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Il pubblico insulta l'arbitro, lui ritira la squadra: adesso l'invito a Palazzo Chigi

La lezione impartita dal giovane coach di una squadra Under 13 di basket ai genitori ultrà che avrebbero pesantemente insultato un arbitro di 13 anni. Un gesto che gli è valso un invito a palazzo Chigi

Un post di denuncia su Facebook, il polverone mediatico, l'inchiesta federale e l'invito a palazzo Chigi. Quanto accaduto domenica mattina nella palestra delle scuole medie di Carpenedolo è una storia che ha ormai fatto il giro dell'Italia intera, suscitando non poche polemiche per quando successo sugli spalti, ma anche applausi e centinaia attestati di approvazione per il comportamento del protagonista positivo della vicenda: il coach della formazione under 13 dell'Amico Basket Carpenedolo.

Sotto i riflettori e presto a palazzo Chigi, dove è stato invitato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, c'è l'allenatore e studente poco più che ventenne Marco Giazzi.  Con la scelta di ritirare la sua squadra, che era in vantaggio di 10 lunghezze e stava vincendo la partita contro i mantovani della Negrini Pallacanestro Quintello, per mettere fine alla pioggia di insulti che dalle tribune pioveva verso un arbitro di soli 13 anni, si è guadagnato la stima di Giorgetti.

La vicenda

L'intera vicenda era stata denunciata con un lungo post su Facebook proprio dal giovane coach della squadra Bresciana, finendo poi al centro delle cronache sportive nazionali.

Ore 11:00, gara under 13 come ce ne sono tante, in casa, con il mini arbitro classe 2005 che calca i parquet per le prime volte, a due mesi dal corso - inizia così lo sfogo su Facebook dell'allenatore -. Salto a due e subito dagli spalti 'fischi solo a loro, e ma guarda, è passi, è fallo, non ci vedi?', con intensità sempre maggiore. Finisce il primo quarto, siamo sopra!".

Gli insulti all'arbitro tredicenne

"Inizia il secondo, la musica non cambia, sempre la stessa 'è un massacro, e i falli, e le mani addosso, non ci vedi, quello è antisportivo, e questo non lo vedi?'. I ragazzi si innervosiscono, aumentano le scorrettezze in modo proporzionale alle proteste del pubblico- si legge ancora nel post condiviso da Giazzi -. Siamo ancora sopra, +10, una gioia immensa visto che veniamo da 6 sconfitte consecutive, ma poco importa! Si riparte con la terza frazione, fallo tecnico a un giocatore, che ha perso le staffe. La platea impazzisce, 'tu sei un criminale, gli hai fatto male apposta', vergognati, vai a rifare il corso, quanto ti pagano?', di più, di più e ancora di più".

Dopo un brutto fallo commesso da un giocatore della squadra allenata da Giazzi, e non fischiato dall'arbitro, il coach chiama un time out e decide di provare a risolvere la questione: "Mi avvicino ai genitori sugli spalti e dico: 'vi state rendendo conto di cosa sta succedendo? Noi qui in campo stiamo giocando a basket tutti insieme, ci lasciate fare ciò che ci piace in pace? E poi, potete smettere di protestare e insultarci?' - si legge nel post - La risposta non è tardata. 'Vergognati non devi dire a noi quello che dobbiamo fare, e poi la tua squadra non gioca a basket, chiamalo rugby o pugilato, ma il basket è un'altra cosa'".

La decisione di ritirare la squadra

A quel punto la scelta che nessuno si aspettava: il coach va dall'arbitro per sospendere la partita chiedendo pure l'omologazione della sconfitta a tavolino, per 0-20, nonostante la sua squadra stesse vincendo. Una decisione che poi comunica e spiega ai suoi ragazzi: :"È stata una mia scelta il non voler giocare in questa situazione, e sinceramente né a me né ai miei ragazzi importa vincere, ma fare ciò che ci piace nel clima più sereno possibile. Non hanno perso i ragazzi in campo, ma il basket, lo sport" è l'amara conclusione e lezione  impartita ai genitori ultrà dell'allenatore.

Un comportamento piaciuto e approvato da molti, ma c'è anche chi non ha digerito il lungo sfogo del coach su Facebook. La palla passa ora alla procura federale che, per far luce su quanto realmente accaduto sul parquet delle scuole medie di Carpenedolo, ha aperto un'inchiesta.

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