sulla salute. Sono anni che si parla di uno studio epidemiologico e non si è mai fatto: sarà il primo impegno che mi prendo una volta eletto. Voglio che si conosca la qualità dell’aria e l’incidenza sulle malattie cancerogene e respiratorie tramite uno studio di Ats e dell’università di medicina per avere dei dati oggettivi, quartiere per quartiere, da cui si possa partire a fare politiche mirate, altrimenti si parla di aria fritta".

Castelletti ha dichiarato che, se fosse per lei, il Parco delle Cave non sarebbe mai nato. Cosa le risponde?

"Castelletti continua a parlare con la testa rivolta al passato: è una narrazione che fa venire il latte alle ginocchia. Non è vero: non può sapere cosa avrei fatto in dieci anni, non ho mai fatto il sindaco (di fatto, era il sindaco in pectore, visto che Paroli era spesso a Roma, ndr). Bisogna guardare al futuro: tutti i Plis della città (Colline, Mella, Cave) vanno trasformarti in un parco regionale, sovracomunale. Un ente autonomo che possa partecipare ai bandi comunitari e regionali da gestire in maniera unitaria con i comuni dell'hinterland. Altrimenti il rischio è di andare avanti a spizzichi e bocconi: il parco delle Colline non è gestito ed è incompleto, Botticino e Gussago sono ancora fuori. Milano ad esempio è circondata da Nord a Sud da una grande parco regionale, Bergamo ha il parco dei Colli che è regionale. Anche da questa ripartizione economica il Comune è escluso perché si continua a ragionare in maniera autoreferenziale da piccola città provinciale che Brescia non è".

Pattugliamenti di quartiere

Il questore di Brescia, Eugenio Spina, presentando i dati sui reati da aprile 2022 e marzo 2023, ha reso noto che i furti nell'ultimo anno sono stabili nonostante la fine delle restrizioni covid (si è passati da 1.199 a 1.219). Pensa davvero che ci sia un'emergenza sicurezza?

"Le statistiche, che sono inconfutabili, mi interessano relativamente: a me basta parlare con la gente. La città si sente insicura, basta parlare con chi abita o lavora nella zona della stazione. Io devo fare in modo che la gente si senta sicura dove lavora e abita: perché ciò avvenga i cittadini devono vedere gli uomini in divisa sulle strade dei quartieri".

La questura parla di 9mila servizi svolti dal centro alle periferie, in cui sono state identificate 34.638 persone e controllati 9.959 veicoli. Davvero sono numeri insufficienti? A quali progetti sta pensando?

"Tornerà il pattugliamento di quartiere con gli agenti della polizia locale e lavorerò con il prefetto per avere un dispositivo multi forze in tal senso, in modo tale che la divisa sia più presente sul territorio. Chiederò al governo di incrementare i distaccamenti delle forze di polizia a Brescia, attraverso un nuovo patto per la sicurezza. Parlerò con il ministro Piantedosi affinché anche Brescia venga inserita nel novero delle città in cui dislocare più agenti e militari a presidio dei luoghi sensibili. E poi quartiere della prossimità significa presenza delle istituzioni: organizzare eventi e iniziative culturali non solo nel centro storico; attenzione al piccolo commercio; ai servizi per la gente e gli anziani e controllo dei parchi. Più controlli significa anche più sanzioni: non dobbiamo avere il polso debole e chi non rispetta le regole, le leggi, il decoro urbano e vandalizza la città deve essere punito. Non arretreremo: ipotizziamo, laddove i colpevoli siano minori, di sanzionare i genitori, attraverso una modifica del regolamento di polizia urbana. Se un minore si rende responsabile di qualcosa, non vale l’impunità, sanzioneremo i genitori".  

Al Freccia Rossa una "Cittadella amministrativa"

Una delle situazioni più critiche, in tema sicurezza, è quella dell’area attigua all’ormai ex centro commerciale Freccia Rossa. Cosa può fare il Comune per recuperare l’area?

"La funzione commerciale cesserà: il centro commerciale, voluto e votato dal centro-sinistra e da Laura Castelletti, non potrà più essere rilanciato perché il contesto economico è cambiato e si ripeterebbe l’errore di dare un’alternativa estremamente competitiva alle attività del centro storico. La proposta, coraggiosa e difficile, di recupero dell’area che sottoporremo alla proprietà del centro è quella di trasformare il Freccia Rossa in una casa dei tanti servizi comunali che oggi sono dispersi in più sedi, che andrebbero tra l’altro ristrutturate. Una sorta di cittadella amministrativa, servita da parcheggi, metro e treni. Generando così in quella zona una presenza di centinaia, forse migliaia, di dipendenti e fruitori del servizio pubblico, dando così valore urbanistico, immobiliare e commerciale all’area che sta morendo. Ci confronteremo con la proprietà, ma non procederemo con acquisizioni, casomai con permute di immobili comunali".

Consulta delle comunità immigrate e consigliere dedicato

Quando è stato vicesindaco di Paroli si è spesso concentrato sul tema immigrazione. Ricordo, tra le altre cose, la sua guerra contro il bonus bebè ai migranti e le proteste sfociate nell’occupazione della gru. Crede che l'immigrazione sia ancora un problema e sia più una risorsa?

“Il premio alla nascita che elargirò qualora diventerò sindaco vale per tutti: italiani e residenti stranieri con regolare permesso di soggiorno. A differenza dei miei avversari, che guardano al futuro con la testa di 30 anni fa, quando sono entrati in consiglio comunale ai tempi di Tangentopoli, pur provenendo dalle file dei partiti coinvolti nello scandalo, io guardo avanti. Il problema della città è demografico: se vogliamo crescere e continuare ad essere interessanti e attrattivi per le attività economiche e le imprese dobbiamo fare figli. Il nostro obiettivo è costruire una città culturalmente positiva e ben preposta verso la famiglia. Aiuteremo chi vuol farli: che siano italiani o stranieri, purché regolarmente soggiornanti e non turisti di passaggio, quindi immagino la carta di soggiorno come strumento principale per ottenere il premio alla natalità. Molte comunità immigrate guardano più a noi che al centrosinistra e lo testimonia il fatto che ci sono diversi candidati stranieri nelle nostre liste. Gli scontri che ci furono all’epoca furono con l’associazione Diritti per Tutti che non è guidata da immigrati, ma da noti rappresentanti del comunismo militante con i soldi di papà. Spero che non tornino quei momenti: non saremo noi a cercare la tensione sociale, anzi facciamo una proposta di grande inclusione sociale. Tra i punti del programma c’è la creazione di una consulta delle comunità immigrate che mi piacerebbe avere accanto per discutere in maniera trasparente le loro esigenze, così come prevediamo un consigliere comunale delegato ai rapporti con le comunità immigrate che auspico sia uno dei tanti candidati stranieri presenti nelle nostre liste, anche per occuparsi delle cose concrete. In dieci anni di guida del centro-sinistra non è comparsa una tettoia a protezione delle famiglie che sono in coda in questura - sotto l’acqua, la neve, il sole - per ottenere il permesso di soggiorno. Piccole segni di attenzione alle persone, indipendentemente da dove provengono, noi con concretezza vogliamo occuparci anche di questo".

In ultimo, ci dica perché i bresciani dovrebbero votare lei?

"Per guardare in avanti, al futuro, alla città da costruire per le future generazioni: più ambiziosa, che non abbia paura ad affrontare le grandi sfide, che allarghi gli orizzonti e che vuole essere più attenta e vicina alle esigenze concrete dei bresciani e non li guardi dall’alto verso il basso: è questa la città che mi sento di potere rappresentare, avendo un’estrazione popolare. Sono nato e vissuto in quartiere - conclude con una nota di orgoglio - e avendo maturato un’esperienza che va oltre i confini della città nella mia attività politica e istituzionale: questo è il motivo per cui chiedo il consenso. Dopo 30 anni in cui, pur cambiando le casacche ci sono sempre state le stesse persone, c’è bisogno di alternanza".

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