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Straordinario ritrovamento: il topo più antico d’Europa viveva sul Garda

Trovati i resti di un topo domestico che risalirebbe ad almeno 6mila anni fa

Solo pochi anni fa vennero trovate le tracce di un cane del Neolitico, forse tra i primi ad essere addomesticati: e poi reperti, utensili, fossili, perfino ossa umane. Ora gli scavi al sito archeologico di Tosina di Monzambano, nel Mantovano ai confini con Pozzolengo, hanno fatto riemergere dal passato un’altra straordinaria scoperta: i resti di un topo “domestico” che risalirebbero ad almeno 6mila anni fa.

Parliamo del cosiddetto “topolino comune”, il celebre roditore della famiglia dei Muridi che tutti abbiamo visto, almeno una volta, nella vita. Ecco, fino ad oggi si pensava che il suo arrivo in Europa non fosse antecedente a 2/3mila anni fa. E invece il topino di Monzambano, che quindi s’ipotizza fosse diffuso anche nei territori vicini, Garda compreso, risalirebbe appunto a circa 6mila anni fa. Sarebbe dunque il topo più antico d’Italia e d’Europa.

Il sito archeologico di Tosina

Ubicato nelle colline moreniche a sud del lago di Garda, si legge su tosina.it, il sito archeologico di Tosina si sviluppa sui versanti di un basso rilievo collinare prospiciente aree un tempo paludose, oggi bonificate, che costituiscono una sorta di “difesa naturale” intorno all’insediamento. La collina, ad una visione generale, appare suddivisa in due zone concentriche: una terrazza superiore, probabilmente decapata per le attività agricole e coltivata a vigneto, e una parte inferiore, uniformemente inclinata verso l'esterno, coltivata a mais. È in questa fascia esterna che si sono concentrate le ricerche.

La partizione catastale odierna, che definisce un'areale circolare, del tutto anomalo rispetto alla partizione ortogonale del territorio circostante, ancora conserva in modo straordinario 'assetto insediativo preistorico del V-IV millennio a.C. perpetuandone visivamente la millenaria presenza nel paesaggio storico attuale.

Questa situazione topografica, oltre ad essere documento singolare - sopravvissuto - di un palinsesto millenario, rappresenta anche esempio significativo delle modalità insediative di età neolitica in un'area geografica che era finora nota, pressoché esclusivamente, per gli insediamenti palafitticoli dell'età del Bronzo, collocati sulle rive dei laghetti e nelle bassure. La fondazione dell'abitato in età neolitica avviene in un'area precedentemente non insediata.

La storia del sito archeologico

Il sito fu individuato nel 2003 per la presenza di reperti litici e ceramici, portati in superficie dalle arature. Tutta la zona era già nota alle persone del luogo come i “campi delle freccette”, questo a causa dei numerosi rinvenimenti di manufatti litici in occasione delle attività agricole. Gli scavi sono poi proseguiti anno dopo anno, con varie campagne di ricerca coordinate dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia. Dal 2017 lo scavo è in concessione al Museo e Istituto fiorentino di Preistoria, in collaborazione con il Museo archeologico dell’Alto Mantovano di Cavriana e con il supporto dell’associazione culturale Amici di Castellaro.

Reperti e ritrovamenti

Come detto, nel sito di Tosina è stato trovato di tutto: decine di migliaia di pezzi, tracce e reperti sia antropici, come ceramiche, industrie litiche e manufatti anche in legno, sia resti di fauna domestica come bovini, suini, caprovini che selvatica (cervidi, volpi, lupi) oltre al memorabile ritrovamento del cane del Neolitico (che è il periodo storico di riferimento per quel che riguarda l’insediamento di Monzambano) e ora anche i resti di un topo millenario. Che fantastica storia, la (prei)storia.

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