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Cronaca Mazzano

Da modello a rapinatore violento: «L’ho fatto perché avevo dei debiti da saldare»

Solo due mesi fa ha sfilato in passerella a Milano

Dalle passerelle milanesi per Dsquared2, sotto i flash dei fotografi delle riviste patinate, alle foto segnaletiche in caserma, il tutto per pagare i debiti contratti. La parabola di Sylla Alioune, 22enne di origini senegalesi, residente a Mazzano, a capo di una banda che avrebbe messo a segno due rapine, si è fermata in una cella del carcere di Brescia. 

Assieme a due complici, il 27enne Rachidi Ayoub nato a Brescia ma di origini marocchine, e il 26enne albanese Hygert Dadushi, il 22enne senegalese Sylla Alioune avrebbe messo a segno due rapine, la prima in periferia (il colpo al compro oro “Oro in Euro” di Via Orzinuovi) e la seconda in pieno centro a Brescia (la rapina del 23 febbraio scorso alla gioielleria “I gioielli di Rossana”, sotto i portici di Via X Giornate). Non è da escludere la collaborazione di una quarta persona, una donna, indagata - per concorso in rapina - perché secondo le prime ricostruzioni si sarebbe finta cliente, entrando in negozio e aprendo così la strada ai rapinatori, al momento della sua uscita. Oltre ai tre presunti rapinatori, e alla possibile complice, ci sono altri sei indagati per ricettazione.

I tre membri del sodalizio criminale avevano un alto tenore di vita, avevano auto di lusso e frequentavano ristoranti costosi. Proprio il tenore di vita del loro capo potrebbe essere la motivazione delle rapine: Sylla Alioune durante l’interrogatorio di convalida del fermo avrebbe ammesso al gip Giulia Costantino di averle compiute perché aveva contratto dei debiti da saldare. 

Diversa la posizione degli altri due indagati. Rachidi Ayoub, considerato il palo della banda, ha negato ogni accusa, spiegando di trovarsi per caso nelle vicinanze del compro oro e di aver fatto un giro in centro con Sylla ma al mattino nel giorno della rapina alla gioielleria. Hygert Dadushi invece, incensurato, avrebbe rilasciato dichiarazioni spontanee sulla sua posizione. Se i primi due sono in carcere a Canton Mombello, il terzo è ai domiciliari, con il braccialetto elettronico per impedire che si dia alla fuga. 

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