Primo Maggio a Brescia: migliaia di lavoratori in piazza contro la guerra
A migliaia in piazza per il Primo Maggio: “Al lavoro, per la pace”
Un miliardo di euro di aiuti umanitari all'Ucraina in guerra, 35 miliardi spesi nello stesso periodo per acquistare gas e petrolio dalla Russia: dal palco di Lotta Comunista si denuncia la contraddizione forse più clamorosa del conflitto europeo, definito come “una guerra di spartizione imperialista, per ridefinire le rispettive sfere di influenza, e a cui ci siamo opposti fin da subito organizzando manifestazioni e cortei ovunque, in tutta Italia (anche a Brescia, ndr) e a Parigi, Londra, Valencia, Madrid e Atene”. Si torna in piazza per il Primo Maggio, tre anni dopo l'ultima volta: erano più di 2mila le persone che domenica hanno sfilato per le vie della città, partendo come da tradizione in Piazza Garibaldi per poi raggiungere le tre piazze dei vari spezzoni del corteo che ha attraversato tutto il centro storico. Legato da un indissolubile fil rouge: i lavoratori uniti contro la guerra, per la pace.
Il comizio dei sindacati in Piazza Loggia
In Piazza Loggia c'erano i sindacati confederali: Cgil, Cisl e Uil. Conclusioni affidate a Rocco Palombella, segretario generale dei metalmeccanici della Uil: “Pace, lavoro e sicurezza, mai così attuali. Dopo tre anni di restrizioni a causa della pandemia siamo tornati in piazza in questa giornata memorabile. Non solo per ricordare le conquiste del movimento sindacale ma anche per ribadire al Governo che senza lavoro non si esce dalla crisi. Ed è inaccettabile che ancora una volta, la crisi, la debbano pagare i lavoratori e i pensionati”.
Prima di lui l'intervento di Alexandra Balafuta della Fp Cgil, infermiera al Civile: “E' un grande onore essere qui, in un giorno e in una piazza così importante per dare voce ai lavoratori della sanità. Siamo stati considerati eroi nel momento della pandemia, poi su di noi è caduto il silenzio. Ci avevano promesso importanti investimenti, e invece ora per gli operatori sanitari, ma per tutti i lavoratori, è doloroso sentir parlare di aumento delle spese militari e non di aumento delle risorse per la salute, così come per l'istruzione, le pensioni, l'ambiente”.
Lotta Comunista in Piazza Mercato
Sul fronte del riarmo (mondiale) il duro affondo di Lotta Comunista, in Piazza Mercato. “La guerra in Ucraina è solo la prima di una serie, dobbiamo preparaci ad affrontare altre tragedie nei prossimi mesi e nei prossimi anni – ha detto Giovanni Bonassi – Tutti dicono che i colossali aumenti di spesa militare, per la prima volta più di 2mila miliardi di dollari nel mondo, serviranno solo a scongiurare le prossime guerre, ma sono loro i primi a non crederci, e noi ancora meno di loro. Non poteva mancare l'Italia: in parlamento tutti assieme hanno votato vergognosamente per il riarmo, dall'estrema sinistra fino alla destra più razzista, un riarmo che come dice Draghi comporterà in maniera inevitabile sacrifici per i lavoratori e i pensionati. I soldi che si spendono in armi non si spenderanno in sanità, pensioni e assistenza sociale. Nel mondo ci sono 60 guerre in corso, e vale ancora quanto scriveva Bertolt Brecht: in guerra ci sono vincitori e vinti, e tra i vinti la povera gente faceva la fame, tra i vincitori faceva la fame la povera gente”.
Nello spirito della storica giornata del Primo Maggio, la festa dei lavoratori di tutto il mondo, ci sono anche i giovani di Lotta Comunista: “Contro la guerra, lavoratori di tutti i Paesi unitevi”, è stato detto dal palco da studenti e lavoratori italiani, albanesi, dalla Bolivia, dal Marocco, e ancora Filippine, Nigeria, Camerun, Etiopia. “Non i riformisti, non i pacifisti e non le chiese, ma solo l'internazionalismo di Lenin è riuscito a porre fine alla guerra: è stato il primo atto della Rivoluzione d'ottobre, il decreto di pace dell'8 novembre del 1917 che poneva fine a 3 anni di guerra tra Russia e Germania”.
Lo spezzone antagonista in Largo Formentone
In Largo Formentone si è concluso il corteo antagonista, organizzato dai sindacati di base (Cobas e Cub), Magazzino 47, Diritti per tutti, con varie adesioni tra cui i Fridays for Future. “Con la guerra voluta da Putin, poi cavalcata da Biden e dall'Unione Europea – è stato detto – veniamo chiamati da ogni parte al nazionalismo e alla contrapposizione frontale al nemico. Anche stavolta chi governa, in Russia ma anche in Italia e in occidente, risulta essere parte del problema, non la soluzione. La ricchezza che produciamo non può essere bruciata nelle spese militari, che invece i Paesi Nato, Italia compresa, hanno appena deciso di incrementare fino al 2% del Pil. Solidarietà ai civili che resistono all'oppressione nell'Ucraina inva, in Russia e in tutto il mondo”.
“Al lavoro, per la pace” era il tema anche della manifestazione nazionale del Primo Maggio organizzata ad Assisi dai sindacati confederali. “Non si può continuare a investire in armi – ha detto sul palco Maurizio Landini, segretario generale della Cgil – bisogna puntare sul lavoro e sulla giustizia sociale. Solo così si possono superare precarietà e disuguaglianze crescenti”. Segnaliamo infine la posizione di Stefano Bonazzi, segretario cittadino Fiom dal corteo di Genova: “Pensiamo che forza avrebbero i lavoratori se fossero in grado di scioperare in Ucraina, in Russia, in Europa o in altri Paesi, contro questa guerra: la bloccheremmo immediatamente”.