Brescia: "Le antenne di Tangeri guardano il mare"
Bunkervik, "il rifugio delle idee" di via Odorici a Brescia, ospita "Le antenne di Tangeri guardano il mare", l'esposizione di Monica Carrera, a cura di Mimmo Cortese. La mostra presenta una serie di scatti fotografici modificati in forma di collage, con un accompagnamento sonoro di Emiliano Milanesi.
Spiega l'artista: "Questo lavoro nasce da una serie di scatti che ho fatto durante una breve permanenza nella città di Tangeri, sullo stretto di Gibilterra (le antiche colonne d’Ercole) a soli trenta chilometri di mare dalla Spagna. Così vicina all’Europa ma irrimediabilmente separata. La sera il vento porta le voci di Tarifa, in lontananza se ne vedono le luci, ma gli abitanti sanno benissimo di potervi accedere esclusivamente con un visto (giornaliero o più esteso, ma pur sempre a scadenza). L’Europa e la sua ricchezza balugina loro di fronte e scarica frotte di turisti per la gita giornaliera nella kasbah. La medina è stretta, arroccata e colpisce per la quantità enorme di antenne paraboliche che la avvolge, quasi un muro di orecchie che le fa da scudo. Esse sono lo strumento attraverso il quale il mondo occidentale la raggiunge".
Monica Carrera, artista bresciana - nasce a Orzinuovi (Bs) nel 1979 e si laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti NABA nel 2002 - opera una serie di "resezioni fotografiche, tagli nella materia artistica - carte fotografiche lucide, matte, bucate, traforate - e fenditure nell'immaginazione che da Tangeri porta a Tarifa", come scrive il curatore, Mimmo Cortese; "foto che talvolta sembrano appese, come panni stesi, a fianco di lenzuola candide di cui avvertiamo il profumo; talaltra diventano quinte, oppure manifesti che pubblicizzano visioni, o pareti cieche trattate a trompe l'oeil".
Nei due tunnel di bunkervik si apre un percorso nella quale si sentono le voci, i canti, forse le preghiere, nel formidabile impasto musicale e sonoro preparato da Emiliano Milanesi, che aggiunge la quarta indispensabile dimensione al percorso dell'artista. Il lavoro di Milanesi da ritmo e respiro, materializza lo spazio dei vicoli stretti, dei cortili, delle piazze di Tangeri. Si apre e si chiude col fragore del mare, dei flutti che si frangono sulle costiere frastagliate. E proprio un'onda chiude la mostra. Una cresta verdeblu ricamata di rosso, un filo che segna l'effimero e mobile crinale del maroso. Spiega infatti Milanesi: "Mi sono accostato al lavoro di Monica Carrera nel modo più fedele e discreto possibile, utilizzando una serie di registrazioni d'ambiente realizzate contestualmente a Tangeri con strumenti improvvisati. Esse sono state montate fra loro a generare un paesaggio tanto vicino nel brulicare di rumori quanto lontano nel diffondere echi di voci metalliche. Il brusio si fa onda e si confonde con il canto del muezzin. L'onda del mare trasforma lentamente la distanza in un sogno che accompagna tanto la muta distesa di parabole, quanto gli sguardi della gente che dall'Africa guarda il mare".