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Economia Capriano del Colle

Vini d’Italia di Gambero Rosso: la riconferma per una piccola doc bresciana

Per il “Fausto” Capriano del Colle DOC bianco 2022 sono arrivati i "Tre Bicchieri"

Sono stati pubblicati i risultati lombardi della guida Vini d’Italia 2024 edita da Gambero Rosso. Tra i premiati si riconferma la piccola denominazione con il “Fausto” Capriano del Colle DOC bianco 2022 prodotto dalla famiglia Lazzari sulla collina del Montenetto.

La guida Vini d’Italia del Gambero Rosso è considerata da molti, addetti del settore e non, la Bibbia dei vini italiani. Questa guida ogni anno assegna ai migliori vini italiani il prestigioso e ambito riconoscimento dei Tre Bicchieri, premio che certifica l’estrema qualità del vino premiato.

Nell’ edizione 2024, in Lombardia, ai vini che hanno ricevuto i Tre Bicchieri (dodici Franciacorta, nove Oltrepò, quattro Riviera del Garda Classico, cinque Valtellinesi, un Lugana e un San Martino della Battaglia) si conferma per la seconda volta nella storia la piccola DOC Capriano del Colle con il “Fausto” Capriano del Colle DOC bianco 2022 di Lazzari. Vino dedicato a nonno Fausto, che per primo iniziò a produrlo per sé stesso più di mezzo secolo fa e che ancora oggi, alla soglia delle novantuno vendemmie, non abbandona gli spazi di cantina.

“Con mio padre Giovanni, mio zio Dario, mio fratello Giordano e il nostro Agronomo Angelo Divittini, abbiamo sempre sognato i Tre Bicchieri, forse mai credendo di poterci arrivare veramente.” commenta a caldo Davide Lazzari della omonima cantina “I Tre Bicchieri hanno una tale rilevanza nel mondo del vino che possono cambiare il destino di una denominazione piccola e ancora poco conosciuta come Capriano del Colle. Questo certifica la vocazione della terra del Montenetto nel “Fare vino”. Per questo che per noi è così importante questo momento: la riconferma che lo scorso anno non fosse stato un caso, ma che Capriano del Colle sia ormai tra i territori di riferimento per l’enologia nazionale”

“Abbiamo sempre avuto l’obiettivo di trovare, esplorare e cesellare la massima identità delle uve e dei vini del Montenetto” aggiunge Angelo Divittini, agronomo e consulente enologico della cantina, “Il segreto sta nell’avere la giusta sensibilità nell’interpretare il territorio e la materia prima: saper cosa coltivare e come trasformare le uve ci ha offerto una grandissima opportunità. Dopo anni di prove e notti insonni possiamo dire: ce l’abbiamo fatta!”.

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