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Desenzano Film Festival: 300 spettatori in due giorni, tutti i film premiati

Il bilancio della terza edizione del Desenzano Film Festival

Quasi 300 spettatori in due giorni, 150 il sabato e 130 la domenica, arrivati da tutta la Lombardia e oltre (da Milano, Mantova e Verona solo per citarne alcuni): 22 i corti proiettati al Teatro Alberti di Desenzano del Garda, selezionati tra gli oltre mille film presentati (da 67 Paesi del mondo) per la terza edizione del concorso internazionale sul cinema breve. E' questo il bilancio della due giorni del Desenzano Film Festival, che ha chiuso alla grande il graditissimo ritorno in presenza, dopo l'esperimento on demand (comunque riuscito) della seconda edizione, a distanza causa pandemia.

“Tornare dal vivo ci ha ricaricati un sacco – spiega il direttore artistico Matteo Delai – e il pubblico è stato meraviglioso, molto vicino e attivo. Ringrazio anche i registi e i giurati, ci hanno trasmesso un coraggio fortissimo e tanta voglia di rimettersi in gioco. Per il prossimo anno vorremmo raggiungere anche le scuole, con proiezioni dedicate, così che i registi possano incontrare un pubblico differente, ma anche immaginare luoghi d'incontro più vasti e diversificati”.

Desenzano Film Festival 2021

Tutti i film premiati

CINEMA LOMBARDIA – “L'ultimo spegne la luce” di Tommaso Santambrogio
Di rientro da una cena tra amici, una giovane coppia rimane chiusa fuori casa, trovandosi a fare i conti con le scorie della loro convivenza.

ANIMAZIONE – “Hold me thight” di Leo Robert-Tournèur (Belgio, Francia)
Nel cuore di una foresta oscura due sagome s'incontrano, si attraggono e si respingono in un'esplosiva sfilata nuziale.

CINEMA SPERIMENTALE – “Luciano Pea: a Videoportrait” di Gabriele Marchina
Un intimo ritratto del pittore/incisore Luciano Pea. Utilizzando immagini girate nel suo atelier e la sua voce registrata durante un'intervista telefonica, il regista crea un magma astratto inserito all'interno di un racconto fantascientifico.

DOCUMENTARI - “Shadows of your childwood” di Mikhail Gorobchuk (Russia)
Una casa avvolta nel silenzio della notte. Lunghe ombre accentuate dalle scintille casuali della lampada a cherosene. Per la piccola Stesha, l'oscurità diventa un modo per entrare in un altro mondo che è allo stesso tempo spaventoso e affascinante. Frammenti di ricordi sfuggenti, voci e bagliori di luce: queste sono le sensazioni tremolanti dell'infanzia che rimangono con noi per sempre.

MIGLIOR FILM - “Sun Dog” di Dorian Jespers (Belgio)
Fedor è un giovane fabbro di Murmansk, una città ghiacciata nell'oscurità dell'Artico russo. Cliente dopo cliente, si aggira per i vicoli di cemento animato da una fantasia che lo isola dalla città e dalla sua popolazione. I suoi sogni corrodono il suo rapporto con la realtà e aprono la porta a un universo fantasmagorico; un secondo sole sta sorgendo sopra l'Artico russo.

MIGLIOR REGIA – Dorian Jespers per “Sun Dog”

PREMIO DEL PUBBLICO - “A letter to my mother” di Amin Maher (Germania, Iran)
In una coraggiosa e sentita lettera cinematografica a sua madre, il regista Amin Maher rivela il più doloroso dei segreti d'infanzia, esplorando la confusione di genere, la sessualità, il senso di colpa e la repressione in relazione alla violenza e all'identità.

MIGLIOR SCENEGGIATURA – Zou Jing per “Lili Alone” di Zou Jing (Cina)
Lili, una giovane madre, vive con il marito giocatore d'azzardo in una zona remota del Sichuan. Sola e povera, si dirige verso la città nel tentativo di guadagnare abbastanza soldi per salvare suo padre morente.

MIGLIOR FOTOGRAFIA – Torbjørn Sundal Holen per “Manila Lovers” di Johanna Pyykkö (Norvegia, Filippine)
Durante un viaggio nelle Filippine, il norvegese Lars - un uomo di mezza età - incontra una donna del luogo con cui desidera condividere la sua vita. Il rifiuto inaspettato di lei lo costringerà ad affrontare i propri pregiudizi e la spiacevole situazione.

MIGLIOR MONTAGGIO – Johanna Pyykkö, Brwa Vahabpour e Margrete Vinnem per “Manila Lovers” di Johanna Pyykkö

MIGLIORE INTERPRETAZIONE – Lia Wilfing (nei panni di Sofia) per “Favourites” di Martin Monk (Austria)
Dopo aver litigato con sua madre, la ribelle Sofia fa l'autostop verso sud alla ricerca del padre che non ha mai avuto.

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