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Sabato, 27 Aprile 2024
Eventi Moniga del Garda / Piazza San Martino

Bugo: «La musica come rimedio, anche sul lago più bello d'Italia»

Un'intervista da leggere e rileggere con Cristian Bugatti, il fantautore novarese ma milanese d'adozione che si esibisce questa sera sul palco della BeerFest di Moniga del Garda. "La musica come rimedio, per far stare meglio"

Cristian Bugatti in arte Bugo, o meglio il soprannome di una vita, “fin da quando ero piccolo”. Insomma qualcosa di importante, un po’ come il tour italiano del cantautore di Novara, ma milanese d’adozione, impegnato in terra bresciana proprio per la Festa della Birra di Moniga del Garda, un appuntamento irrinunciabile dell’estate, se non gardesana almeno quella del Garda più meridionale. “Non voglio fare il ruffiano – ci racconta Bugo – ma credo che il lago di Garda sia il più bello d’Italia. Ci sono passato in vacanza, per lavoro e per svago. Mi piace guardare le gare di kite, mi piace fare il bagno nelle acque più a Nord. Magari è un po’ fredda, ma ne vale sempre la pena”.

Una carriera da fantautore, un appellativo nato quasi per caso e che ora lo accompagna come un’ombra. E un po’ fantautore lo è, fin dagli esordi del secolo scorso, poi il grande salto e il passaggio alla Universal, nel 2002. Eccolo Bugo che si fa conoscere in tutto il Paese, con i suoi primi grandi successi, ‘Io mi rompo i coglioni’ e ‘Casalingo’. “Due canzoni che non si dimenticano, due canzoni a cui sono molto legato. Quando le suono è sempre un’emozione particolare, mi rappresentano ancora in pieno. Certo che un po’ sono cambiato, gli anni passano per tutti, ma sotto sotto mi ritengo sempre stesso, ce la metto sempre tutta”.

L’ultimo album sembra porsi come un rimedio, il titolo infatti si spiega (quasi) da solo: ‘Nuovi rimedi per la miopia’. Che poi ognuno lo legge e lo ascolta come vuole: “Io credo che fare musica sia già un rimedio, un modo per stare meglio e per far stare meglio. Mi sento aperto più che mai con questo disco, ma è una cosa che si ripete da dieci anni. In questo non voglio cambiare, anche se questo ultimo lavoro è più che contemporaneo. Parlo (e canto) di quello che ci succede, viviamo in un’epoca in cui tutti si chiedono che fine faremo, e ognuno cerca la sua soluzione”. Tematiche che si legano e non si mollano, la voglia di andare e di partire, l’amore, il futuro e il passato. Canzoni come ‘In pieno stile 2000’, ‘I miei occhi vedono’, la tenebrosa ‘Città cadavere’. Poi c’è pure ‘Comunque io voglio te’, “quella che quando la suono mi lascia un qualcosa in più, mi piace molto la sua ritmica, una ritmica diversa dal solito”.

BeerFest 2012: Bugo in concerto - © Bresciatoday.it


E pensare che la crisi lui l’aveva vista lunga, e tutti si ricordano quel ritornello, quel c’è crisi dappertutto, dappertutto c’è crisi. “Mi sembrava la naturale conclusione degli anni ’00 del nuovo millennio. Prima o poi qualcosa doveva succedere, vedi il mercato e vedi l’economia. Ma la crisi non è solo un male, può essere anche un’occasione per ripartire, per ricostruire. Bisogna tenere duro, anche se siamo tutti spaventati. Qualcosa cambierà, e cambierà in meglio”. Questo è lo stimolo giusto, per un artista che vale la pena ascoltare, anche e soprattutto quando si fa live, e quando a ospitarlo è una piazza piena. Come Piazza San Martino.

Ma Bugo piace anche al cinema, curatore della colonna sonora di ‘Missione di pace’, già disponibile in DVD, oltre che piccolo protagonista all’interno della pellicola di Francesco Lagi, assieme a ‘mostri sacri’ come Silvio Orlando e Filippo Timi, emergenti nuovi ed emergenti vecchi come Alba Rohrwacher e Francesco Brandi. “Recitare, fare l’attore.. un’esperienza che rifarei, e subito. A me piace sperimentare, provare sempre cose nuove, non solo musicalmente. Sono stati due mesi fantastici, la mia prima volta sul set, e poi il film a Venezia è piaciuto tanto, è piaciuto davvero”.

Sperimentare, perché no. Anzi, un fantautore è pur sempre un fantautore, e magari può essere pure fonte d’ispirazione. “Non credo di essere una fonte – sorride – ma sono contento di aver toccato qualche interesse, qualche coscienza. Credo solo che dopo gli anni ’90 gli anni ’00 siano stati gli anni dei cantautori, dopo di me anche Dente, Vasco Brondi, un Jovanotti tutto nuovo. Se vuoi lasciare un segno devi passare su un terreno un po’ abbandonato, un campo che magari è un po’ invecchiato. Poi, se sei bravo davvero, allora lo puoi rinfrescare”. Il tour passa da Moniga, poi continua fino al Carroponte di Sesto San Giovanni, il 9 settembre. Eppure semplicemente, ora accendiamo la musica. Eppure semplicemente? Fa niente.

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