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La leggenda del piccolo lago bresciano

Il lago Moro è un piccolo lago alpino, attualmente diviso tra i Comuni di Darfo Boario Terme e Angolo Terme (ma fino al 1959 rientrava nei confini territoriali di Angolo): in mezzo a boschi e monti, e a quasi 400 metri d'altitudine, lo specchio d'acqua ha una superficie di 0,174 km quadrati e una profondità massima di circa 42 metri. Come riporta Valledeisegni.it, portale turistico-culturale della Valcamonica, secondo alcuni l'origine della denominazione "Moro" è da ricercare nel colore scuro delle acque.

Il lago Moro

Altri invece sostengono che derivi dal termine celtico "moir", che significa "lagozza" o "lago basso". Data la collocazione in una conca con vette di varia altitudine che lo circondano per tutto il suo perimetro, le sue acque sono sempre fredde e durante gli inverni rigidi non è impossibile trovarlo interamente ghiacciato. Nota curiosa: non ha né emissari né immissari, ma solo alcuni piccoli ruscelli che vi sfociano all'interno. Il lago è infatti alimentato principalmente da sorgenti sublacustri di profondità. Per gli appassionati, anche il lago Moro è inserito nel percorso di realtà aumentata Walking with Cultural Heritage (da scoprire con la app Be AR).

Tante le leggende che si accompagnano al piccolo lago Moro. Ma ce n'è una in particolare che accende la curiosità dei più. Come raccontato da Giorgio Gaioni nel suo "Leggende di Val Camonica e Val di Scalve", un'antica leggenda narra che un tempo il lago Moro non esistesse, e al suo posto ci fosse una conca di prato verde con due case, entrambe abitate da una mamma e dal suo bambino (con una differenza sostanziale: una molto ricca, l'altra estremamente povera). 

La leggenda

In un giorno di primavera apparve un viandante, stanco e affamato: bussò per primo alla casa ricca ma venne cacciato malamente. Il pellegrino andò a bussare alla casa di fianco: la donna, quella povera, nel vederlo sofferente e malconcio aprì la sua porta e condivise con lui il poco che aveva. Al termine dell'umile desco, il misterioso ospite si lasciò andare a una incredibile rivelazione: "Prendi il tuo bambino e scappa - disse alla donna - perché su questo posto è caduta una maledizione divina".

La giovane mamma lo ascoltò e si allontanò prontamente: già mentre si stava allontanando, i ruscelli cominciarono a gonfiarsi, e dal cielo caddero fiumi di pioggia. Tempo pochi attimi e la conca venne interamente allagata, ora ricoperta da un laghetto "cupo e profondo", sul cui pelo galleggiava una culla vuota. "Quando la luna è piena - si legge ancora su Valledeisegni.it - e arriva ad illuminare anche il fondo del lago, la leggenda narra che sia possibile scorgere tra i flutti una culla vuota. E se si tende l'orecchio, non è difficile sentire il pianto sommesso di un bambino".

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