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Cronaca Montichiari

Ragazzino trovato morto nella sua cameretta: paese sotto shock

La tragedia nei giorni scorsi.

Una tragedia immensa, che ha tolto il respiro a una comunità intera, si è consumata nei giorni scorsi a Montichiari. Un ragazzino di 16 anni è stato trovato morto nella sua cameretta. Inutili purtroppo i soccorsi: quando i sanitari del 118 sono arrivai sul posto - allertati dai familiari - per l’adolescente non c’era più nulla da fare.

Sulle cause del decesso gli inquirenti non nutrono alcun dubbio: il 16enne si è tolto la vita. Le indagini sull'accaduto sono partite immediatamente, e subito si sono concluse: non vi sono responsabilità di terzi, né tantomeno precedenti episodi che possano aver istigato l’adolescente a mettere fine alla sua breve esistenza. Un gesto estremo che, per ora, resta senza spiegazioni e spinge tutta la comunità ad interrogarsi, nel profondo. Per chi indaga il caso è chiuso, ma restano il dolore indicibile dei genitori, lo sgomento degli insegnati, degli amici e dei compagni di scuola. Di un paese intero.

L'ultimo saluto

Un fiume inarrestabile di lacrime e dolore ha invaso - giovedì mattina - il duomo di Montichiari, dove si è celebrato l’ultimo saluto, che il parroco, Cesare Cancarini, ha cercato di lenire nella toccante e profonda omelia funebre.

"Non è facile esprimere, anche da parte mia, quello che il nostro cuore sente e vive. Acutissime le domande che sconvolgono il cuore e la storia di ciascuno, specie dei suoi compagni di scuola qui presenti. Eppure, proprio in questi eventi è intensa la lezione di vita che il Signore Dio ci manda - ha detto -. Ci parla, sempre, ma soprattutto ora. Con amore e tenerezza per lenire il nostro dolore. Ma anche ora, va detto subito, per sfatare paure, le braccia misericordiose del Padre sono aperte. Per accogliere il giovane, anche nel suo gesto sofferto. Anzi, mai come ora le sue braccia, quelle braccia di Misericordia si aprono."

"Non serve arrovellarsi in ricerche di colpe"

"Togliamoci quel senso di colpa che ci distrugge i cuori - ha proseguito -. Non serve arrovellarsi in ricerche di colpe. Non serve accusare, né se stessi né gli altri."

Infine monsignor Cancarini ha rivolto un prezioso monito ai tanti ragazzi che erano assiepati tra i banchi del duomo: "preparatevi alle amarezze della vita; ai no, alle difficoltà, ai dispiaceri. Alzate lo sguardo, agli ideali più belli, oltre ai telefonini, che ci imprigionano. Parlate, parlate di voi, di quello che abita il vostro cuore; parlare vuol dire consegnarsi. Consegnarsi vuol dire farsi volere bene così come si è, almeno da qualcuno. Questo è il vero modo per crescere: farsi vedere almeno da qualcuno come si è veramente. Ricordate che voi non siete i vostri sbagli; siete molto di più: siete le vostre cose belle, le vostre preziosità, ciò che rende unica la vostra vita: questo pensiero vi stia fisso nella mente e vi faccia rifiorire ogni giorno".

Poi il parroco si è rivolto ai docenti: "accompagniamo i nostri ragazzi. Non per sostituirsi a loro. Non per compiangerli come 'poverini'. Ma per renderli forti, capaci di camminare con le loro gambe".

"Costruiamo con i giovani luoghi di speranza"

Infine, un monito alla città intera: "Tutti oggi, piangiamo questo figlio. Ed una città che perde i suoi ragazzi rischia di diventare uno stagno, dove le cose non si muovono più verso la vita nella loro fioritura. Costruiamo con i giovani luoghi di speranza, ravviviamo gli oratori, spazi di ascolto. Creiamo luoghi di vita e non di disperazione, dove si consuma la vita ma non la si gusta".
 

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