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Roberto Baggio in nerazzurro. Bresciani divisi: «Traditore o idolo?»

Una foto del Divin Codino in compagnia della maglia dell'Atalanta scatena le ire di tifosi e calciofili bresciani, dal web alle strade. Ma in molti si dividono, c'è chi non ci fa caso e chi invece non riesce a perdonarlo

Ci vuole tanto per farsi amare, pochissimo per farsi odiare. Roberto Baggio è un icona del calcio moderno, non solo italiano, tra Palloni d’Oro vinti e un Mondiale sfiorato (USA 94), tanti scudetti con due maglie che più diverse non si può, Juventus e Milan, una carriera da girovago che lo ha visto indossare perfino la casacca dell’Inter. E in ultimo quella del Brescia, con cui ha chiuso un ventennio calcistico di cui molti hanno ancora nostalgia. Lo scorso dicembre Roby Baggio si è presentato a Zingonia, sede d’allenamento atalantino, in veste più che ufficiale, accompagnando diversi tecnici emergenti per un vero e proprio stage direttamente dalla scuola di Coverciano, aspiranti allenatori tra cui i ‘bresciani’ Piovani, Nicola e Remondina, l’ex Palermo Denis Mangia, vecchie glorie degli anni ’90 come Bertotto e Zauli.

“Non posso dimenticare l’Atalanta – ha dichiarato in quei giorni il Divin Codino – soprattutto per via degli accesissimi derby con il Brescia, quando indossavo la maglia biancoblu. Alla società e ai giocatori auguro ogni bene, in Serie A stanno facendo un figurone”. Una visita ufficiale perché ufficiale è il suo ruolo, dirigente della Federcalcio e responsabile delle Nazionali giovanili. Peccato per quello scatto di cui parlano tutti, quello che ha scatenato le ire dei tifosi e non solo, con la pronta replica di chi Baggio lo rispetterà sempre e comunque.

“In fondo è sempre stato un mercenario – si legge su Facebook – ha giocato con la Juve, poi con il Milan e poi con l’Inter”. I più sfegatati tifosi bresciani non risparmiano le polemiche, e in molti sembrano gridare al tradimento: “Roby, perché?”. La foto è chiara, Baggio sorride accanto a un (presunto) dirigente della Bergamasca, e in mano ha la maglia nerazzurra della stagione in corso, con il suo nome e il suo numero a grandi caratteri: ROBERTO.

“A tutti quelli che si indignano per un innocuo gesto di cortesia – scrive invece un altro tifoso -  ricordo che Roby Baggio oltre che un campione è un signore dotato di intelligenza ed educazione, e ha fatto bene a non rifiutare una foto a chi lo ospitava”. Il web si è scatenato, la stampa pure, e la domanda che ancora ricorre richiama al tradimento, o all’idolatria. “Il calcio moderno è questo – uno dei tanti sospiri dei rassegnati della rete – Bisogna essere attaccati alla propria squadra, non ai giocatori!”.

E in via ufficiale c’è chi sottolinea che Baggio in realtà è stato “la bandiera di tutti e la bandiera di nessuno”. Gli ultras si dividono, divisi in curva e divisi fuori. “Siamo dispiaciuti – fanno sapere i Brescia 1911 – L’avevamo invitato alla nostra Festa del Centenario e non venne per un impegno personale. Rammaricati, avevamo accettato la sua scelta. Ma ora questa foto riapre una ferita, credo che gli scriveremo una lettera”. La Curva Nord Brescia invece sceglie di stringersi intorno ad uno dei calciatori più rappresentativi della storia del Brescia e del calcio italiano: “Tanto non l’ha indossata, anzi. L’ha buttata nel cestino appena salito in macchina”.

Come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza. Può essere solo una leggerezza, certo da tifosi un po’ dispiace ma la cosa finisce qui. In fondo in biancoblu Baggio ha giocato quasi 100 partite, e ha segnato quasi 50 gol. Alcuni di questi memorabili, come quello alla Juventus. Protagonista assoluto di alcune fantastiche stagioni, forse irripetibili. E in quel Brescia-Atalanta 3-3 ha festeggiato come un vero bresciano. Certo, non come Mazzone..

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