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Politica

"Rolfi mai visto a Brescia prima della campagna elettorale. Noi pianifichiamo e realizziamo"

Intervista alla candidata sindaco Laura Castelletti

Strappata (dalla sua addetta stampa) alla comitiva di studenti in visita a palazzo Loggia, ai quali – come richiesto dall'insegnante di turno – stava facendo gli onori di casa, Laura Castelletti (sindaco in pectore di Brescia da quando Del Bono è consiglio regionale) ci riceve nel suo ufficio. 

Gli scatoloni accanto all'imponente scrivania nera sono quasi pieni: sta raccogliendo documenti ed effetti personali in vista dell’imminente e inevitabile trasloco che l'aspetta dopo il 15 maggio: a decidere se si trasferirà al piano superiore della Loggia, dove si trova l’ufficio del Sindaco, o altrove, saranno i cittadini.

Abbigliamento casual, ma curato, l’atteggiamento cordiale e amichevole che la contraddistinguono da sempre, discute degli ultimi dettagli dell’agenda quotidiana con il suo staff – oltre ad occuparsi della campagna elettorale, deve amministrare la città e seguire la regia di Brescia Capitale della Cultura – prima di sottoporsi alle nostre domande.

Risponde con franchezza, facendo anche ricorso all'autoironia per replicare a una tra le tante accuse che le rivolge il suo principale avversario Fabio Rolfi (ma non è il solo a farlo). È talmente abituata ad essere etichettata come radical chic, che si è fatta incidere l'espressione sul vistoso anello che porta sempre al dito. 

È palese che la sfida per la poltrona da sindaco sia tra lei e Rolfi. Qual è la principale differenza tra la sua idea di politica di governo della città e quella dell'esponente leghista?

"La mia idea è quella di una città che guarda al futuro in continuità con il lavoro di questi ultimi dieci anni. Abbiamo già dimostrato come lavoriamo: pianifichiamo, individuiamo le priorità, progettiamo e realizziamo. Noi puntiamo a fare diventare Brescia un modello di città europea delle buone pratiche: una città che sa guardare e agire sulla transizione climatica. Tutti si lamentano della questione ambientale, ma noi abbiamo una strategia, che stiamo già attuando. Prima di noi nessuno aveva mai bonificato un centimetro quadrato del territorio". 

Rolfi afferma che non è stato fatto nulla per risolvere la questione Caffaro e che i fondi sono stati sbloccati grazie all’intervento della Regione. Cosa risponde?

"Nei 5 anni in cui Rolfi era vicesindaco, per la Caffaro e le bonifiche è stato fatto meno di zero. Noi abbiamo bonificato 8 aree e sono pronti altri 3 progetti: abbiamo messo le risorse del nostro bilancio per le bonifiche, poteva farlo anche lui nei 5 anni in cui ha amministrato e non l’ha fatto. Per la Caffaro abbiamo trovato le risorse che non c’erano e ottenuto il commissario e si arriverà a breve alla gara di appalto per la bonifica. Ai bresciani dico: 'Guardate cosa ha fatto lui e quello che abbiamo realizzato noi'. Per trasformare l’area in un grande parco verde ci vorrà del tempo, che è difficile da quantificare, dato che non sappiamo cosa si potrà trovare in un terreno inquinato".

Pessima qualità dell’aria: le sue idee per ridurre il traffico su ruote e le emissioni?

"La pessima aria non è un problema solo di Brescia: lo è dell’intera Lombardia e sul trasporto pubblico locale la Regione non sta facendo investimenti ed è in costante deficit di risorse anche nei confronti della nostra metropolitana. Dovrebbero pagare un corrispettivo, che prima non pagavano, ora è insufficiente. Noi abbiamo intercettato 360 milioni di euro a livello nazionale: ci sono stati assegnati per il tram elettrico di superficie che dalla Fiera-Pendolina attraverserà l’area ovest della città e arriverà alla stazione ferroviaria. Abbiamo pronti altri due progetti: quello per coprire il quartiere di Sant’Anna e poi il prolungamento verso la zona est e il museo della 1000 Miglia. Inoltre, abbiamo investito per incrementare i posti auto nei parcheggi scambiatori: i lavori sono in corso alle stazioni della Poliambulanza e del Prealpino. Il prolungamento della metropolitana non è invece una competenza diretta dell’amministrazione comunale, ma è sovracomunale. Noi possiamo sostenere un accordo di programma che coinvolga la Provincia, i Comuni e la Regione. Ma vanno trovate le risorse per costruire il prolungamento e poi anche per gestirla: ricordo che la metro costa 5 volte di più rispetto al tram".

Tra i cavalli di battaglia di Lucà c’è la chiusura della terza linea dell’inceneritore. Le sembra una strada percorribile?

"Assolutamente no. E poi chi vuole chiudere il termovalorizzatore mi deve dire quale alternativa c’è per i rifiuti. Io ho ancora nella mente l’epoca in cui c’erano le cave colme di scarti intorno alla città. Bisogna metterci in testa che il termovalorizzatore non è un mostro: ci ha permesso di non aver una provincia e una città groviera, piene di immondizia. Abbiamo un osservatorio – nel quale siedono tecnici, Arpa, la proprietà, il comune, gli stakeholder e i consigli di circoscrizione – che monitora costantemente quanto avviene. La volontà di diminuire la presenza di rifiuti c’è, ma non dimentichiamoci che A2A, con i suoi dividendi – passati in questi 10 anni da 11 a 71 milioni di euro – sostiene in parte il bilancio sociale della città. Bisognerebbe saperlo. Casomai dobbiamo investire in tecnologia per migliorare la qualità: siamo nei parametri, ma dobbiamo fare sempre meglio". 

Rolfi la accusa di guardare i bresciani dall’alto in basso, ricordando con orgoglio di essere cresciuto alla Badia, e che in questi ultimi 10 anni le richieste dei cittadini sono rimaste inascoltate, come gli risponde?

"Io sono nata in Crocifissa di Rosa e sono stata allevata da mia nonna in Porta Milano. Ho sempre frequentato tutte le zone della città e da vicesindaco ho seguito progetti e realtà associative di tutto il territorio. In questi 10 anni, la città l’ho vissuta nella sua completezza: girando in centro come in tutti i quartieri, costantemente: però non ho mai visto e incontrato né Rolfi né Lucà. Uno perché era a Milano a fare l’assessore regionale e a occuparsi di agricoltura, l’altro perché prima della campagna elettorale non sapevo chi fosse. Non mi interessa quello che pensa di me Rolfi, a me interessa cosa pensano i cittadini del lavoro di questi 10 anni: credo di avere aiutato Del Bono e la coalizione a trasformare Brescia in una città diversa, dove si vive meglio. Saranno loro a valutare non dove sono nata e vissuta, ma come ho lavorato, se sono stata onesta e trasparente, se mi sono impegnata e li ho ascoltati: questa è la differenza vera tra me e Rolfi. Quando non hanno più nulla da dire mi accusano di essere radical chic". 

Rolfi la accusa, anche, di nascondere le sue posizioni su alcuni temi etici che la imbarazzano, come il gay pride e l’utero in affitto. Buona parte del programma del suo rivale è incentrato sul sostegno alle nascite. Quali sono le sue idee per fare fronte alla crisi demografica?

"Se c’è una persona in questa città che sui temi etici non si è mai nascosta e mai imbarazzata, quella sono io. L’ho fatto più volte, scontrandomi violentemente in consiglio comunale con una Lega conservatrice e retrograda. Ho sempre partecipato al Pride di Brescia, quindi non mi sono mai nascosta. Credo che 1000 euro ad ogni nuovo nato, 200 - 300 euro agli anziani (non si capisce bene la cifra, ma 100 euro fanno la differenza in un bilancio familiare) siano una risposta immediata, ma poi? In politica non esistono solo il qui e ora, esiste una strategia di medio-lungo termine. Questa è la differenza più profonda tra me e Rolfi: io sono abituata a pianificare, progettare e realizzare. Noi in questi 10 anni abbiamo investito 15 milioni di euro per offrire servizi di continuità, non la paghetta, che sono quelli che danno la sicurezza e la garanzia di dignità alle persone".

Rolfi dice che lei ha dimenticato le periferie nel programma di Brescia Capitale della Cultura. Lucà parla di occasione sprecata. Cosa risponde?

"Siccome né Rolfi né Lucà vivono e conoscono la città, e arrivano solo per la campagna elettorale, non sanno neppure del bando cultura di prossimità per i quartieri che è stato fatto e ha avuto un’altissima partecipazione, creando rete di territorio. Tutti i quartieri hanno partecipato e sono nati dei progetti bellissimi che ora stiamo realizzando".

C'è poi il problema casa. Le liste per accedere agli alloggi popolari sono molte lunghe e spesso tante famiglie sono costrette ad occupare. Lucà, per incentivare i proprietari ad affittare, propone un aumento della tassazione. Cosa ne pensa?

"Il tema della casa sarà centrale nei prossimi 5 anni. L’amministrazione comunale ha riqualificato 350 appartenenti di sua proprietà per poi rimetterli sul mercato e andare incontro alle esigenze delle fasce più deboli. E così continuerà a fare. Dove c’era la Tintoretto, che noi abbiamo abbattuto, nascerà un grande isolato con diversi servizi e 235 dei 275 appartamenti totali saranno in canone calmierato; gli altri di housing sociale. Abbiamo immaginato una formula nuova: molti degli alloggi sfitti sono di proprietà di persone che li hanno avuti in eredità, ma non hanno un reddito che gli permetta di ristrutturare e rimetterli sul mercato. Noi vogliamo chiamare i proprietari e l’agenzia della casa ad un tavolo, offrendo l’abbattimento degli oneri di urbanizzazione e lavorare sulla detassazione per rimetterli sul mercato, in canone concordato, per 10 anni. Poi bisogna anche capire che strategia ha Aler, altrimenti si fanno valutazioni diverse sulla gestione del patrimonio immobiliare”.

Sempre Lucà ha invitato sia lei che Rolfi a rendere pubbliche l’ammontare delle risorse spese in campagna elettorale, dichiarando anche da chi provengano i finanziamenti e suggerendo un possibile legame tra i sostenitori privati delle campagne e le possibile nuove nomine nelle aziende partecipate? Lo farà?

"Esistono delle regole di legge che ci obbligano a presentare i conti e le spese delle campagne elettorali, e sono quelle a cui mi atterrò. Le nomine vengono fatte vagliando i curriculum attraverso i comitati di valutazione e a quelli ci siamo sempre attenuti in questi 10 anni".

Perché i bresciani dovrebbero darle ancora fiducia?

"Perché hanno visto come abbiamo governato in questi anni, hanno visto il mio impegno, le promesse che sono state fatte essere poi mantenute e i risultati ottenuti. E soprattutto hanno visto la città trasformarsi e accrescere la sua qualità di vivere: è una corsa verso il futuro che non può fermarsi e soprattutto arretrare come invece rischiamo con altre scelte. Bisogna andare avanti insieme".
 


 

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