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Da Orzinuovi parte la Junior Tim Cup, finale all'Olimpico

Dall'oratorio del paese, presente il coach della nazionale Cesare Prandelli, è iniziata la sfida che coinvolgerà gli 800 centri parrocchiali delle 15 città di serie A: "Il codice etico in nazionale? Don Vanni anticipò tutto", ha raccontato il ct bresciano

Con Cesare Prandelli che gioca insieme a una trentina di ragazzini sul cemento della parrocchia dove è cresciuto, parte la seconda edizione della Junior Tim Cup, il torneo di calcio a 7 Under 14 che coinvolgerà circa 800 oratori delle 15 città di serie A e si concluderà allo stadio Olimpico prima della finale di coppa Italia, come l'anno scorso quando vinse il San Borromeo di Cagliari.

Fra buche e alberi che crescono in mezzo a campi irregolari, l'oratorio è da sempre un laboratorio di tecnica calcistica ma anche palestra di vita preziosa per il ct che ha imposto il codice etico a Coverciano.

"Cercando di risolvere qualche problema ho fatto riferimento a quello che mi è capitato", ha raccontato Prandelli accolto da applausi e strette di mano nell'oratorio di Orzinuovi, a due passi dalla casa dove è cresciuto e dove è ancora per tutti solo Cesare o 'il mago di Orz'.

Un mondo dove non mancavano bulli e ragazzi che offrivano da fumare 'afghano', ma dove "un responsabile attento osservava e preveniva. E chi faceva il bullo con don Vanni - ha ricordato - era finito, il prete gli prendeva la palla e lo cacciava dall'oratorio. Una figura mitica, dava cartellini gialli e rossi e faceva entrare in oratorio solo chi si comportava bene".

"Il don anticipò tutto", ha raccontato Prandelli, e come De Rossi e Osvaldo, anche lui allora incassò "un cartellino giallo clamoroso: ero lupetto e chierichetto ma quando c'era la parità del sabato la priorità era il calcio - ha spiegato -. Don Vanni mi disse: 'Decidi. Non puoi far tutto. Sei ammonito, stai fuori una settimana'. Alla fine decidemmo che quando c'era la partita del sabato avrei giocato, altrimenti sarei andato agli scout".

Allora aveva più o meno l'età dei trenta ragazzini con cui in tuta ha giocato per un quarto d'ora sul campo di cemento, viscido per la pioggia sotto lo sguardo di Emiliano Mondonico, arbitro per un pomeriggio, come accadrà con altri allenatori e giocatori in tutte le sedi della Junior Tim Cup.

In campo dominava l'accento bresciano, ma sono lontane le origini di molti in questo oratorio multietnico, attraversato dal desiderio di tanti genitori dello ius soli, almeno a livello sportivo. "La Figc ci sta pensando e anche il Coni - ha notato Prandelli -. Malagò ha detto che è uno degli obiettivi. Se il Coni ci dà l'indirizzo siamo felici di percorrere questa strada, perché siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi".

Il ct è convinto che sia fondamentale puntare sui più piccoli, anche per riempire i buchi nelle curve svuotate dai razzisti. "Finalmente ci è arrivato anche Blatter - ha sorriso -. Abbiamo provato a proporre questa iniziativa anni fa ma ci sono stati ostacoli burocratici, questa volta sono tutti d'accordo".

Manca invece l'intesa con i club per i tanto desiderati stage in vista del Mondiale. E il ct lo ricorda rispondendo con una battuta a chi gli domanda se gli azzurri debbano dedicarsi di più alle attività oratoriali. "Molti lo fanno, senza pubblicità. Faccio una battuta - ha sorriso -. Se avessero un po' di tempo libero in più gli farei qualche stage più che il servizio civile in oratorio". D'altronde è sempre il ct della Nazionale, che da bambino sognava "di avere sempre la passione per il calcio" e ora qualcosa di meraviglioso da alzare".

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