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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

In arrivo un maxi condono edilizio: cosa si potrà sanare

Il piano "salva casa" annunciato dal ministro Salvini, con una serie di provvedimenti per regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali degli immobili. "Riguarderà l'80% delle case", secondo il consiglio nazionale degli ingegneri. Cosa potrebbe cambiare

È in arrivo un piano "salva casa" con un percorso più facile per sanare piccole irregolarità edilizie e per cambiare la destinazione d'uso di un immobile. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta preparando un pacchetto di norme per intervenire sulla casa, "così come chiesto e auspicato anche dalle amministrazioni territoriali, dalle associazioni e dagli enti del settore edilizio", si legge in una nota del Mit. Il condono edilizio che dovrebbe regolarizzare le difformità all'interno delle abitazioni riguarderebbe l'80% degli immobili, secondo il consiglio nazionale degli ingegneri citato dal ministro Salvini (anche se su questo dato c'è un piccolo "giallo", come vedremo più avanti).

"Non posso commentare una norma che non ho letto - ha detto a Porta a Porta la premier Giorgia Meloni -, ma si parla di sanare piccole difformità interne, come per chi ha tirato su un tramezzo... Se è questo parliamone, è ragionevole". La sensazione è che Meloni sia stata presa in contropiede dalla mossa di Salvini, forse un asso nella manica del leader leghista in crisi di consensi in vista delle elezioni europee. Ma lasciamo perdere le letture politiche e veniamo al dunque.

Prudente anche l'altro vicepremier, l'azzurro Tajani: "Non conosco la proposta di Salvini, ma devo dire che sulla rigenerazione urbana è già incardinata al Senato una proposta di Forza Italia che prevede le cose di cui ha parlato Salvini. Nessuno ha visto il testo, quindi non sono in grado di dare un giudizio ma se va nella direzione della proposta di Forza Italia si può incardinare al Senato".

Salvini: "I cittadini ci ringrazieranno"

"Ho sentito in radio che l'amico Tajani ha detto di non aver ancora letto la proposta, la porteremo al Consiglio dei ministri e vedrete che non andrà a sanare gli abusi edilizi ma ad alleggerire i Comuni e fare felici i cittadini che ci ringrazieranno", la replica di Salvini, ad Antenna 3 Lombardia. E la precisazione: "Abbiamo fatto riunioni con tecnici e 50 associazioni che si occupano di casa per mettere a punto una proposta concreta per risolvere i problemi dei proprietari di casa. Abbiamo scoperto che il 90 per cento degli italiani posseggono una casa di proprietà e l'80 per cento ha piccole difformità interne ereditate magari dai proprietari precedenti. Queste difformità bloccano i Comuni, restano ferme tante pratiche e i proprietari di casa non possono poi rivendere. Non stiamo parlando di favori per villette in aree protette, o aiuti ai furbetti. A Milano ci sono 170 mila pratiche edilizie ferme in comune, con cittadini bloccati: allora noi permettiamo di chiudere le pratiche, si paga quello che si deve pagare così anche i comuni ne traggono benefici e si torna a fare il proprietario che vende e acquista senza problemi".

Come sarà il condono edilizio di Salvini

Cosa potrebbe cambiare? Cosa sarà condonato, nel dettaglio? Sarà una mini sanatoria, un intervento per razionalizzare le norme esistenti, un maxi condono o una piccola semplificazione burocratica? Non è facile al momento fare una valutazione esaustiva delle misure, né stabilire con esattezza se e in quali casi i nuovi provvedimenti saranno onerosi per i proprietari degli immobili, basandosi solo sul comunicato del ministero di Matteo Salvini. Qualche indicazione di massima però c'è. I tecnici del ministero delle Infrastrutture lavorano su tre tipologie di difformità lievi (termine tecnico per definire l'abuso edilizio): lo stato legittimo, le tolleranze costruttive e la doppia conformità. In particolare, si precisa nella nota, le norme riguarderanno questi temi:

  • difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente;
  • difformità edilizie "interne", riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche (tramezzi, soppalchi, etc.);
  • difformità che potevano essere sanate all'epoca di realizzazione dell'intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della "doppia conformità" (alle regole attuali e a quelle dell'epoca dei lavori), che non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi interventi, risalenti nel tempo.

Si lavorerà anche per permettere i cambi di destinazione d'uso degli immobili tra categorie omogenee. Al momento le categorie sono quattro: residenziale (con la sottocategoria turistico-ricettiva), produttiva e direzionale, commerciale e agricola. Il cambio è possibile rispettando le regole per ogni tipologia. Il cambio tra categorie funzionali diverse deve rispettare non solo le prescrizioni per ogni singola tipologia, ma anche quelle del piano del territorio. Se poi l'unità coinvolta si trova in un condominio (un ufficio da trasformare in abitazione, ad esempio), l'operazione non deve violare il regolamento contrattuale. La regolarizzazione non sarà a costo zero. La stima del gettito, però, non è stata ancora oggetto di valutazioni precise.

Queste linee di indirizzo - spiega il ministero - su cui gli uffici si sono mossi a seguito anche delle proposte raccolte nelle precedenti riunioni sul tema, e che hanno portato alla bozza normativa, sono state presentate nel corso della riunione sul piano casa. La riunione si è tenuta al Mit alla presenza del vicepremier e ministro Matteo Salvini con il Dipe (dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica) e circa 50 tra istituzioni, enti, associazioni, ordini professionali e fondazioni del settore. La ratio, si spiega, è tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono, spesso, a ristrutturare o vendere la propria casa.

Secondo il ministero, dunque, la sanatoria permetterebbe a milioni di cittadini di tornare a vendere e affittare casa (e ovviamente allo Stato di incassare i proventi del condono). Allo stesso tempo si punta ad alleggerire il lavoro degli uffici tecnici comunali, spesso sommersi dalle richieste di sanatorie. Alla luce della semplificazione e dell'efficienza amministrativa, inoltre, "si è previsto anche di intervenire sulle procedure amministrative per garantire ai cittadini risposte certe in tempi certi".

Sul reale impatto del piano "salva casa", però, c'è un piccolo giallo tra i professionisti, segnala La Stampa. Se la platea degli immobili interessata dal condono edilizio riguardasse davvero l'80% del patrimonio immobiliare italiano, come sostiene Matteo Salvini nella nota del Mit, allora le case, i garage, le cantine, i negozi da regolarizzare sarebbero 46 milioni. Invece quell'80% che il ministero attribuisce a uno studio del consiglio nazionale degli ingegneri riguarda un altro dato, ovvero le abitazioni coinvolte nel superbonus che "avevano delle piccole difformità che rendevano difficile l'iter iniziale per l'incentivo". A spiegarlo è Irene Sassetti, componente del consiglio nazionale degli ingegneri.

I tre grandi condoni edilizi in Italia finora

Sta di fatto che i grandi condoni edilizi in Italia finora sono stati tre. Uno nel 1985 col governo Craxi, altri due coi governi Berlusconi, nel 1994 e nel 2003. In tutti i casi a beneficiarne sono stati soprattutto i diretti interessati, con le "briciole" nelle casse pubbliche. Nel condono introdotto dal governo Craxi I, secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre, fu incassato solo il 58% del gettito previsto (3,1 miliardi), con quello approvato dal governo Berlusconi I il 71% (5,2 miliardi) e con quello del governo Berlusconi II solo il 34,5%, ovvero poco più di 7 miliardi di euro. Non proprio un affare sensazionale per lo Stato, tranne per chi gli abusi li ha fatti.

Fonte: Today.it

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