Leggenda della boxe italiana (e non solo): è morto "il martello di Manerbio"
Fu campione italiano e (quasi) europeo
Lo chiamavano "il martello di Manerbio", e mica per ridere: i suoi pugni hanno steso decine di avversari (di cui 11 per ko). Leggenda della boxe nostrana e non solo, Pietro Tomasoni si è spento a 86 anni dopo una lunga malattia: originario appunto di Manerbio, da tempo abitava a Molinetto di Mazzano. E' stato campione italiano dei pesi massimi nel 1965, battendo l'altro bresciano Sante Amonti, conosciuto come "la quercia di Gussago": manterrà il titolo fino al 1969, quando fu sconfitto (due volte) dal pugile bolognese Dante Canè. Nel mezzo anche due titoli europei sfiorati tra il 1965 e il 1969, sconfitto dal tedesco Karl Mildenberger e dal britannico Henry Cooper (che per la cronaca sfidò due volte Muhammad Ali).
Giovedì mattina il funerale
Pietro Tomasoni si diede al pugilato nel 1958, aveva 22 anni: all'epoca faceva il tramviere per l'Atm di Milano. Sfiorò il titolo italiano anche nei dilettanti, pesi medi, indossando anche la maglia della Nazionale prima di passare al professionismo (prima nei pesi mediomassimi e poi nei massimi). Ha concluso la sua carriera dopo aver disputato 47 incontri: 33 vittorie di cui 11 per ko, 5 pareggi e 9 sconfitte.
La salma riposa alla casa funeraria La Cattolica di Rezzato: il funerale sarà celebrato giovedì mattina (alle 10) nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio a Molinetto di Mazzano. Lascia nel dolore la moglie Bruna e i figli Tiziano, Piergiorgio, Marco e Viviana. La famiglia ringrazia i dottori e gli infermieri della Fondazione Falck di Vobarno "per l'assistenza prestata".